VIOLENZA

Stupro di Caivano, le due cugine abusate allontanate dalle famiglie: fermato un maggiorenne. Il pm: «Grave incuria dei genitori»

La violenza risale ai primi giorni di luglio

Venerdì 25 Agosto 2023

Preside Caivano: «Felice per il coraggio della denuncia»

«Quando stamattina ho letto il giornale ho avuto un momento di smarrimento, ma poi ho pensato che in fondo era una giorno felice». Un giorno felice quello in cui tutta Italia è venuta a sapere, rimanendo scioccata, dello stupro di Caivano? «Si, perchè se questa vicenda è venuta alla luce e perché c'è stato qualcuno che finalmente ha avuto voglia di denunciare.

Per questo, nonostante tutto, sono felice». Eugenia Carfora da circa 16 anni è dirigente scolastica al parco Verde di Caivano, dapprima all'istituto comprensivo e poi all'istituto superiore «Morano». È una preside-coraggio, che non ha paura di mettersi contro la camorra per combattere la dispersione scolastica.

E se i suoi ragazzi non vanno a scuola li va a prendere a casa, uno per uno. Di tutta la vicenda dello stupro Carfora enfatizza il coraggio delle due ragazze, «che hanno parlato, che hanno chiesto aiuto». Ed ora il suo «principale desiderio è che tra qualche anno non si parli più del Parco Verde, che la gente meravigliosa che vive qui si tolga di dosso questa sorta di macchia».

La preside, nominata nel 2020 miglior dirigente scolastica d'Italia, non chiede progetti speciali per il Parco Verde «perchè si viene qui, si annunciano e poi tutto finisce», ma «un grande impegno quotidiano per valorizzare giorno per giorno il bello, l'ingegno di questi ragazzi, delle loro famiglie». Dalla sua scuola negli ultimi anni decine di giovani sono stati avviati al lavoro ed ora hanno anche mansioni di responsabilità in importani realtà produttive. E poi sono stati realizzati, nei giardini della scuola, sia l'orto che la serra, che curano con dedizione gli stessi ragazzi. «Noi qui abbiamo bisogno del dialogo. Quando accadono fatti gravi si chiede un poliziotto per ogni residente, ma io dico che serve un punto di ascolto per ogni palazzo, per sentire le storie di quelle mamme che, nonostante tutto, mandano i loro figli a scuola, li fanno studiare. E per questo motivo le vorrei abbracciare una ad una per dare loro il mio sostegno». «Molto è stato fatto. Prima alcuni si vedevano in perenne contrapposizione con le forze dell'ordine - aggiunge - oggi tanti ragazzi si salutano con gli agenti e c'è qualcuno che mi ha confidato di sognare di voler fare il carabiniere». «Andare via dal parco Verde? E perchè - dice la preside -, noi non molliamo. Io vorrei morire qui. E la terra che amo e mi continuerò a battere fino a quando ne avrò le forze»

Legale di una delle due cuginette violentate: «Istituzioni complici del degrado»

«Non si può più rimanere fermi, voltarsi dall'altra parte, di fronte a queste atrocità. È necessario intervenire subito per salvare la vita di tanti bambini che non solo qui, ma in tutte le periferie d'Italia sono abbandonati a se stessi, dove lo Stato è assente e le Istituzioni sono complici del degrado, dell'assenza di cultura, di socialità, di servizi e i più piccoli, indifesi, vengono violentati, usati, spesso anche uccisi senza che nessuno intervenga e li tuteli». Lo dice all'Adnkronos l'avvocato Angelo Pisani, legale della famiglia di una delle due bimbe (13 anni tra pochi giorni) violentate da un gruppo di ragazzini al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. «Ieri c'é stata la prima udienza di un processo che cautelativamente ha confermato l'allontanamento delle bambine dai genitori. Ma questo non basta - dice l'avvocato - anzi aggiunge al dolore, alla lesione della dignità, la beffa dell'allontanamento dal nucleo familiare. Occorre restituire valori, tutelare la vita dei bambini e punire severamente gli aggressori, figli ahimè di quelle istituzioni complici, che non hanno saputo tutelare le famiglie e ogni giorno fanno in modo che avvengano queste violenze sui minori, pari a un omicidio quanto ad atrocità».

«Parlare di degrado non rende l'idea. Troppi i bambini violentati, usati come merce: non sono bastati riflettori accesi dalle tragedie precedenti, c'è la chiara responsabilità delle istituzioni incapaci di tutelare i diritti dei minori e la necessità di interrompere ciclo violenza e degrado vittime ogni giorno bambini. Salvarne uno o allontanarne altri dalla famiglia purtroppo non serve a tutelare e salvare i tanti ogni giorno esposti in queste strade a mille pericoli. È una vergogna per la politica vedere bambini morire violentati da coetanei, senza predisporre interventi seri, senza tutelare i diritti. È agghiacciante - conclude - La magistratura deve tutelare le vittime, i bimbi vanno reinseriti in contesti normali e occorre una bonifica totale delle periferie d'Italia». 

Parco Verde di Caivano, il precedente: l'omicidio di Fortuna Loffredo

Uccisa a sei anni perché si era ribellata all'ennesima violenza sessuale. Risale al 2014 l'orrore che, per primo, concentrò i riflettori della cronaca nazionale sul Parco Verde di Caivano, dove il mese scorso si è consumata la vicenda dello stupro di gruppo su due ragazzine. Fortuna Loffredo fu scaraventata giù dall'ottavo piano del palazzo dove abitava da Raimondo Caputo, all'epoca compagno della madre, che da tempo abusava della bambina. Per quel delitto l'uomo è stato condannato in via definitiva all'ergastolo; la Cassazione ha confermato anche i 10 anni inflitti in primo e secondo grado a Marianna Fabozzi, la madre di Fortuna, che non difese la figlia dalle violenze di Caputo.

Sia Caputo che la Fabozzi tentarono inizialmente di accreditare la tesi dell'incidente, ma le indagini - rese più complesse dal clima di omertà nel quartiere - puntarono ben presto sull'ambito familiare, in cui già il 27 aprile 2013 un fratellino di Fortuna, Antonio, di tre anni, era morto cadendo dal balcone.

Per questo secondo caso Caputo e la Fabozzi sono finiti sotto processo e assolti nel 2021. Dal giudizio sull'omicidio di Fortuna invece emerse un quadro di ripetute violenze sessuali commesse da Caputo anche su altre due figlie minorenni dell'allora compagna. Abusi di cui si vociferava nel Parco Verde di Caivano, ma che nessuno aveva avuto il coraggio di denunciare, anzi: l'indagine sulla morte di Fortuna fu costellata di tentativi di depistaggio e false dichiarazioni da parte di chi conosceva e frequentava il nucleo familiare. Fu invece un'amichetta di Fortuna, sua coetanea, a raccontare agli inquirenti le violenze subite dalla piccola.

Don Maurizio Patriciello: «Abbiamo rinunciato a educare»

«Abbiamo abdicato alla fatica dell'educare». Don Maurizio Patriciello, parroco anticamorra del parco Verde di Caivano, è «addolorato» dopo aver aver appreso dello stupro di due bambine nel quartiere dove opera da anni e dove da qualche tempo vive sotto scorta. «Di questa vicenda - dice - se ne parlerà per qualche giorno, forse per qualche settimana, ma queste due povere ragazze si porteranno dentro il trauma per tutta la vita». «Se ci sono casi di violenza brutale compiuti da adolescenti, se ci sono ragazzi che abusano di altri ragazzi, questo vuol dire che noi abbiamo sbagliato perchè abbiamo deciso di non educare», afferma, aggiungendo che questo succede ovunque, «sia in quartieri degradati sia in quelli più agiati».

VIDEO Stupro Caivano, don Patriciello: «Stato è patrigno, temo guerra civile tra famiglie coinvolte»

Ma il Parco Verde di Caivano, sorto per dare una casa agli sfollati del terremoto del 1980 e diventato una gigantesca piazza di spaccio, merita un discorso a parte. Il sacerdote non usa mezzi termini: «Mi dispiace dirlo ma questo è un quartiere che non doveva mai nascere: qui sono state ammassate tutte le povertà. E poi cosa si è fatto? Tutti sappiamo che è un quartiere problematico e a rischio». Non solo. Nell'immaginario collettivo è anche un quartiere lontano da tutto, pur essendo alle porte di Napoli.

 

«Quante volte ho sentito dire in città che questa o quella cosa è accaduta al Parco Verde, come se fosse una realtà lontanissima, qualcosa che non ci riguarda. Invece no: quello che è accaduto oggi, e in passato, a Caivano, deve essere un problema dell'intera comunità». Il sacerdote rivolge anche un pensiero ai presunti stupratori. «Pure loro sono vittime della povertà educativa» perchè, ripete, «abbiamo rinunciato ad educare i ragazzi, ad ascoltarli. Ora ci pensa il telefonino, internet. O ci pensa la strada». Un'emergenza nell'emergenza, secondo il sacerdote, è la pornografia.

«Ma cosa si fa? Nella chat dei ragazzi di Palermo c'è uno che dice che queste cose le ha viste solo nei film porno. E ai film si accede liberamente, a qualsiasi ora, quando si vuole». «Sono ferito, addolorato», è lo sfogo finale del prete di strada. «E sento una grande responsabilità verso i ragazzi di questo quartiere: li conosco quasi tutti perché sono stato io a battezzarli, ma devo anche dire che da soli possiamo fare davvero poco. O ci mettiamo tutti insieme, oppure non si va da nessuna parte».

I pm: «Grave incuria dei genitori»

Le cugine violentate a Caivano sono state allontanate dai genitori. Lo hanno deciso i servizi sociali e i magistrati che indagano su questa nuova vicenda di stupro, la seconda emersa in pochi giorni. «La minore era ed è esposta, nell'ambiente familiare, a grave pregiudizio e pericolo per l'incolumità psicofisica». È questo il motivo per cui la procura presso il tribunale dei minorenni di Napoli ha chiesto al giudice di convalidare la decisione dei servizi sociali di allontanare una delle bambine violentate a Caivano dalla sua famiglia e di collocarla in una «idonea struttura» (misura analoga risulta essere stata adottata anche per l'altra ragazza).

A queste conclusioni gli inquirenti giungono sulla base di una relazione dei servizi sociali da cui emerge che questi «sono intervenuti - si legge nell'atto della procura - in una situazione di chiara emergenza allo scopo di mettere in sicurezza la minore a causa delle condotte dei genitori. Invero - sottolinea ancora la procura - emerge dagli atti che la minore è stata vittima di gravi abusi sessuali da parte di un gruppo di coetanei e che lo stile di vita della minore, che ha "favorito" la perpetrazione del reato ai suoi danni, è senz'altro frutto della grave incuria dei genitori che con ogni evidenza hanno omesso di esercitare sulla figlia il necessario controllo, così esponendola a pericolo per la propria incolumità».

Da qui la decisione dei servizi sociali, condivisa dalla procura, di provvedere «all'allontanameto della minore e al suo collocamento in sicurezza».

Un nuovo stupro, dopo quello di Palermo. Emerge un'altra storia di abusi su due ragazzine, due cugine di appena 13 anni. Sono state violentate da un gruppo di adolescenti al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli.

La notizia riportata dal quotidiano Il Mattino risale a un fatto avvenuto a inizio dello scorso luglio.

Le due ragazzine, all'inizio del mese scorso, sarebbero state portate in un capannone. Il branco che avrebbe abusato delle cuginette sarebbe stato composto da sei ragazzi, forse tutti coetanei delle vittime. Le indagini hanno avuto inizio ad agosto quando i familiari delle vittime hanno presentato una denuncia ai carabinieri.

La conferma della violenza sarebbbe avvenuta anche dalle visite mediche in due ospedali cittadini. Al momento si sa che l'unico maggiorenne del gruppo sarebbe già stato individuato e fermato. Nel frattempo per le due ragazze è stato deciso l'allontamento dal Parco Verde e ora vivrebbero in una casa famiglia.

Le indagini sono andate avanti, in queste ultime settimane, nel più assoluto riserbo ma è trapelato che si sta procedendo all'analisi di alcuni telefoni cellulari per cercare di ricostruire con esattezza la dinamica dei fatti. Le due ragazze sarebbero state condotte in un capannone abbandonato della zona con l'inganno. 

Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 00:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA