Pochi, maledetti e con molta calma. Per i dipendenti pubblici gli sgravi del governo nelle buste paga tardano ad arrivare. Fino ad oggi, ben otto mesi dopo l’approvazione dello sgravio in busta paga, gli statali non hanno ancora incassato nemmeno una mensilità della decontribuzione dello 0,8 per cento approvata con l’ultima manovra di Bilancio dal governo Draghi.
La promessa
Contatatta dal Messaggero, NoiPa ha fatto sapere che gli arretrati e l’adeguamento al 2 per cento dello sgravio contributivo, sarà pagato con i cedolini di ottobre. Altri due mesi di pazienza insomma. I soldi nelle buste paga dei dipendenti pubblici arriveranno, in pratica, quando la misura sarà agli sgoccioli. La decontribuzione è infatti una misura temporanea che scadrà il prossimo 31 dicembre. La colpa del ritardo nel pagamento della decontribuzione e degli arretrati, secondo quanto filtra, sarebbe dovuta a una sorta di imbuto che si è creato negli ultimi mesi.
NoiPa sarebbe stata impegnata prima con il pagamento degli aumenti e degli arretrati per i rinnovi contrattuali dei ministeri e delle agenzie fiscali, e poi con l’erogazione del contributo di luglio da 200 euro contro il caro bollette destinato sempre ai dipendenti con redditi inferiori ai 35 mila euro (ce sono la maggior parte nella Pa). Inoltre, spiegano sempre fonti di NoiPa, applicare la decontribuzione del 2 per cento già alle buste paga di agosto sarebbe stato impossibile, visto che la norma che ha aumentato la decontribuzione è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale soltanto il 10 agosto.
L’obiezione
Sarebbe però facile anche obiettare che il taglio dei contributi dello 0,8 per cento è stato approvato alla fine dello scorso anno, e in questo caso i mesi di ritardo sono ben otto. Considerando anche che la firma del contratto definitivo delle Funzioni centrali c’è stata a maggio, cinque mesi dopo l’entrata in vigore della norma sulla decontribuzione.
Lo stesso vale per l’aumento al 2 per cento dello sgravio fiscale sulle buste paga, che sarà pagato a partire da ottobre e non da settembre. Lo Stato insomma, quando si tratta di pagare i propri dipendenti raramente dimostra tempestività. Come nel caso del Tfr-Tfs, sollevato nei giorni scorsi dal Messaggero, con casi eclatanti di ritardi fino a 46 mesi dal pensionamento per il pagamento della liquidazione.