Città balneari, status speciale: con 15mila residenti offrono servizi a popolazione 10-15 volte più numerosa

Venerdì 11 Marzo 2022 di Francesco Bisozzi
Una veduta aerea di Jesolo
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Prendete Alghero, in Sardegna: 40mila abitanti d’inverno e più di centomila in estate, quando all’aeroporto di Fertilia, distante 15 minuti di auto dal centro, il via vai di aerei carichi di turisti, stranieri e non, raggiunge il culmine. O Jesolo, in Veneto, che da 26mila abitanti schizza a 300mila in agosto, quando la spiaggia (tra le più grandi d’Italia) brulica di visitatori. Oppure Ischia, 20mila abitanti quando il mare è freddo, che diventano 2 milioni appena le temperature aumentano. Sbalzi così importanti da spingere i sindaci del network G20s, che riunisce le 26 maggiori località balneari dello Stivale - tra cui figurano oltre ad Alghero, Jesolo e Ischia, anche Arzachena, Bellaria Igea Marina, Bibbona, Caorle, Castiglione della Pescaia, Cattolica, Cavallino-Treporti, Cervia, Chioggia, Comacchio, Forio, Grado, Grosseto, Lignano Sabbiadoro, Orbetello, Riccione, Rosolina, San Michele al Tagliamento-Bibione, San Vincenzo, Sorrento, Taormina, Viareggio, Vieste - a chiedere uno status giuridico speciale per le loro città. I primi cittadini che aderiscono al G20s si sono riuniti a Roma nei giorni scorsi proprio per discuterne.

Il problema è che i picchi del turismo mettono sotto pressione numerosi servizi, dalla sicurezza alla gestione dei rifiuti, dai trasporti alla sanità, con ricadute pesanti sui residenti. «Abbiamo bisogno di più poteri e risorse per far fronte alla crescita della popolazione nel periodo estivo e riuscire a garantire ai nostri cittadini in ogni periodo dell’anno i servizi di cui necessitano – spiegano i sindaci del balneare italiano nel loro documento programmatico – Uno status giuridico speciale ci consentirebbe per esempio di utilizzare più liberamente i ricavi dell’imposta di soggiorno per finanziare progetti che non riguardano solo il turismo». Nulla di nuovo. Nel 1952 sono stati istituiti i Comuni montani proprio per tutelarne la specificità. Ora i sindaci del mare chiedono un trattamento simile.

Del resto, i numeri del network G20s, coordinato dalla sindaca di Cavallino-Treporti Roberta Nesto, sono dirimenti. Tutti i 26 comuni aderenti al G20s vantano un numero di presenze di non residenti superiore al milione. Attraggono nel complesso il 16% dei turisti totali in Italia, sarebbe a dire 70 milioni di presenze ogni anno. Il network ha mosso i primi passi nel 2018 e ora chiede al governo di avviare un percorso parlamentare che porti al riconoscimento delle loro peculiarità e alla messa a terra di interventi su misura, per aiutarle sul fronte non solo della sicurezza, ma anche della gestione dei rifiuti e delle acque, del demanio marittimo e della tutela dell’ambiente. Nel dettaglio, le grandi città balneari si distinguono per avere un numero ridotto di residenti (mediamente meno di 15mila) e un’elevata presenza turistica stagionale (fino a 6 milioni nell’arco di pochi mesi). Il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, che aderisce al network, spiega: «Gli organici dei nostri ospedali sono gli stessi sia in inverno che in estate, quando abbiamo più incidenti e più bisogno di assistenza medico-sanitaria». L’Università Ca’ Foscari ha individuato in uno studio le caratteristiche delle città balneari che avrebbero diritto a uno status giuridico speciale. Basta un dato per comprendere la vastità del fenomeno: rispetto agli altri comuni turistici, quelli del G20s per ogni chilometro quadrato vantano mediamente 1.345 posti letto contro i 76 degli altri comuni turistici. Al summit organizzato a Roma qualche giorno fa dal network è intervenuto anche l’avvocato Bruno Barel, socio fondatore dello Studio BM&A. «Dare uno status giuridico ad hoc alle città balneari non creerà situazioni di privilegio», ha sottolineato Barel, «il riconoscimento sulla base di dati oggettivi della diversità di alcuni centri e della necessità di riservare loro trattamenti adeguati evita palesi discriminazioni e rispetta un principio di uguaglianza. Altro che privilegio».

LE PROPOSTE

Per questo sarebbe una scelta lungimirante della politica cominciare a considerare le presenze turistiche nella stima dei fabbisogni standard e di dare ai comuni balneari la possibilità di utilizzare liberamente almeno il 50% dei ricavi prodotti dall’imposta di soggiorno. Il problema di queste città, definite “a fisarmonica” per l’aumento e la successiva diminuzione degli utenti, si pone da giugno a settembre: in questi mesi diventa sempre più difficile per un sindaco gestire le esigenze di vacanza degli ospiti con le necessità dei propri cittadini. Vi è da aggiungere che l’istituzione di uno status giuridico per determinate città balneari aumenterebbe la capacità di intervento dei comuni rivieraschi su temi fondamentali per la gestione del territorio, compreso quello dell’erosione delle spiagge e della costa. 

Ultimo aggiornamento: 13 Marzo, 09:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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