Una mamma su due (53,3%) che lascia il proprio lavoro lo fa perché non riesce a conciliare con il proprio impiego la cura dei figli, il tempo fuori casa e gli orari di scuole e asili nido: una difficoltà ancora più sentita in tempi di pandemia. È quanto emerge dall'analisi dell'Unione europea delle cooperative ( Uecoop) su dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro in occasione della Festa della mamma domenica 9 maggio.
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«Per rispondere a questa domanda di assistenza - sottolinea Uecoop - oltre ai servizi tradizionali pubblici e privati, stanno crescendo offerte alternative come gli asili nelle aziende per i figli dei dipendenti o i mini nido con "tate" le cosiddette "tagesmutter" che seguono piccoli gruppi di bambini in grandi appartamenti attrezzati diffusi, soprattutto, nelle grandi città e a livello regionale in Trentino Alto Adige. In questo scenario - continua l'associazione - sempre più spesso il welfare privato integra quello pubblico grazie ad accordi aziendali nei quali ai primi 4 posti dei servizi più richiesti ci sono proprio quelli che riguardano la scuola e l'istruzione dei figli (79%), la salute (78%), l'assistenza (78%) e la previdenza (77%)». «Tutti servizi che - continua Uecoop - sono spesso realizzati grazie a cooperative in grado di offrire personale già formato e locali adatti, ma è urgente potenziare l'offerta per arrivare a un servizio alle famiglie che copra, come nella media europea, almeno il 33% dei bambini fino ai tre anni di età. Per questo anche nel Recovery Plan il governo ha previsto di creare 230mila nuovi posti negli asili nido entro il 2026 raddoppiando quelli attualmente disponibili per "dotare il Paese di una infrastruttura sociale con un servizio essenziale per le famiglie e l'occupazione femminile" secondo le stesse parole del premier Mario Draghi. Un obiettivo per aiutare le mamme comprese quelle che - conclude Uecoop - sono costrette a scegliere tra famiglia e lavoro».