Mamme al bivio tra i figli e l'impiego: in 96mila hanno già gettato la spugna

Sabato 8 Maggio 2021
Mamme al bivio tra i figli e l'impiego: in 96mila hanno già gettato la spugna
LA RICORRENZA
ROMA Tutti abbiamo e stiamo soffrendo a causa di questa pandemia. Ma le mamme hanno sofferto e soffrono ancor di più. Specialmente le mamme con figli piccoli che lavorano o che per colpa di questa emergenza hanno perso il proprio lavoro. Sono un esercito di «eroine», vere e proprie «maghe» del multitasking, che cucinano mentre rispondono al capo al telefono, che lavano i piatti mentre aiutano i figli con la didattica a distanza... Equilibriste, quindi, per vocazione e necessità. Nonostante questo spesso - anzi troppo spesso - questi sacrifici non sono stati ripagati. Basta pensare che su 249mila donne che nel corso del 2020 in Italia hanno perso il lavoro, ben 96 mila sono mamme con figli minori. Tra di loro, 4 su 5 hanno figli con meno di cinque anni e, per questo, hanno rinunciato al lavoro o sono state esonerate.
A presentare questo sconfortante quadro, in vista della Festa della Mamma che si celebra domani, è il sesto rapporto di Save The Children intitolato emblematicamente «Le Equilibriste: la maternità in Italia 2021». Stando ai dati diffusi, le mamme con figli minorenni in Italia sono poco più di 6 milioni e nell'anno della pandemia molte di loro sono state significativamente penalizzate nel mercato del lavoro. Il rapporto fa luce, ancora una volta, del gap tra Nord e Sud del paese.
QUESTIONE MERIDIONALE
Le mamme più in difficoltà sono quelle del Meridione, con Campania e Calabria agli ultimi posti. Mentre la situazione va meglio al Nord, dove al vertice, come avviene dal 2012, ci sono ancora una volta le Province Autonome di Bolzano e Trento, seguite quest'anno dalla Valle d'Aosta. Per le mamme non si tratta solo di non perdere il lavoro, ma di mantenere a tutti i costi l'intera famiglia in equilibrio. Una ricerca condotta dall'Eurodap (Associazione Europea per il Disturbo da Attacchi di Panico) ha concluso che per più di 7 donne su 10 l'emergenza Covid-19 ha complicato la vita, aumentando gli impegni e lo stress.
Quello che ha inciso di più è stato il maggiore carico lavorativo: se da un lato lo smartworking può essere ritenuto utile e funzionale, dall'altro la mancata interazione con i colleghi, la continua reperibilità e le maggiori distrazioni dalle necessità familiari non aiutano a mantenere i livelli di stress sotto soglia. Il 63% delle donne, inoltre, lamenta l'impossibilità di trovare del tempo per sé stessa e, per il 45%, risulta impossibile riuscire a far fronte a tutti gli impegni giornalieri. «La necessità di gestire - spiega Eleonora Iacobelli, psicoterapeuta e presidente Eurodap e direttore Bioequilibrium - le nuove dinamiche relazionali e familiari che si sono presentate, dal lavoro alla cura dei figli e della casa, ha portato le donne ad accumulare stati di stress e ansia. Inoltre lo smartworking e, in alcuni casi, la perdita del lavoro, hanno contribuito ad aumentare il tempo che le donne passano in casa. Se già in passato gestire tutti i differenti aspetti della vita costituiva una delle problematiche principali della donna, ora è diventato ancor più complicato». La verità, infatti, è che le donne italiane sul lavoro sono penalizzate da sempre. La pandemia, secondo gli esperti, ha fatto solo da amplificatore. Non a caso la scelta della genitorialità, soprattutto per le donne, viene ritardata o non praticata spesso a causa dell'impossibilità di conciliare vita familiare e lavorativa.
Stando ai dati, nel solo 2019 le dimissioni o risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro di lavoratori padri e lavoratrici madri hanno riguardato 51.558 persone, ma oltre 7 provvedimenti su 10 (37.611, il 72,9 per cento) riguardavano lavoratrici madri e nella maggior parte dei casi la motivazione alla base di questa scelta era la proprio la difficoltà di conciliare l'occupazione lavorativa con le esigenze dei figli: assenza di parenti di supporto, elevata incidenza dei costi di assistenza al neonato (asilo nido o baby sitter), mancato accoglimento al nido sono le giustificazioni più ricorrenti.
Un percorso a ostacoli all'orizzonte delle donne che scelgono di diventare madri, che detengono anche il primato delle più anziane d'Europa alla nascita del primo figlio. Non ci si dovrebbe stupire se quindi si fanno sempre meno figli: le nascite hanno registrato una ulteriore flessione, meno 16mila nel 2020.
Valentina Arcovio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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