Sì al cortisone ma solo dopo 72 ore, no a eparina e integratori. Con un protocollo unico e riconosciuto, hanno raccontato i medici nelle scorse settimane, molti pazienti Covid ricoverati si sarebbero potuti curare a casa. Ora, a quindici giorni dalla diffusione di una prima bozza, il Comitato tecnico scientifico pubblica le nuove linee con l’obiettivo di superare la selva di prescrizioni fra Regioni, Asl, ordini e associazioni spesso in contrasto tra loro.
IDROSSICLORICHINA VIETATA
Gli esperti del governo mettono un primo punto fermo: bocciati nella cura del virus gli integratori e le vitamine, perché non hanno alcuna prova di efficacia. Vietato improvvisare, l’assistenza al paziente si deve basare su dati scientifici e da ciò deriva l’importanza fondamentale del saturimetro: «L’utilizzo diffuso di questo strumento potrebbe ridurre gli accessi potenzialmente inappropriati ai pronto soccorso», scrivono i tecnici, che sottolineano poi come il limite di saturazione accettabile sia il 92%. Il Cts, nel documento in attesa dell’approvazione definitiva, fornisce ai medici di medicina generale le indicazioni cui attenersi quando si assistono a casa i malati con sintomi deboli: far misurare al paziente di frequente l’ossigenazione; trattare la febbre con il paracetamolo; assicurarsi che la persona si idrati e mangi. Altro punto molto importante riguarda la somministrazione del cortisone a domicilio, che «può essere considerato in quei pazienti in cui il quadro clinico non migliora entro le 72 ore, soprattutto in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici», mentre l’eparina «è da utilizzare solo se si riscontra grossa difficoltà di movimento e per la prevenzione dei fenomeni trombo-embolici». Quanto agli altri farmaci, gli antibiotici vanno prescritti soltanto se la febbre perdura da tre giorni ed è in corso una sospetta un’infezione batterica.
IN CONTATTO CON UNA APP
Intanto da cinque giorni a Roma i pazienti Covid in isolamento domiciliare vengono curati direttamente a casa grazie al supporto della tecnologia. È partito il progetto pilota di telemonitoraggio e teleassistenza: dieci medici di medicina generale del territorio della Asl Roma 3, in zona Monteverde, seguono a distanza cento pazienti attraverso apparecchiature di ultima generazione messe a disposizione da Takeda. Tra gli obiettivi del progetto, l’alleggerimento della pressione sulle strutture ospedaliere causata dalla pandemia e l’offerta di un’assistenza completa e in totale sicurezza. «Rinforzare il territorio e l’assistenza domiciliare grazie all’innovazione tecnologica è determinante - spiega il direttore sanitario dello Spallanzani, Francesco Vaia - Ciascun medico di famiglia prenderà in carico dieci pazienti Covid e li doterà di device multiparametrici di ultimissima generazione che misurano i sei parametri vitali. Così il paziente non si sente abbandonato ed è sempre in contatto con il proprio medico». Grazie a una app gratuita che si interfaccerà con il device multiparametrico, il paziente in isolamento domiciliare e i suoi familiari potranno tenere sotto controllo differenti parametri. Il medico di famiglia riceverà tutti i dati e sarà allertato nel caso di superamento delle soglie critiche. In caso di necessità potrà effettuare delle televisite di controllo e contattare lo Spallanzani per valutare un eventuale ricovero.
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