Prescrizione, strappo nel governo. Renzi contro il Pd: così Conte rischia

Giovedì 16 Gennaio 2020 di Barbara Jerkov
Prescrizione, strappo nel governo. Renzi contro il Pd: così Conte rischia
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«Il Pd insegue il populismo giudiziario del M5S». A sera, Matteo Renzi la mette giù piatta. Il giorno dello scontro più duro tra Pd e Italia Viva dalla scissione, si consuma sulla prescrizione, proiettando ombre perfino sulla tenuta della maggioranza e del governo. Una tensione che covava da settimane e che esplode prima di tutto in Commissione Giustizia alla Camera. La maggioranza boccia la proposta di legge di Enrico Costa (Forza Italia) che stravolgerebbe la riforma Bonafede per lo stop alla prescrizione dopo il primo grado, ma Italia Viva, in nome del garantismo, vota con il centrodestra, come annunciato da tempo. M5s, Pd e Leu la spuntano 23 a 22 solo grazie al voto inusuale della presidente della Commissione, la cinquestelle Francesca Businarolo. Subito si scatena la polemica tra gli ex compagni di partito.

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«Siamo rimasti fedeli alla legge Orlando, non è possibile che ci sia un processo senza fine», spiega in serata Renzi, evocando colui che fu suo ministro della Giustizia, ora vicesegretario dem. «Noi pensiamo che si possano evitare regali a Salvini e alla Meloni - commenta Orlando - e al contempo difendere le garanzie costituzionali». «Iv ha tenuto in Commissione un atteggiamento ambiguo - dice Walter Verini (Pd) -. Siamo andati a rimorchio della coerenza e del fatto che per la prima volta c'è l'occasione in questo Parlamento di discutere e di arrivare a tempi certi dei processi. Noi non voteremo mai con Salvini». Lo scontro non si limita alla giustizia. In un'intervista, Renzi parla della durata del governo e avverte, «questo lo vediamo dopo la verifica». Ore dopo in tv affonda: «Il nuovo Pd si sta spostando su una linea di maggiore contiguità con i grillini. Una grande alleanza da D'Alema a Toninelli? Mi sento male solo a pensarci». Il tema lo pone crudo Michele Bordo, vice capogruppo Pd alla Camera: «Se Italia Viva, dopo aver votato con Salvini e il resto delle destre e dopo aver rotto l'alleanza di centrosinistra in Puglia, vuole continuare ad aiutare le opposizioni, mettendo a rischio la tenuta del governo, lo dica chiaramente».

L'altro tema caldo di giornata, la decisione della data del voto sulla richiesta di autorizzazione a procedere su Matteo Salvini per la vicenda Gregoretti, è finito ancora una volta con una fumata nera.

Dopo ore di riunione in capigruppo al Senato, la maggioranza ha chiesto alla Casellati di avere un ulteriore confronto con il presidente della Giunta Maurizio Gasparri, per dirimere la questione. Il senatore di Forza Italia resta convinto che lo stop delle attività di Aula e commissioni del Senato deciso dal 20 al 24 gennaio per la campagna elettorale, non valga anche per la Giunta che quindi può andare avanti, confermando il voto previsto il 20 gennaio. A questo punto il capogruppo dem Marcucci sta valutando di disertare insieme ai pentastellati i lavori della Giunta di lunedì prossimo. Un modo per disinnescare la mossa politica di Salvini, deciso a cavalcare la sua condanna da parte del Senato nella fase finale della campagna elettorale delle regionali di domenica 26. Se - è il ragionamento democrat - la giunta salvasse l'ex ministro, grazie all'assenza appunto dei rosso-gialli, il vero voto sulla richiesta dei pm siciliani si sposterebbe di un mese, quando l'aula sarà chiamata ad esprimersi. E a quel punto, archiviate le elezioni in Emilia, Pd e M5S naturalmente voteranno sì alla richiesta.

Ultimo aggiornamento: 15:55 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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