Salvini, obiettivo Palazzo Chigi:
da Pontida parte la sfida a Renzi

Domenica 21 Giugno 2015 di Renato Pezzini
Salvini, obiettivo Palazzo Chigi: da Pontida parte la sfida a Renzi
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A destra del palco la mega statua di Alberto da Giussano con lo spadone sguainato, a sinistra un caterpillar giallo.

Una sorta di passaggio di consegne: dalla Lega dei tempi andati a quella del presente, dal Carroccio duro e puro di Umberto Bossi a quello televisivo e destrorso di Matteo Salvini che della ruspa si fa vanto: «Raderemo al suolo i campi rom». E non solo: perché a Pontida il segretario padano vuole lanciare ufficialmente la battaglia per «radere al suolo» anche Matteo Renzi.



OBIETTIVO PALAZZO CHIGI

«Siamo qui per vincere» E' lo slogan dell'adunata leghista di oggi. E poiché il trionfalismo - vero o annunciato - fa sempre presa sul popolo in camicia verde, sono attese frotte di partecipanti: quelli con l'elmo da nibelungo che dal 1991 in poi non hanno mai marcato visita, ma anche quelli in giacca e cravatta (caldo permettendo) che nei tempi di vacche magre hanno girato alla larga dal «sacro prato di Pontida» e che ora stanno già facendo di conto sui posti che potranno occupare in un prossimo futuro visto il trend positivo del partito. «La Lega è sempre quella di una volta, ciò che fa la differenza rispetto a chi è venuto prima di me sono i voti», ha detto ieri Salvini.



Una frecciatina a Umberto Bossi e più ancora a Bobo Maroni, i suoi predecessori che in quanto a voti hanno conosciuto periodi neri. Ma è anche una dichiarazione d'intenti. Perché dopo i buoni risultati delle Europee 2014 e delle amministrative appena archiviate si sente così in corsa, così lanciato verso il successo, da ragionare ormai da presidente del Consiglio in pectore: «Per le politiche nazionali possiamo votare anche domani, ho già pronta la lista dei ministri».



APPUNTAMENTO COL CAVALIERE

Dopodomani, martedì, si incontrerà con Silvio Berlusconi. Ovviamente parleranno - fra le altre cose - di leadership nel centrodestra, e all'incontro Salvini vuole arrivarci potendo esibire un'adunata di Pontida dai numeri eccezionali. Come a dirgli: «Io sono lanciato, se ci stai bene, sennò peggio per te». Del resto, prendersi lo scettro della coalizione è il primo passo necessario per divenire ufficialmente l'alter ego di Matteo Renzi. Sussurrano, quelli del suo staff, che dal palco Salvini potrebbe fare un discorso meno urlato del solito, più da leader che aspira a sedere nella stanza dei bottoni che non da capopopolo di un esercito di scamiciati. Parlerà di una Lega che per vincere deve allargare i propri orizzonti, curare i rapporti internazionali (specie con la Russia), proseguire la battaglia contro l'Euro con una dose minore di slogan e una dose maggiore di numeri. Soprattutto, insisterà sulla necessità di guardare al Sud.



OPERAZIONE SUD

Dice, il capo del Carroccio, che se si dovesse votare domani per il Comune di Roma «noi presenteremmo un nostro candidato e avremmo una valanga di voti». Ma il suo sguardo non è rivolto solo alla Capitale. Insieme con lui, sul palco di Pontida, ci saranno gli eletti delle liste «Noi con Salvini» della Sicilia e delle altre regioni meridionali. Certo, dal Lazio in giù i consensi raccolti alle amministrative sono stati scarsi, ma il segretario leghista non dà per perso il progetto, anzi lo considera necessario per puntare a Palazzo Chigi.



L'idea è quella di far proliferare dei comitati «pro Lega» in tutte le regioni del Sud («Sono già più di 2000» secondo il senatore Volpi) e da quelli selezionare i dirigenti del futuribile partito meridionale. Non a caso proprio alla vigilia del raduno di Pontida ha convocato un congresso straordinario: ufficialmente per modificare alcune voci dello statuto relative al bilancio, in realtà per trasformare la Lega Nord da partito federale in partito confederale, aprendo la strada all'eventualità che sotto il marchio padano si riuniscano partiti non direttamente controllati da via Bellerio.



MENO POTERI A BOSSI

La cosa non è piaciuta a Bossi: «Col partito nazionale non si va da nessuna parte.
A me per ora Salvini non piace, si illude che il Sud gli dia i voti, ma il Sud non glieli darà mai». Il segretario Matteo ha già preso le contromisure: infischiandosene del fatto che per il popolo di Pontida il vecchio capo rimane un totem indiscutibile, proprio alla vigilia del raduno ha fatto votare al congresso una modifica che depotenzia il ruolo del presidente (cioé di Bossi) soprattutto in tema di reintegro degli espulsi. La Lega cambia, ma i metodi rimangono gli stessi.
Ultimo aggiornamento: 11:03

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