Giulia Cecchettin, l'allarme del testimone fu ignorato: «Nessuno intervenne dopo la chiamata al 112». I Carabinieri: «Lite senza dettagli»

Alle 23.18 il testimone aveva segnalato l’aggressione e il sequestro della giovane

Giovedì 23 Novembre 2023 di Davide Tamiello
Giulia Cecchettin, l'allarme del testimone fu ignorato: «Nessuno intervenne dopo la chiamata al 112». I Carabinieri: «Lite senza dettagli»

Adesso esistono due tipi di domande: ci sono quelle sull’inchiesta e quelle sugli inquirenti. Se per le prime bisognerà attendere il rimpatrio dalla Germania di Filippo Turetta, per le seconde potrebbe anche servire una seconda indagine (anche se la al momento la Procura di Venezia avrebbe smentito sia l’esistenza di un procedimento in atto, sia l’intenzione di aprire un fascicolo parallelo a quello sull’omicidio). Bisogna partire dall’unico dato certo: i carabinieri, la notte in cui Giulia Cecchettin è stata uccisa, non mandarono una pattuglia a Vigonovo.

La telefonata al 112 delle 23.18 con cui il supertestimone segnalava, nel parcheggio a 150 metri da casa della giovane, l’aggressione e il sequestro («L’ha trascinata dentro l’auto e sono ripartiti») da parte dell’ex fidanzato Filippo Turetta, non ha portato a un sopralluogo delle forze dell’ordine.

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LA NOTA
Il motivo, spiega una nota dei carabinieri, che nel frattempo hanno avviato delle verifiche interne, è che la telefonata arrivata al 112 «parlava di una lite tra due persone che erano già risalite in auto e si erano allontanate», inoltre il testimone «non era riuscito ad annotare la targa» e a quell’ora di sabato «c’erano altri interventi in atto da parte delle pattuglie». Una segnalazione troppo generica, dunque, peraltro ricevuta dalla compagnia di Padova e inoltrata a quella di Chioggia (che è competente per la Riviera del Brenta). Con il senno di poi, oggi, sicuramente una pattuglia in quel parcheggio ci sarebbe dovuta andare. Giulia si sarebbe potuta salvare? Impossibile dirlo con certezza, molto probabilmente no: Filippo aveva già iniziato ad accoltellarla e da lì a poco le avrebbe sferrato gli ultimi fendenti fatali. Un sopralluogo avrebbe potuto, però, far partire prima le ricerche e le indagini: a Vigonovo i carabinieri avrebbero potuto rilevare subito le macchie di sangue e avrebbero trovato anche la lama del primo coltello lasciato lì da Turetta dopo essere ripartito verso Fossò.

L’altro corto circuito è stato quello di non collegare la segnalazione con la denuncia di scomparsa del giorno dopo presentata dal padre di Giulia, Gino. Non subito, almeno: i militari, infatti, in quel frangente hanno aperto un modello 45, quello che si utilizza per i fatti che non costituiscono reato. Solo nel pomeriggio, quando è esploso il caso della scomparsa dei due giovani, il testimone ha avvertito Cecchettin che, a questo punto, ha detto ai carabinieri anche di quella chiamata per una richiesta di intervento proprio a due passi da casa sua. Gli investigatori si sono così resi conto che quello non era un allontanamento volontario e che forse quella ragazza era veramente in pericolo (a differenza di quanto riportato nel verbale della denuncia).

IL GIALLO
Ieri si è aperto il giallo, inoltre, su una presunta seconda telefonata al 112 di quella notte. Secondo l’agenzia di stampa Lapresse circa un’ora dopo la prima chiamata al centralino dei carabinieri ne sarebbe arrivata un’altra in cui la guardia giurata del capannone della Dior avrebbe visto dalle telecamere di sorveglianza, che puntano sulla strada, due persone litigare vicino a una macchina scura. Di questa seconda telefonata, però, nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Benedetta Vitolo non c’è traccia. E in serata è arrivata la smentita ufficiale dell’Arma: questa seconda non figurerebbe nei tabulati del 112. Sarebbe effettivamente strano se la guardia giurata avesse dato l’allarme per l’aggressione vista nei filmati e non per quelle nove chiazze di sangue lasciate di fronte alla guardiania dello stabilimento Dior, rilevate dal Ris dei carabinieri solamente lunedì mattina, quando il personale le ha trovate entrando al lavoro. 

LE INDAGINI
Nel frattempo, proseguono le indagini sul fronte giudiziario. Nell’ordinanza di custodia cautelare c’è un orario strano: l’auto di Filippo è stata intercettata alla 17.11 nella zona industriale di Fossò. L’ipotesi degli investigatori, visto che sembrava aver fatto una deviazione voluta dal percorso da casa sua a quella della ex fidanzata, è che quella ricognizione potesse essere una sorta di sopralluogo preventivo. Si tratta ovviamente di un’ipotesi che dovrà essere accertata e dimostrata durante il processo. La domanda, però, resta: che cosa ci faceva il 22enne di Torreglia, un’ora prima dell’appuntamento con Giulia, in quel dedalo di strade in cui ci sono solo aziende e capannoni?

Ultimo aggiornamento: 25 Novembre, 08:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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