Emanuela Orlandi, il poliziotto che indagò subito dopo la scomparsa boccia la pista dello zio Mario Meneguzzi: «Lo seguimmo ma lui non c'entra»

Anche i fratelli di Emanuela ritengono che la pista dello zio porti fuori strada e accusano il Vaticano

Lunedì 17 Luglio 2023
Emanuela Orlandi, il poliziotto che indagò subito dopo la scomparsa boccia la pista dello zio Mario Meneguzzi: «Lo seguimmo ma lui non c'entra»

Sugli ultimi, recentissimi sviluppi del caso Orlandi, la scomparsa della 15enne vaticana avvenuta ormai 40 anni fa, interviene un poliziotto che seguì le indagini nei primi giorni della sparizione di Emanuela. L'investigatore, definito di primo livello, è stato categorico: in un'intervista al Corriere della Sera afferma che la pista dello zio porta fuori strada. «Lo zio di Emanuela Orlandi non ha nulla a che fare con la scomparsa», ha detto a Fulvio Fiano. L'uomo, in pensione da 20 anni, è tornato con la mente a quei giorni lontani ma sembra molto sicuro di sé quando dice che questa storia della scomparsa legata allo zio e alle molestie rappresenta un buco nell'acqua. «Seguimmo Mario Meneguzzi - ha detto - ispezionammo anche casa sua, ma la pista tramontò presto». 

Emanuela Orlandi, il poliziotto che boccia la pista dello zio: cosa sappiamo finora

Ma di cosa si parla quando si dice "la pista dello zio"? Stiamo parlando di Mario Meneguzzi, cioè del marito della sorella del padre della ragazza scomparsa. Era lo zio dei fratelli Orlandi che aveva fatto delle avances a una nipote: Natalina, sorella di Emanuela. Sono questi gli elementi di novità che hanno fatto riesplodere l'interesse sul caso e hanno fatto parlare di nuova pista investigativa legata alle molestie perpetrate da Meneguzzi, confermate da Natalina Orlandi in una conferenza stampa di pochi giorni fa.

La donna ha parlato di avances solamente verbali da parte del parente; non ci sono stati - ha detto - altri episodi o contatti diretti e fisici. Ha escluso, inoltre, che le avances si siano allungate anche su Emanuela. 

La nuova pista che punta ad accendere un faro dentro casa Orlandi, dentro la loro famiglia, dentro i loro rapporti sarebbe suffragata da un carteggio tra l'ex Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli e un sacerdote confessore degli Orlandi. Nelle lettere si parla di quelle molestie che quindi, seppur molto ridimensionate dalla donna che le ha subite, erano materia di dibattito, interesse, corrispondenza tra personalità importanti. 

Per Pietro e Natalina Orlandi la verità è ancora sempre e solo da ricercare all'interno delle mura vaticane. Per loro la pista dello zio è un mero tentativo di sviare dalla responsabilità vaticane. «La verità fa male a qualcuno, e non può essere quella di mio zio, che può far male solo alla famiglia. In Vaticano sanno cos'è successo, lo sapeva Wojtila, lo sapeva Ratzinger e forse probabilmente lo sa anche Francesco», ha detto Pietro Orlandi nella conferenza stampa indetta con la sorella in cui è tormato a chiedere che indaghi una Commissione di inchiesta. L'investigatore intervistato dal Corsera ha espresso scetticismo su una possibile commissione parlamentare. «Forse ha ragione, anche se l’ipotesi del coinvolgimento di una persona vicina a Emanuela può avere una sua logica. Pietro fa bene a invocare la commissione parlamentare, ma non credo che questa porterà a risultati concreti», ha detto.  

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Il super poliziotto racconta che lo zio Mario fu messo sotto la lente di ingradimento del pool investigatovo. E fu il fiuto poliziesco a provare a capire e seguire quell'uomo. Cioè: l'iniziativa di accendere un faro su di lui fu autonoma rispetto alla procura. «Mai la procura ci trasmise il verbale dell’interrogatorio in cui Natalina riferì di quelle molestie, né fummo noi a informare monsignor Casaroli della confessione da lei resa al suo padre spirituale», ha detto il poliziotto nell'intervista in cui ha spiegato che alcune tra le tantissime ipotesi circolate in questi 40 anni hanno anche fatto perdere del tempo. 

Ma allora quale è il filone investigativo più fecondo? «Anche se non dimostrata - premette il super poliziotto - resta quella di una sovrapposizione tra un caso di pedofilia interna al Vaticano e un inserimento di soggetti esterni che hanno provato a usare il caso a loro vantaggio».

Ultimo aggiornamento: 15:59 © RIPRODUZIONE RISERVATA