Emanuela Orlandi, chi era Mario Meneguzzi: lo zio accusato di molestie. L'identikit simile all'uomo visto con la 15enne per l'ultima volta

Pietro Orlandi: "Sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia, senza vergogna"

Martedì 11 Luglio 2023
Emanuela Orlandi, chi era Mario Meneguzzi: lo zio accusato di molestie. L'identikit simile all'uomo visto con la 15enne per l'ultima volta

Mario Meneguzzi era lo zio di Emanuela Orlandi e padre di Pietro Meneguzzi. Il suo nome torna alla ribalta oggi anni dopo la sua morte: avrebbe provato a molestare Natalina Orlandi, sorella di Emanuela. Il nome dello zio di Emanuela appare ora in un carteggio consegnato dalla procura del Vaticano a quella di Roma, ma in realtà è stato già sondato più volte nel corso di un’inchiesta lunga 40 anni, aprendo di fatto all’ipotesi che l’uomo potrebbe aver riservato lo stesso trattamento a Emanuela.

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Le accuse

Mario Meneguzzi, zio di Emanuela e padre di Pietro Meneguzzi, cugino e amico di Emanuela Orlandi, secondo una corrispondenza tra l’allora Segretario di Stato vaticano Agostino Casaroli e un sacerdote colombiano, avrebbe provato a molestare Natalina Orlandi.

Successivamente l’avrebbe anche minacciata di farle perdere il lavoro di segretaria nell’ufficio legale della Camera dei Deputati se lei avesse parlato. Bisogna sottolineare che Casaroli aveva scritto la lettera su richiesta di qualcuno dei magistrati che indagavano sul caso, il quale gli chiedeva di verificare un’informazione già in possesso della procura di Roma. 

 

La scomparsa di Emanuela

Meneguzzi ha testimoniato sulla scomparsa della nipote davanti al giudice istruttore Ilario Martella nell’ottobre del 1985. Sostenendo che il 22 giugno 1983, data della scomparsa della “Vatican Girl”, non era a Roma. Si trovava invece a Torano di Borgorose nel reatino. Si trovava lì dal pomeriggio del giorno prima, ovvero martedì. In compagnia della figlia Monica e della cognata Anna Orlandi. Ovvero la seconda sorella di Ercole, che viveva in casa con gli Orlandi in Vaticano. La moglie di Meneguzzi invece si chiama Lucia. Con loro c’era anche Ercole, sempre secondo la testimonianza di Meneguzzi. Ma lo stesso Ercole Orlandi ha raccontato in più occasioni che quel giorno non era a Torano, bensì a Fiumicino. Dove si era recato con la moglie per visitare i parenti. L’assenza da casa dei genitori di Emanuela spiega perché la ragazza telefonò a casa e parlò con la sorella Federica di un’offerta ricevuta per vendere prodotti cosmetici della Avon.

L’identikit

Chi indaga sarebbe rimasto molto colpito anche dal raffronto tra il volto di Mario Meneguzzi e l'identikit tracciato dal vigile e dal poliziotto che riferirono di aver visto, la sera della scomparsa, un uomo che parlava con Emanuela appena uscita dalla scuola di musica vicino al Senato. Anche questo dato è rintracciabile nel fascicolo d’inchiesta originario che viene ora riesaminato a fondo: il pm Margherita Gerunda, poi sostituita, ipotizzava l’inganno da parte di una persona conosciuta, sulla cui auto la 16enne sarebbe salita perché si fidava. 

Pedinato dalla polizia

Durante le prime battute dell’inchiesta, Mario Meneguzzi si accorse di essere seguito da una macchina e chiese aiuto a Giulio Gangi, agente del Sisde che inizialmente si occupò della scomparsa di Emanuela. Lo 007 gli disse che la macchina che lo seguiva aveva una targa coperta, ovvero una targa riconducibile ad una macchina della squadra mobile. Gangi successivamente disse che si pentì di aver dato quella informazione a Meneguzzi.

La famiglia di Emanuela

La famiglia di Emanuela Orlandi ha indetto per oggi alle 16 una conferenza stampa presso l’Associazione della Stampa Estera a Roma. L’argomento sono le «notizie emerse in relazione a vicende che vedrebbero coinvolto un familiare nella sparizione» della cittadina vaticana. Ovvero quelle che chiamano in causa lo zio di Emanuela, Mario Meneguzzi, e un presunto caso di molestie nei confronti della sorella maggiore di Emanuela, Natalina Orlandi. Ma il fratello ha già fatto sapere come la pensa. Prima sul gruppo Facebook Petizione Emanuela dopo il servizio del tg di La7: «Oggi ho capito che sono delle carogne. Hanno deciso di scaricare tutto sulla famiglia, senza vergogna, senza vergogna mi fanno schifo». E poi in una serie di dichiarazioni riportate dall’AdnKronos.

«Ci hanno infangato»

Secondo Pietro Orlandi infatti quella di ieri è stata «una carognata»: «Sono arrabbiato, furioso. Hanno passato il limite come non mai e con l’avvocato Sgrò sto organizzando per domani una conferenza stampa. Non possono scaricare le responsabilità di tutto su una famiglia… Non pensano ai parenti, ai figli? No, questa carognata non può passare così». Orlandi dice anche che «nessuno ha chiamato le mie sorelle e i miei cugini. Non siamo stati chiamati dalla procura di Roma, da nessuno. Mi auguro che questa commissione parlamentare parta e svergogni chi oggi miserabilmente ci ha infangato». Infine, Orlandi annuncia di essere pronto a chiedere un incontro a Papa Francesco.

Ultimo aggiornamento: 16:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA