TheBorderline, la challenge della Lamborghini era fasulla? Gli amici: «Tutto finto, volevano solo attirare follower»

Il racconto di chi li conosce bene: «Mai in auto per 50 ore, video montati ad arte per aumentare contatti e follower»

Sabato 17 Giugno 2023 di Camilla Mozzetti
TheBorderline, la challenge della Lamborghini era fasulla? Gli amici: «Tutto finto, volevano solo attirare follower»

Nulla di vero, tutto orchestrato. Un falso in piena regola prodotto per conquistare più visualizzazioni e aumentare la “fama” social. «Le challenge del gruppo “The Borderline” sono finte», dicono gli amici dei quattro ragazzi che, a bordo di una Lamborghini Urus presa a noleggio, hanno travolto mercoledì pomeriggio a Casal Palocco la Smart “ForFour” su cui viaggiavano Elena Uccello e i suoi due figli. Manuel Proietti, cinque anni appena, è morto sul colpo. E per cosa? Mentre le indagini passano di mano - ad occuparsene non saranno più i vigili urbani ma i carabinieri - chi conosce il gruppo per motivi di lavoro o perché ci è cresciuto è netto: «Non c’è nulla di vero, ma quali 50 ore a bordo di un’auto, è tutto finto per tirar su contatti, visualizzazioni, “like”». Matteo Di Pietro, alla guida del suv è stato indagato per omicidio stradale.

Il 20enne è il “mentore” di “The borderline”, la società di youtuber che, tra una parodia e l’altra, sfornava “challenge” a ritmo costante. Ma anche l’ultima - la sfida di restare a bordo della lussuosa Lamborghini per 50 ore filate - era «orchestrata». In che modo? 

IL MECCANISMO
Meccanismo semplice: l’auto era stata noleggiata martedì, il giorno prima dell’incidente, ai “followers” (migliaia) si era fatto credere che la “crew” sarebbe rimasta a bordo per più di due giorni, in verità «giravano video da caricare poi a intervalli regolari», dicono gli amici di modo da far credere appunto che la permanenza a bordo del veicolo effettivamente fosse di oltre due giorni. Uno stratagemma che sarebbe stato usato anche per altre “sfide” in passato che condizionava i seguaci dei social e li induceva a credere vero qualcosa che non lo era. Una truffa, in sostanza. Ma questa volta si è consumata la tragedia con un bimbo morto. I cellulari dei cinque ragazzi - a bordo del veicolo c’era anche Gaia Nota, 20 anni che pare fosse salita nel suv per essere riaccompagnata a casa ad appena 500 metri prima da dove si è verificato poi l’incidente - sono stati sequestrati.

Le verifiche sui dispositivi serviranno a capire se al momento dell’impatto qualcuno, compreso il guidatore, fosse intento a registrare un video inducendo quindi ad abbassare l’attenzione. Nei prossimi giorni saranno svolte, inoltre, le perizie su entrambi i veicoli - la Lamborghini e la Smart - per stabilire con certezza la velocità dei mezzi. Di certo, per come hanno poi potuto rilevare i vigili urbani nelle prime fase dei rilievi, il suv noleggiato a 1.500 euro al giorno, viaggiava ad una velocità di molto superiore a quella consentita. Anche fosse pertinente la ricostruzione dell’avvocato di Matteo Di Pietro - ovvero quella per cui la Smart sul rettilineo fra via Archelao e via di Macchia Saponara avrebbe girato a sinistra - la Lamborghini non è riuscita ad evitarla. E il motivo è da ricondurre quasi certamente e solo alla velocità. Ieri sono partite le prime perquisizioni: eseguita quella a casa di Di Pietro. Attualmente il 20enne, in possesso del passaporto, pur essendo indagato è libero di muoversi. Gli esami tossicologici, condotti dopo l’incidente, non hanno escluso la positività ai cannabinoidi ma i livelli erano sotto soglia. Ciò significa che il ragazzo, già segnalato in Prefettura come assuntore a seguito di un controllo dei carabinieri nel marzo 2021, aveva assunto hashish o marjiuana nei giorni precedenti lo schianto.
 

Ultimo aggiornamento: 10:42 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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