NAPOLI - Se vuoi seppellire dignitosamente il tuo caro estinto devi pagare l’esumazione della salma di un altro.
Succede al cimitero di Boscotrecase dove, per far fronte alla penuria di posti da interro, è stato ideato un “sistema”ad hoc . A denunciare ai carabinieri di Trecase e al commissario prefettizio De Stefano i particolari di questa singolare procedura è Maria Rosaria Celeo, una professoressa universitaria che, dopo la perdita della madre, si è vista consegnare dall’ufficio amministrativo del cimitero tre bollettini postali: due da 190 e 200 euro per l’interro della salma destinati al Comune e all’Arciconfraternita di appartenenza e un terzo di 240 euro per l’esumazione della spoglia interrata al posto destinato alla madre.
«Si immagini la mia sorpresa – commenta Maria Rosaria Celeo - avrei dovuto pagare 240 euro per l’esumazione di un'altra salma, facendo il versamento al Comune a nome di un’altra famiglia. Una situazione paradossale». A cui Maria Rosaria decide di non sottostare.
Cerca di reperire informazioni più dettagliate al Comune di Trecase e si confronta con la famiglia del defunto a cui avrebbe dovuto pagare l’esumazione. Ma le risposte sono secche: «E’ il sistema signò».
Come una catena di Sant’Antonio, anche la famiglia precedente quattro anni prima aveva dovuto pagare sia l’interro del proprio caro sia l’esumazione del corpo del precedente. Per un totale di 630 euro. Cifre da capogiro nel business del caro estinto. E chi non può permetterselo? Rimane la fossa comune.
«Per una persona bisognosa seppellire un proprio familiare può essere una spesa insostenibile. E quello che chiamano il ‘sistema’ è un vero e proprio ricatto morale. E’ ovvio che non avrei mai permesso di far seppellire mia madre nella fossa comune».
Maria Rosaria, nonostante il dolore, è decisa: «Io ho scelto di non pagare il terzo bollettino e ho denunciato l’accaduto anche al commissario prefettizio De Stefano ed è stato proprio lui a invitarmi a sporgere denuncia. Sono la prima ad avergli reso nota questa situazione. E questo perché si approfitta del lutto delle persone».
In un momento così doloroso, infatti, molti si sono adeguati: i familiari pagano quanto richiesto e aspettano pazientemente che arrivi un’altra salma per esumare il proprio caro. Attendono anche più di due anni, cioè il consueto arco di tempo trascorso il quale si può procedere all’esumazione.
«Molti sono in attesa da più di quattro anni. E’ vero che c’è penuria dei posti da interro ma delle soluzioni alternative ci sarebbero, anche per chi non ha ancora un loculo di proprietà. Infatti esiste un ossario che potrebbe ospitare i resti in attesa dei lavori di ampliamento del cimitero che, tra l’altro, non sono ancora iniziati».
Ultimo aggiornamento: 19 dicembre, 18:09
Succede al cimitero di Boscotrecase dove, per far fronte alla penuria di posti da interro, è stato ideato un “sistema”ad hoc . A denunciare ai carabinieri di Trecase e al commissario prefettizio De Stefano i particolari di questa singolare procedura è Maria Rosaria Celeo, una professoressa universitaria che, dopo la perdita della madre, si è vista consegnare dall’ufficio amministrativo del cimitero tre bollettini postali: due da 190 e 200 euro per l’interro della salma destinati al Comune e all’Arciconfraternita di appartenenza e un terzo di 240 euro per l’esumazione della spoglia interrata al posto destinato alla madre.
«Si immagini la mia sorpresa – commenta Maria Rosaria Celeo - avrei dovuto pagare 240 euro per l’esumazione di un'altra salma, facendo il versamento al Comune a nome di un’altra famiglia. Una situazione paradossale». A cui Maria Rosaria decide di non sottostare.
Cerca di reperire informazioni più dettagliate al Comune di Trecase e si confronta con la famiglia del defunto a cui avrebbe dovuto pagare l’esumazione. Ma le risposte sono secche: «E’ il sistema signò».
Come una catena di Sant’Antonio, anche la famiglia precedente quattro anni prima aveva dovuto pagare sia l’interro del proprio caro sia l’esumazione del corpo del precedente. Per un totale di 630 euro. Cifre da capogiro nel business del caro estinto. E chi non può permetterselo? Rimane la fossa comune.
«Per una persona bisognosa seppellire un proprio familiare può essere una spesa insostenibile. E quello che chiamano il ‘sistema’ è un vero e proprio ricatto morale. E’ ovvio che non avrei mai permesso di far seppellire mia madre nella fossa comune».
Maria Rosaria, nonostante il dolore, è decisa: «Io ho scelto di non pagare il terzo bollettino e ho denunciato l’accaduto anche al commissario prefettizio De Stefano ed è stato proprio lui a invitarmi a sporgere denuncia. Sono la prima ad avergli reso nota questa situazione. E questo perché si approfitta del lutto delle persone».
In un momento così doloroso, infatti, molti si sono adeguati: i familiari pagano quanto richiesto e aspettano pazientemente che arrivi un’altra salma per esumare il proprio caro. Attendono anche più di due anni, cioè il consueto arco di tempo trascorso il quale si può procedere all’esumazione.
«Molti sono in attesa da più di quattro anni. E’ vero che c’è penuria dei posti da interro ma delle soluzioni alternative ci sarebbero, anche per chi non ha ancora un loculo di proprietà. Infatti esiste un ossario che potrebbe ospitare i resti in attesa dei lavori di ampliamento del cimitero che, tra l’altro, non sono ancora iniziati».