Melito di Napoli, arrestato il sindaco Luciano Mottola: scambio elettorale politico mafioso

In carcere anche il presidente del consiglio comunale Marrone e altri due consiglieri comunali

Martedì 18 Aprile 2023
Melito di Napoli, arrestato il sindaco Luciano Mottola: scambio elettorale politico mafioso

Arrestato il sindaco di Melito di Napoli Luciano Mottola. È un vero e proprio terremoto giudiziario quello che s'è abbattuto questa mattina sul popoloso comune della cintura nord di Napoli.

Un'inchiesta della Direzione Investigativa Antimafia ha portato all'arresto di 18 persone gravemente indiziati, a vario titolo, di scambio elettorale politico mafioso, attentati ai diritti politici del cittadino, associazione di tipo mafioso, corruzione, concorso esterno in associazione mafiosa e tentata estorsione. Tra questi spiccano i nomi del sindaco Mottola, del presidente del consiglio comunale Rocco Marrone, di altri due consiglieri comunali e del coordinatore per Melito dell’azienda incaricata del servizio di igiene urbana, padre di un consigliere comunale già candidato sindaco alle elezioni dell’ottobre 2021. 

Terremoto a Melito, le indagini della Dia

Il provvedimento è frutto delle indagini svolte dalla Dia di Napoli e coordinate dalla Dda a partire dalle notizie inizialmente acquisite sull'interesse della criminalità organizzata ad inserirsi nelle elezioni del sindaco e per il rinnovo del consiglio comunale di Melito di Napoli. Il Gip ha ritenuto che, allo stato, dalle indagini siano emersi gravi indizi sull'esistenza di un accordo già per il primo turno di votazioni, svoltosi il 3 e 4 ottobre 2021, tra esponenti della criminalità organizzata operante in quel territorio - clan Amato Pagano - ed alcuni rappresentanti della coalizione a sostegno del candidato sindaco Marrone Nunzio (quest'ultimo non indagato) che avrebbero accettato la promessa, da parte dei referenti dell'organizzazione criminale, di procurare alla coalizione ed allo stesso candidato sindaco i voti degli appartenenti al clan, dei soggetti ad esso legati e dei residenti del rione popolare destinatari di pressioni ed intimidazioni, in cambio dell'erogazione di somme di danaro e di altre utilità nonché della disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell'associazione camorristica.

«In questa fase - riferisce la Dia - sarebbe stato persino impedito l'esercizio dei diritti politici di una candidata al consiglio comunale costretta, con gravi minacce, quali l'allontanamento dall'abitazione o la chiusura dell'esercizio commerciale, a svolgere campagna elettorale non per sé ma per un candidato dell'opposta coalizione gradito al clan». Nel corso delle indagini sono, altresì, emersi episodi di compravendita di voti di consiglieri comunali in occasione delle elezioni (di secondo livello) per gli organi della Città metropolitana svoltesi il 13 marzo 2022. Sono stati, inoltre, individuati gravi indizi su alcuni episodi estorsivi posti in essere dagli affiliati al clan.

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