Blitz antispionaggio a Milano, la Procura: Hacking Team in mano anche dell'Isis

Sabato 21 Novembre 2015
Blitz antispionaggio a Milano, la Procura: Hacking Team in mano anche dell'Isis
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Due ex collaboratori di Hacking Team potrebbero aver venduto spyware, sistemi informatici di spionaggio, che potrebbero essere finiti in mano anche a jihadisti.

È l'ipotesi della Procura di Milano che ha disposto perquisizioni in corso stamani in una società di Torino. Scoperto un pagamento da una società saudita.



Le perquisizioni, disposte dal pm di Milano Alessandro Gobbis ed effettuate dalla Polizia postale, rappresentano lo sviluppo dell'inchiesta sull'attacco informatico subito, ai primi di luglio, dalla società Hacking Team che forniva l'ormai famoso software-spia Galileo anche a governi di tutto il mondo e che vede indagate cinque persone, tra ex collaboratori ed ex dipendenti dell'azienda che si occupa di programmi di sorveglianza.



Il blitz di stamani, in particolare, ha riguardato la società Mala srl con sede a Torino riconducibile a due degli indagati, Mostapha Maanna e Guido Landi, ex collaboratori di Ht. Investigatori e inquirenti, infatti, hanno scoperto un versamento di circa 300 mila euro sul conto della società da parte di una società con base in Arabia Saudita, la Saudi Technology Development. Il sospetto alla base delle nuove perquisizioni è che i due ex collaboratori di HT abbiano venduto a quel prezzo il cosiddetto «codice sorgente» dello spyware Galileo alla società saudita, probabilmente mediatrice per conto di un altro committente da individuare. Codice utile, secondo gli investigatori, per «neutralizzare» o «riprodurre» il software di spionaggio che, è l'ipotesi degli inquirenti, potrebbe anche essere finito in mano ai terroristi.



«Siamo tranquilli e certi che le indagini dimostreranno che le accuse che ci vengono mosse sono 'bufalè diffuse da Hacking Team». È quanto afferma l'avvocato Sandro Clementi, legale di Mostapha Maanna e Guido Landi, i due ex collaboratori dell'azienda milanese che oggi sono stati oggetto delle perquisizioni da parte della Polizia postale nell'ambito dell'inchiesta del pm di Milano Alessandro Gobbis.
Nel decreto di perquisizione, spiega ancora il legale, «non c'è alcun riferimento al fatto che la società Mala srl», fondata dai due indagati, «possa aver venduto servizi informatici agli arabi, poi finiti in mano ai terroristi». Quella del terrorismo, secondo il difensore, «può essere un'ipotesi investigativa, ma non è stata messa nero su bianco. Negli interrogatori di luglio, chiesti da noi - aggiunge il difensore - abbiamo spiegato i rapporti commerciali della società Mala, giustificati da contratti. Non abbiamo nulla da nascondere, siamo contenti che le indagini vadano avanti. Verrà dimostrata la nostra estraneità».
Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 20:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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