Chiusa dopo 80 anni una causa
per la proprietà di un terreno

Sabato 11 Ottobre 2014
Chiusa dopo 80 anni una causa per la proprietà di un terreno
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Giustizia lenta, lentissima, quasi ferma. Lo dimostra anche la storia di una causa durata 80 anni, un pezzo di secolo, nel corso della quale si è accertato, in tema di diritto feudale, la natura "allodiale" (piena proprietà) di un terreno, con richiami al catasto francese del 1801 e risalendo fino al 1536, per accertare «possessi continui e non interrotti» di terreni contesi tra la proprietà pubblica di un uso civico comunale e quella privata e scomodando anche i provvedimenti legislativi emanati durante la reggenza del Regno di Napoli di Giuseppe Bonaparte.



Una storia cominciata nel 1934. La vicenda, emblematica dei tempi di applicazione del diritto, ma anche a suo modo affascinante per i richiami storici e le diverse perizie succedutesi, si è conclusa con una sentenza del Commissariato per la liquidazione degli usi civici per la Campania e il Molise che ha definito la vertenza cominciata con una udienza fissata alle 11 di sabato 30 giugno 1934 quando il Comune di Arienzo (Caserta), attraverso il podestà, citò in giudìzio Tommaso de Falco - innanzi al presidente della Corte di Appello, Gaetano Azzariti, commissario liquidatore degli usi civici - in quanto l'ente pubblico rivendicava per diritto feudale l'appartenenza al demanio di 10 ettari di terreno.



Le ricerche storiche. Per il Comune le terre spettavano alla collettività contadina comunale che fin dall'anno 1536 poteva ricavare i prodotti necessari alla sopravvivenza, come enunciato dalla sentenza del 29 novembre 1809 della Commissione feudale, intervenuta nel giudizio del Comune di Arienzo contro il Principe di Colubrano.



La conclusione. Dopo una serie infinita di accertamenti, ricerche d'archivio, perizie, opposizioni, ricorsi, verifiche tecniche, nomina di esperti, il commissario per la liquidazione degli usi civici per la Campania e il Molise, presidente Anna Maria Allagrande, ha posto la parola fine alla causa e ha accolto la tesi sostenuta per anni, per ultimo dal prof. Diego de Falco, docente di Statistica matematica nell'Università Statale di Milano difeso dall'avvocato Amedeo Passaro del Foro di Napoli, esperto di Diritto Feudale, riconoscendo la piena proprietà delle terre alla famiglia de Falco, come è risultato, «dopo faticosa ricerca, dal catasto francese del 1801, foglio 496, istituito da Giuseppe Bonaparte».



«Si tratta - spiega l'avvocato Passaro - di un caso molto interessante che, senza dubbio, denota i meccanismi infernali dell'accertamento della verità processuale dopo due secoli, ma è anche uno straordinario esempio di analisi storica. Basta leggere la sentenza del presidente Allagrande per rendersene conto».

Una vicenda fuori dal tempo, in tutti i sensi, che il legale, con un riferimento filosofico, commenta così: «Come afferma Heidegger, le vie che portano alla verità sono le stesse che portano all'errore, per cui la giustizia italiana è lenta ma difficilmente commette errori».
Ultimo aggiornamento: 14:03

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