GORGO AL MONTICANO - Una prima cartella esattoriale a Daniele Pelliciardi era arrivata ancora nel 2019. Con la richiesta di pagare le spese di iscrizione a ruolo della sentenza che l’aveva visto vincente nei confronti del ministero dell’Economia. A perdere era stato Naim Stafa, l’albanese accusato d’essere la mente del brutale omicidio dei suoi genitori Guido Pelliciardi e Lucia Comin.
IL MASSACRO
Sono passati 15 anni da quell’agosto 2007 quando Guido e Lucia vennero ritrovati massacrati. La vicenda è complessa. L’albanese Naim Stafa, all’epoca 33enne, prima del delitto di Gorgo, era stato incarcerato con un altro nome. Ragion per cui era riuscito a ottenere un risarcimento dal tribunale di Napoli pari a 111mila euro. Nel frattempo era maturato il progetto del delitto di villa Durante. Nella fabbrica mottense dei Durante lavorava Alin Bogdaneanu, romeno 19enne, che aveva conosciuto Stafa ed il suo compare Artur Lleshi. I tre avevano puntato gli occhi sulla villa della signora Elvira Durante. In quella notte del 21 agosto era stato messo in atto quello che doveva essere un furto, degenerato poi nella tragica rapina ed omicidio. Nella successiva, lunga fase giudiziaria, a Daniele Pelliciardi è stato riconosciuto un risarcimento di 1 milione di euro. «Soldi mai visti» conferma Daniele. Del resto i tre balordi non disponevano di beni economici. C’erano però quei 111mila euro che lo Stato doveva riconoscere a Sfata e che l’avvocato di Pelliciardi era riuscito a bloccare.
SENZA RISPOSTA
«Le spese di deposito della sentenza dovevano essere a carico di Stafa – precisa Daniele Pelliciardi - Nel 2019 appena mi arrivò la cartella esattoriale il mio avvocato inoltrò subito una comunicazione ufficiale, facendo presente l’errore. Nessuno da allora gli ha risposto. Tanto che pensammo si fossero accorti che c’era uno sbaglio e che avessero rimediato. In questi giorni mi è giunta una nuova cartella maggiorata degli interessi. Giovedì l’avvocato ha scritto nuovamente, vediamo se stavolta ci rispondono. Solo in Italia la burocrazia è così lenta ed elefantiaca. Il peggio comunque è che non mi consentono di mettere la parola “fine” una volta per tutte a questa vicenda».