Conteggio dei resti sbagliato: De Carlo fuori dal Parlamento torna a fare il sindaco in Cadore

Mercoledì 1 Luglio 2020 di Lauredana Marsiglia
In primo piano Luca De Carlo di Fratelli d'Italia
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CALALZO DI CADORE - Nel fantastico mondo del Parlamento italiano succede che per oltre due anni sei un deputato della Repubblica, poi un bel mattino di sole, come ieri a Roma, i colleghi della giunta per le elezioni ti avvisano laconicamente, con consolatorie pacche sulla spalle, che si sono sbagliati. «Sei fuori, amico. Il tuo posto va ad un altro».

La vittima del kafkiano riconteggio degli infernali resti è Luca De Carlo, eletto il 23 marzo 2018 nella lista di Fratelli D’Italia nel collegio Belluno-Treviso. Una mazzata che fa mentalmente barcollare il povero De Carlo. Pirotecnico come pochi, sempre sul pezzo, l’ormai ex deputato della XVIII legislatura trova a stento le parole per commentare. Ma da «uomo delle istituzioni», così si definisce, spiega che non farà ricorso per prendere tempo. Anzi, tra le prime reazioni di un giorno da dimenticare, c’è quella del galantuomo che telefona a chi prenderà il suo posto nella giostra delle nomine a scoppio ritardato. 
Tornerà a fare il sindaco della sua Calalzo di Cadore e soprattutto il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia.
Il boccone è di quelli avvelenati. E per lui non è nemmeno la prima volta visto che, subito dopo le elezioni, era già accaduto. Ma se allora un tentennamento ci stava, anche se durato cinque giorni, ad oltre due anni dalla chiusura dei seggi diventa difficile accettare.

Come l’ha presa onorevole?
«Avevo già vissuto quest’esperienza subito dopo le elezioni, ma tutto rientrò nel giro di pochi giorni, confermando la mia nomina. In termini umani è davvero pesante. Per fortuna io sono un uomo che ha sempre riempito la propria vita di molti impegni. Sono sindaco e coordinatore regionale di FdI. Continuerò a fare politica».

Perché non fare un ricorso, non si sa mai che il riconteggio sia da riconteggiare?
«Prendo atto della decisione. Io sono un uomo delle istituzioni, non uno che resta attaccato alla sedia. Sono pronto a dedicarmi a nuove sfide, come le elezioni regionali ormai prossime. Certo, per me questa è una grandissima delusione, credo possa essere comprensibile. Ma esco di scena con la coscienza a posto. Ho dato tutto quello che potevo».

Come si sente ?
«Ho bisogno di liberarmi il cervello per non restare in questo limbo. Sinceramente non ho nemmeno più la voglia di discutere».

Ma potrebbe candidarsi alle Regionali?
«Non credo. Sono coordinatore veneto e devo occuparmi di molte cose. Il mio ruolo sarà questo. È una grossa sfida».

Ma chi precisamente le ha comunicato la brutta notizia?
«È successo stamattina. I miei colleghi che siedono nella giunta per le elezioni mi hanno chiamato per comunicarmi che il conteggio era stato sbagliato e che quindi perdevo il seggio».

E la sua reazione, qual è stata?
«Evidente che sono rimasto allibito, sconcertato per il tempo che era passato dalla nomina. Dopodiché cercherò di metabolizzare. Devo smaltire la delusione».

Fino a quanto resterà in Parlamento?
«Credo ancora un mesetto. Ci sono cose che vorrei portare a termine come la legge per il ripristino del Corpo forestale dello Stato. Ho poi in ballo molte interrogazioni che riguardano il nostro territorio».

E Giorgia Meloni cosa le ha detto?
«Mi ha abbracciato, dicendo che le dispiaceva».

Ma senta, non è che questo sistema dei resti possa essere incanalato in percorsi meno arzigogolati?
«È necessario trovare un sistema affinché ciò che è accaduto a me non debba più succedere. Spero che il Governo e il Parlamento mettano mano a questo sistema».

Cos’è che le fa più male nel dover lasciare?
«L’aver iniziato un percorso e doverlo lasciare a metà, dopo averci messo anima e cuore, anche se so che la politica è fatta di tanta precarietà. Comunque, la mia passione potrà trovare sfogo in altre ruoli».
E se dovessero insistere affinché si candidadi alle regionali?
«No, non credo che lo farò».

Ha avuto la solidarietà dei colleghi bellunesi?
«Sì, subido da Dario Bond e anche del ministro Federico D’Incà».

Ma lei si fatto la classica domanda “ma perché proprio a me”?
«Penso che il Signore metta la croce sulle spalle di chi è in grado di portarla. una cosa così brutta per ben due volte è inumana.

E con il vitalizio come la mettiamo?
«Niente vitalizio. Serve almeno una legislatura».
 

Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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