Ressa per lo spritz, il prefetto: «Se continua così chiuderemo tutto»

Giovedì 21 Maggio 2020 di Nicola Munaro
La movida in Erbaria, a Venezia, dopo la fine del lockdown
VENEZIA - Lunedì sera all’ora dell’aperitivo Vittorio Zappalorto, prefetto di Venezia, ha deciso di testare con i propri occhi quale fosse la situazione nei luoghi della movida della città d’acqua nel primo pomeriggio post lockdown. Il risultato, a sentirselo raccontare, non è stato dei più incoraggianti. «La speranza è che il virus perda forza da solo, perché se pensiamo di trovare soluzione dal comportamento delle persone rischiamo di rimanere delusi. Chiudere di nuovo? Se i dati dovessero ripartire, saremo costretti a farlo».
Partiamo dall’inizio. Prefetto, lei cos’ha visto nella passeggiata tra calli e campi?
«Sono stato in giro un paio d’ore nel centro di Venezia e ho visto frotte di ragazzi e ragazze seduti sulle panchine o ai tavolini senza mascherine, si parlavano senza distanziamento, senza precauzione come prima del virus. Sono rimasto sbalordito dalla superficialità e dalla noncuranza di questi comportamenti. Non penso che questo modo di fare ci porti tanto avanti».
La ripresa era necessaria...
«Chiaramente l’economia chiede che si riapra, è ovvio, non possiamo suicidarci economicamente. Altri paesi al mondo stanno riaprendo ed è giusto avvenga anche da noi ma se dovessimo tornare alla chiusura sarebbe drammatico per l’economia stessa. In questi mesi di lockdown abbiamo guadagnato immagine e credito di fronte all’Europa e all’Oms. Dovesse succedere un ritorno della malattia tutto questo credito non ce lo darebbero e sarebbe drammatico nella politica europea».
È deluso?
«C’è più stizza e rabbia: mi sono detto “guarda dove vanno tutti i nostri sacrifici, guarda cosa stiamo rischiando”. Perché non si può bere uno spritz o stare assieme con un po’ più di cautele. Forse questi tre mesi non sono bastati. Dobbiamo mettere, un carabiniere dietro ogni bacaro? Non possiamo ridurci a questo»
Quando il governatore Luca Zaia dice «chiudo tutto», le sembra un’esagerazione?
«Non lo è, Zaia sarà costretto a chiudere tutto se le cose vanno male: ogni decisione è presa sulla base dei dati epidemiologici, se questi dati tornano negativi dovrà farlo ma sarà una sconfitta per tutti. E sarà ancora più bruciante per chi continua ad avere comportamento rispettosi, persone che fanno tutto e lo fanno con cautela. Questi, e mi ci metto dentro anch’io, avranno male dopo tutti questi sacrifici a ritornare indietro». 
Sarebbe insopportabile...
«Se prima siamo stati bravi, un secondo lockdown sarà più difficile perché la gente non ci sta. Tanti responsabili diranno “io non ho colpe, perché pago i comportamenti di chi non rispetta le regole”».
C’è chi ha avanzato l’ipotesi di convocare un tavolo in regione con i prefetti per invitare le forze dell’ordine a multare i trasgressori. 
«Se dovessimo tornare indietro sarebbe un fallimento per il paese, vuol dire che la gente non ha capito e non ha interiorizzato il messaggio. Convocare i prefetti per misure del tutela, sì in un certo senso sarebbe ammettere di aver fallito».
Il Viminale ha scritto una circolare che dà mandato a sindaci e prefetti di chiudere le aree dove non si possono rispettare le norme. È applicabile a Venezia?
«È applicabile per Venezia come per tutte le altre città. A noi non resta che seguire le indicazioni, eventualmente lo faremo. Dico però una cosa».
Prego...
«Non possiamo sprecare forze di polizia per correre dietro a quelli dello spritz, le forze di polizia vanno sistemate lì dove c’è bisogno. Se il Viminale ce lo dice, le metteremo alle fermate dei bus, in stazione perché lì vale la pena di controllare, dove c’è gente che usa mezzi pubblici per andare a lavoro. I ragazzi dello spritz, certo, se li becchiamo li stanghiamo ma non mi sembra giusto mettere la polizia a inseguirli».
Dopo questi primi giorni, che aspettative ha?
«Mi aspetto che la gente rifletta, non credo ci voglia il bastone per far capire ogni cosa perché vorrebbe dire che non siamo più un paese libero. Penso che le persone siano responsabili, se così non fosse vorrebbe dire che non siamo maturi e chi ci ha dato un giudizio positivo si è sbagliato. Se torniamo indietro ci siamo condannati su tutto, a partire dalla credibilità come paese e come popolo».
Ultimo aggiornamento: 11:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci