Dona il rene alla moglie e le dona una nuova vita

Domenica 23 Febbraio 2020 di Diego Degan
Filippo Valerio e la moglie Clara Padoan
«Perché l’ho fatto? Credo che la risposta stia tutta in questi 33 anni che abbiamo passato insieme». Oggi, Filippo Valerio, operaio a Porto Marghera, di anni ne ha 54. E, rispetto quando ha conosciuto sua moglie, Clara Padoan, ha un rene in meno, perché l’altro lo ha donato a lei. Una donazione da vivente che già è un grande gesto di altruismo ma che, per la coppia, è stata anche più complicata, perché i loro gruppi sanguigni sono diversi ed entrambi hanno dovuto sottoporsi a lunghe visite, lui, e sedute di plasmaferesi, lei, prima di arrivare al momento del trapianto, eseguito il 18 dicembre scorso a Padova.  Ora stanno bene entrambi e, anche se dovranno sottoporsi a controlli periodici - tra qualche giorno lui, e tra qualche settimana lei - potranno rientrare nei rispettivi posti di lavoro e riprendere la loro vita “normale”.
  «I primi problemi di funzionalità renale – racconta Clara – li ho avuti nel 2001-2003. Avevo la pressione alta e i successivi controlli hanno portato a una diagnosi di glomerulonefrite progressiva. Ma con i farmaci e la dieta sono riuscita a tenerla sotto controllo e a condurre una vita quasi normale per molti anni». Anni nei quali Clara ha cambiato diverse cose nella sua vita. Il lavoro, prima di tutto. «Ero operaia tessile in un laboratorio a Cavarzere – racconta –, ma ho colto l’occasione di un corso per operatore socio sanitario e ho abbandonato quel lavoro che mi pareva anche poco sano». Precaria per anni, con qualche cooperativa, in ospedali e case di riposo del circondario fino alla recente assunzione all’ospedale Sant’Antonio di Padova, Clara ha, comunque, cambiato la sua condizione lavorativa. E, dal 2004, si è anche data alla politica, diventando segretaria di sezione e, nel 2011, consigliera comunale per la Lega Nord, partito in cui militavano anche il marito e il figlio Michael divenuto, a vent’anni, tra il 2009 e il 2014, uno dei più giovani consiglieri provinciali mai eletti. Una storia di militanza, tramontata con l’arrivo di Salvini, ma che ha dato alla famiglia Valerio una certa notorietà che ha tenuto alta l’attenzione di molti sui (pochi ma toccanti) post in Facebook che, dallo scorso maggio, Clara scriveva per parlare dei suoi timori e delle sue speranze. Timori cresciuti quando i dottori Michele Urso e Vincenzo Lidestri, della Nefrologia di Chioggia le hanno detto che i valori di creatinina che, negli anni erano lentamente cresciuti, imponevano una scelta: o la dialisi, in attesa di un trapianto da donatore morto, o un trapianto da vivente, magari un parente compatibile. «Non sapevo cosa fare – dice Clara –. Mio padre è morto da diversi anni, mia madre è ultraottantenne e non avrebbe potuto sottoporsi all’intervento. Ho anche tre fratelli, più grandi di me. Ma come si fa a chiedere a un fratello “mi dai un rene?” e loro, per comprensibilissime ragioni, non si sono fatti avanti. Lo aveva fatto Michael, ma sono stata io a dire di no: una madre non può accettare una cosa del genere da un figlio».  La sorpresa è stata Filippo. «Ne aveva parlato con il nefrologo di nascosto da me – continua Clara – e, ad un certo punto ha detto “te lo do io il rene”»,. I gruppi sanguigni (0+ Clara e B+ Filippo) non sono compatibili ma, da qualche anno, esiste una procedura di “filtraggio” che elimina gli anticorpi che possono causare rigetto. Clara si è sottoposta a sei sedute, prima e una dopo il trapianto, mentre Filippo si sottoponeva a una serie di esami che «l’hanno rivoltato come un calzino» per verificare che non ci fossero controindicazioni per lui. Alla fine tutto è andato bene. Clara e Filippo ringraziano entrambi il professor Paolo Rigotti del Centro trapianti di Padova. E Clara quel «marito fantastico che ho al mio fianco, perché mi ha dato una nuova vita». 
Ultimo aggiornamento: 24 Febbraio, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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