Zaia: «Voglio scrivere una pagina di storia:
autonomia per avere competenze e soldi»

Sabato 27 Marzo 2010
Il manifesto elettorale di Luca Zaia
MESTRE (27 marzo) - Luca Zaia, 42 anni compiuti oggi, candidato presidente del Veneto per la coalizione Pdl-Lega, si sottoposto alle domande dei giornalisti del Gazzettino e ha anticipato le caratteristiche della sua giunta regionale e i primi temi che saranno affrontati dopo le elezioni. Il candidato governatore ha rinnovato il suo appello a tutti gli elettori ad andare a votare, per dare sostegno alla Regione in una legislatura nella quale si dovrà «scrivere una pagina di storia» contrattando con lo Stato un maggiore livello di autonomia per il Veneto.



Cominciamo parlando di uomini e poltrone. Come sarà la giunta regionale Zaia?

«Se sarò eletto, io voglio come interfaccia le segreterie politiche. Non voglio trattare con gli assessori. Abbiamo scelto un tavolo snello, con i segretari dei partiti, e chiuso. Ho un rapporto serenissimo con Giorgetti, Zorzato e Gobbo. Siamo d’accordo che nei primi cento giorni faremo il nuovo regolamento del consiglio regionale. È indispensabile. Noi non ci candidiamo per fare una strada in più o un ospedale in meno. Questa è roba che comunque un amministratore deve fare. La vera pagina di storia si scrive sul federalismo in Veneto. Ma se noi abbiamo un consiglio regionale che non è in grado di deliberare, non si fa nulla. Io non sono un despota, ma a Roma si approva una finanziaria in nove minuti, in consiglio regionale ci han messo tre mesi a dividere a fettine la torta per tacitare anche l’ultimo consigliere che minacciava l’ostruzionismo. È scandaloso questo. Col nuovo regolamento, l’opposizione avrà tutti gli strumenti per opporsi, anche più di adesso. Ma alla fine si pone la questione di fiducia: o passa la norma, o va a casa il governo regionale».



E col nuovo regolamento, si farà il federalismo.

«La Regione Veneto ha un bilancio di dieci miliardi e 600 milioni di euro, e di spesa libera c’è solo il 5 per cento. Con questi soldi non c’è un programma che si riesca a realizzare, compreso il mio. O decidiamo che il federalismo è l’unica via di uscita oppure qui è finita. Senza federalismo il Veneto è alla paralisi. È inutile raccontare tante storie: senza federalismo questa regione ha finito di vivere».



Ci sarà federalismo anche per Comuni e Province? Si accusa la Lega di essere più centralista dei partiti centralisti storici.

«La mia visione è che la Regione ritorni al suo ruolo fondamentale, di fare leggi. L’amministrazione è di Province e Comuni. L’urbanistica la deve fare l’ente locale. Gli enti locali devono avere potere, devono dare risposte ai cittadini. Se qualcuno pensa di mettere in piedi un neo centralismo regionale, allora andiamo tutti a casa».



La carica di presidente del Consiglio regionale andrà all’opposizione?

«Penso proprio di no, chi governa si assume l’onere e l’onore di gestire e di dare risposte. Io ho bisogno di un presidente del consiglio regionale autonomo e forte, perché andiamo a scrivere una pagina di storia».



Il suo vicepresidente sarà Zorzato, del Pdl?

«Assolutamente sì, l’ho voluto io fra l’altro. Ha esperienza ed è un uomo equilibrato. Baionetta e assalto all’arma bianca non servono. Si prendono più mosche col miele che con l’accetta».



Come si regolerà con i presidenti delle società regionali?

«Per esperienza so che nessuno se ne va e quelli che se ne vanno lo fanno prima che tu arrivi. Ma non è una mia preoccupazione. Chi fa il suo dovere non deve preoccuparsi. Il vero salto culturale che dovrà fare questa amministrazione è di non concentrarsi solo su opere pubbliche e poltrone. In questi anni abbiamo avuto una proliferazione di società regionali».



Nei primi cento giorni avremo anche il nuovo Statuto del Veneto?

«Nel nostro programma lo Statuto si prevede di votarlo entro il 2010 perché c’è una procedura tecnica da rispettare. E sarà uno Statuto che affermerà le radici cristiane e prevederà la nuova legge elettorale, avrà il limite dei due mandati per gli eletti. Sarà una vera carta costituzionale del Veneto. E metterà in discussione le aree metropolitane: io non condivido l’idea della Patreve, la città metropolitana Padova-Treviso-Venezia. È ridicola, le comunità internazionali dialogano attraverso le grandi città metropolitane. Deve passare il concetto che è il Veneto intero l’area metropolitana, e nello Statuto faremo chiarezza su questo. E nello Statuto ci sarà la devolution verso gli enti locali».



Resterà l’articolo che afferma l’esistenza del popolo veneto?

«Mi parrebbe inverosimile, nello Statuto che va verso il federalismo, togliere il concetto di popolo veneto, che è affermato dallo Statuto sin dal 1971».



E ci sarà la specialità della provincia di Belluno?

«A Belluno dobbiamo dare il riconoscimento nello Statuto per tutte le difficoltà che ha una provincia totalmente montana, questo sì. Ma non mi presto a prendere in giro i bellunesi dicendo loro che avranno una provincia autonoma, che poi è una bugia, la specialità non c’è nella Costituzione e quindi cosa vuol dire in concreto?».



Zaia trasformerà il Veneto in una sorta di Baviera o di Catalogna italiana?

«Ne sarei orgoglioso. Io presenterò una piattaforma negoziale allo Stato, frutto del lavoro di costituzionalisti. Una piattaforma che dovrà essere l’inizio del federalismo a geometria variabile, non è una fuga da Roma. Noi diremo questo: fatte salve le regole fondamentali a livello nazionale, per il resto il Veneto vuole l’autonomia. Ci saranno dei tempi diversi tra le Regioni, ma il Veneto ha già dimostrato di saper gestire bene le competenze che ha. Noi discuteremo e delibereremo in consiglio questa piattaforma che porteremo a Roma. Il Veneto sarà al centro della discussione sul federalismo in Italia».



Il Trentino e il Sud Tirolo trattengono il 96% del loro gettito fiscale, il Friuli il 40%. Il suo Veneto, quanto?

«Non prometto cifre. Voglio tenere sul territorio tutti i soldi delle nostre tasse che sarà possibile».



Tenere nel Veneto più soldi delle nostre tasse, significa darne meno all’Italia.

«Eh sì. E infatti abbiamo approvato la legge che introduce i costi standard, per avviare un circolo virtuoso a livello nazionale. Io dico che se noi abbiamo una damigiana di acqua, e la offriamo alla Calabria che ha sete, e loro se la bevono tutta e ce ne lasciano un bicchiere, non va bene. Io dico: portiamoci a casa la damigiana, diamogli un bicchiere per solidarietà, e poi se la vedano loro. Noi dobbiamo affrancarci da questo malcostume nazionale, bisogna togliergli i soldi: fatta salva la quota di solidarietà, devono arrangiarsi. Vogliono avere 22mila forestali? Se li paghino loro».



Ma i miliardi a Roma, a Catania, a Palermo per sanare i loro buchi, li ha dati il vostro governo.

«Quelli dati a Roma, Catania e Palermo non erano soldi nostri, erano fette di fondi per investimenti, che il Nord si è diviso matematicamente. Al Sud hanno concentrato le risorse sul Ponte sullo Stretto e sui buchi di bilancio. Non è vero che i veneti non hanno avuto nulla: pensate solo al Mose».



Che giudizio dà sulla giunta Galan? E un eventuale sorpasso della Lega sul Pdl, non potrebbe diventare un problema politico per la giunta Zaia?

«Giudizio assolutamente positivo sulle giunte Galan dal 2000 al 2010. Tutto quello che ha fatto è frutto anche del lavoro della Lega: Passante, Pedemontana Veneta, rigassificatore, Mose. Chi dice che la Lega era contro, dice fandonie. Se avessimo voluto fermare queste opere, avevamo i numeri per farlo. Per quanto riguarda il sorpasso, primo non credo ai sondaggi, e anzi sono molto preoccupato, perché si dà la vittoria troppo per scontata. Che poi tra Lega e Pdl si abbia un voto più o in meno, non è un problema. Noi siamo stati anche molto deboli in Regione, ma siamo una squadra e sappiamo che dobbiamo governare».



Perché allora una conclusione di legislatura così conflittuale, con la Lega schierata contro le ultime scelte di Galan, da voi definite un "saccheggio"?

«Penso che la Lega si sia legittimamente opposta a quelle scelte, ma non è stato un saccheggio. Galan era nel pieno dei suoi poteri».



Quali assessori della giunta uscente saranno confermati?

«Vedremo. Ci sono buone professionalità. Non ci sarà nessuna calata dei barbari: le persone si giudicano per quello che sanno dare all’amministrazione».



Lei è d’accordo con il Comune di Montecchio che ha fornito solo panini ai bambini i cui genitori non pagano la mensa scolastica?

«Premesso che non conosco nel dettaglio la vicenda, dico che il problema che solleva la sindaca di Montecchio è un problema reale. Ci sono scuole materne dove il 10% delle rette non vengono pagate, soprattutto dagli immigrati e a questi signori va data una lezione: devono capire che i servizi si pagano. Ma la lezione va data ai genitori. Non si possono colpire i bambini, i più deboli e ghettizzarli, questo è assolutamente indifendibile».



Perché allora lei e i leghisti ragionevoli non stigmatizzano certe uscite di Borghezio ed altri?

«La Lega non è un partito di razzisti. I toni a volte sono esagerati anche per ottenere spazio sulla stampa alle battaglie della Lega: se mandi un comunicato non esce niente, se vai a passeggio col maiale sulla lottizzazione della moschea arrivano giornalisti e fotografi. Ma non c’è razzismo nella Lega, anzi siamo dei teneroni e dove governiamo noi l’integrazione è realtà. Tant’è che abbiamo anche gli immigrati che si iscrivono alla Lega, per cui siamo anche multietnici».



La Lega partito multietnico? Questa è nuova.

«Noi abbiamo una politica sull’immigrazione che è chiara. Rigore, rispetto delle regole. Ma anche diritti. Quando dico "prima il Veneto" vuol dire i veneti veneti, ma anche gli immigrati che son qui da qualche anno. Ovvio che l’immigrato arrivato ieri mattina non ha diritti, lo dice la Costituzione, la nostra comunità deve essere la prima ad essere tutelata».



Tra i diritti degli immigrati c’è anche il voto?

«Assolutamente no. Lo dice la costituzione italiana. Votano i cittadini italiani. Ma si può avere il diritto di diventar cittadino senza sapere nulla di questo paese e magari neanche la lingua? Secondo me, no!»



E niente voto neppure alle Comunali?

«A che titolo? Se uno non è cittadino, può scegliere il sindaco? Ma stiamo scherzando?».



E i figli degli immigrati, nati qui?

«Lì è diverso: i ragazzi nati qui avranno la cittadinanza in base alla legge, sono bene integrati, parlano veneto, non c’è nessun problema».



Parliamo di nucleare. Da che parte sta?

«Il Veneto ha un territorio molto antropizzato. Anche in base ai requisiti che debbono avere i siti candidabili ad ospitare centrali, ci sarebbero difficoltà a ipotizzare un impianto in Veneto. E poi occorre tener presente che il 75 per cento dei veneti è contrario. Questo va verificato, naturalmente, ma sia chiaro che io non andrò mai a fare il sicario contro i veneti. Essere contro un comitato è una cosa, contro il popolo veneto è un’altra»



Cacciari e Galan difendono il Quadrante di Tessera dall’attacco della Lega veneziana e dicono che fermare il progetto sul Quadrante frena la corsa per le Olimpiadi 2020.

«Non conosco i termini della questione, ma per le Olimpiadi stiano tranquilli: ci penserò io».



I vescovi lamentano una scarsa qualità dei politici italiani.

«Mi chiamo fuori: ho sempre detto che non sono un politico, sono un amministratore. E infatti i vescovi mi chiamano per incontrarmi».



Quanto è costata la sua campagna elettorale? Bortolussi dice: la mia è da 320mila euro. Quella di Zaia costerà molto di più.

«No, costa meno. I conti esatti li faremo alla fine, ma meno certamente di Bortolussi, che credo abbia speso più di quanto dice».



Ha risparmiato usando uomini pagati dal Ministero, dicono i suoi avversari.

«Bugie, non sono pagati dal Ministero. Tre miei collaboratori si sono licenziati dal Ministero due mesi fa e sono stati assunti dalla Lega».



Sacconi dice che Zaia, a differenza di Galan, non sarà un leader ma soltanto un "primus inter pares".

«Sarà un po’ preoccupato».
Ultimo aggiornamento: 18:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA