Da Budapest a Vienna con i profughi,
la scelta “umanitaria” di Valeria

Mercoledì 9 Settembre 2015 di Marcello Bardini
Profughi in Ungheria e la polesana Valeria Verdolini
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MELARA - «Non ci si può commuovere e basta». La melarese Valeria Verdolini è una dei cinque italiani che in questi giorni hanno preso l'auto per unirsi al convoglio umanitario che vuole aiutare i migranti siriani a raggiungere l'Austria attraverso la frontiera ungherese.



Un gesto simbolico, che però potrà avere conseguenze importanti. La 33enne di Melara vive a Milano, dove è ricercatrice in sociologia del Diritto all’università Statale, e spesso ritorna in Alto Polesine. Da anni si interessa di tematiche legate alle migrazioni. Ha fatto parte, per esempio, del collettivo che ha scritto e prodotto il film documentario “Io sto con la sposa”, presentato lo scorso anno alla Mostra del cinema di Venezia.

Ora la nuova avventura.



Centinaia di europei come Valeria sono partiti sabato scorso dal Prater a Vienna, con una colonna di auto, verso sud, al confine con l'Ungheria, per poi tornare indietro insieme ai profughi. Lo scopo è portare aiuto alle migliaia di siriani in viaggio. «Credo di essere una persona davvero fortunata - racconta Valeria nel suo diario online - perché scelgo compagni di viaggio generosi e coraggiosi. Siamo capitati quasi per caso in un convoglio disobbediente che ha fatto molto parlare di sé e ha potuto portare senza rischi svariate persone, che non riuscivano a lasciare Budapest, fino a Vienna».



L'episodio dell'arrivo dei profughi a Monaco, dove sono stati accolti dagli applausi alla stazione, in questi giorni ha fatto il giro dei media. I giovani europei si sono messi in macchina per andare a prestare aiuto come potevano. Valeria aveva spiegato che il proprio gesto (politico, nel senso originario del termine) avrebbe potuto avere conseguenze anche gravi.

La polizia ungherese aveva infatti messo in guardia i volontari, che rischiavano l'accusa di traffico di esseri umani nel caso avessero deciso di trasportare a bordo delle proprie auto i migranti. Più aperta, invece, la polizia austriaca, la quale ha favorito la partenza del convoglio che aiuta il viaggio della speranza. «Sono nata in quella parte del mondo in cui si chiede di raccontare quel viaggio - prosegue Verdolini - mi è stata offerta l'opportunità di farlo».



Al momento il viaggio di Valeria è proseguito senza intoppi. E la speranza è sempre quella di poter cambiare qualcosa. «Purtroppo non basta un viaggio coraggioso a risolvere i moltissimi arrivi e i transiti europei. Ma l'Europa è piccola, e basta poco per attraversarla. Forse non troppo per cambiarla».
Ultimo aggiornamento: 18:09 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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