Napolitano non Pertini e questa non era una finale mondiale, soltanto la partita d’esordio degli Europei. Pertini aveva accanto il re di Spagna, Napolitano l’erede al trono. Pertini saltellava e faceva cerchi nell’aria con la pipa, Napolitano aveva appena deposto una corona di fiori ai cantieri di Danzica dove con Walesa e il sindacato di Solidarnosc era incominciata la vera caduta del Muro comunista. L’Italia ha cantato l’Inno, tutti i nazionali a squarciagola, fino a “Siam pronti alla morte”. L’inno spagnolo è solo musica, le parole possono dividere.
Spagna e Italia sono le due facce dell’Euro che vive tempi difficili. Gli spagnoli ce la faranno, pare, con 100 miliardi dell’Europa, gli italiani ce la faranno forse facendo un altro buco nella cintura. Il calcio non va confuso con la crisi economica, ma vincere aiuta. Sarà per questo che è finita in parità. Il risultato va bene a tutti, ognuno può dire di aver giocato bene, di aver indovinato i cambi, di aver guadagnato un punto. Inutile anche il rito propiziatorio del mago Otelma. E il calcio può vantarsi di continuare a regalare piccoli sogni: Giaccherini in quattro anni è passato dalla serie C2 alla Nazionale. Può segnare sulla lavagna la vecchia Rai di troppe parole. Piccola antologia di frasi dei telecronisti (Gentile e commento tecnico di Dossena) per Italia-Spagna: “Chiellini come un guerriero…. Ci vuole cuore per andare a pressare…. Siamo perfetti… Siamo molto bravi… Stiamo leggendo la partita in maniera ottimale… Mostruosi dietro De Rossi e Chiellini… ”.
Poi il ritorno brutale alla realtà, uno striscione targato Bologna: “Non ci spezza neanche il terremoto”. E non si riferiva ai difensori azzurri. Forse quattro megaschermi tra le tende per due ore hanno portato un’illusione e messo in fuga la paura di nuove scosse. È quella la vera Italia che non si piega.
Ultimo aggiornamento: 11:15
© RIPRODUZIONE RISERVATA Spagna e Italia sono le due facce dell’Euro che vive tempi difficili. Gli spagnoli ce la faranno, pare, con 100 miliardi dell’Europa, gli italiani ce la faranno forse facendo un altro buco nella cintura. Il calcio non va confuso con la crisi economica, ma vincere aiuta. Sarà per questo che è finita in parità. Il risultato va bene a tutti, ognuno può dire di aver giocato bene, di aver indovinato i cambi, di aver guadagnato un punto. Inutile anche il rito propiziatorio del mago Otelma. E il calcio può vantarsi di continuare a regalare piccoli sogni: Giaccherini in quattro anni è passato dalla serie C2 alla Nazionale. Può segnare sulla lavagna la vecchia Rai di troppe parole. Piccola antologia di frasi dei telecronisti (Gentile e commento tecnico di Dossena) per Italia-Spagna: “Chiellini come un guerriero…. Ci vuole cuore per andare a pressare…. Siamo perfetti… Siamo molto bravi… Stiamo leggendo la partita in maniera ottimale… Mostruosi dietro De Rossi e Chiellini… ”.
Poi il ritorno brutale alla realtà, uno striscione targato Bologna: “Non ci spezza neanche il terremoto”. E non si riferiva ai difensori azzurri. Forse quattro megaschermi tra le tende per due ore hanno portato un’illusione e messo in fuga la paura di nuove scosse. È quella la vera Italia che non si piega.
