Rottamare i signori del calcio
per evitare altre figuracce

Mercoledì 2 Luglio 2014
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Egregio direttore,

sembrava che dopo la sconfitta contro l'Uruguay dovesse esserci la rivoluzione del calcio italiano. È bastato qualche giorno per doversi ricredere. Prandelli se ne andrà ma tutto il resto rimarrà più o meno come prima. Anche Abete continuerà pur senza essere presidente della Federcalcio a sedere ai piani alti dei palazzi del pallone. E tanti saluti al rinnovamento.




Luigi Nalon

Venezia





Caro lettore,

purtroppo da inguaribile ottimista avevo sperato che la clamorosa e indifendibile eliminazione dell'Italia e le conseguenti dimissioni di Prandelli e Abete accelerassero il vitale processo di rinnovamento del movimento calcistico italiano. Mi sbagliavo. Smaltita la delusione, siamo riprecipitati nella palude delle manovre di palazzo e dei rinvii. "Se ne riparla ad agosto", è l'unica decisione che il vertice del nostro calcio è stato in grado di partorire.



A conferma che i problemi del pallone italiano sono numerosi, ma cominciano proprio da lì, dall'inadeguatezza delle strutture dirigenti. Barbara Berlusconi, che ha spesso il vizio e il pregio di parlare troppo e troppo chiaramente, ha detto che occorre portare una generazione di quarantenni al governo della Federcalcio. È stata immediatamente rimbrottata. Come ben sappiamo non è affatto vero che la giovane età sia sempre garanzia di rinnovamento. Più che la carta d'identità contano le idee. Ma è difficile immaginare calati nei panni dei rivoluzionari dei signori che siedono sulle stesse poltrone dall'epoca di Gigi Riva. Quindi ben venga la rottamazione se questa è l'unica strada per cambiare il calcio italiano. Ed evitarci fra 4 anni in Russia altre figuracce e altre delusioni.
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