Irene, studentessa e malgara:
«Così ho sconfitto la bulimia»

Mercoledì 4 Febbraio 2015 di Alessia Trentin
Irene Piazza, 21 anni

FELTRE (BELLUNO) - Una pizza, la fame che non è fame e ti fa afferrare un pacco di biscotti, poi un panino, poi due, poi il vasetto dello yogurt, il buco allo stomaco, il senso di colpa, il dolore, il bagno. Vomito, buio e lacrime. Quella nel tunnel della bulimia è una discesa lenta, che ti sprofonda ogni giorno di più e ti fa un po’ morire dentro. Morire.

Irene Piazza giovane feltrina di 21 anni, studentessa per scelta e malgara per vocazione, usa parole forti, sono pugni allo stomaco, quando descrive i suoi cinque anni trascorsi con lei accanto, quella malattia che diventa come un'amica, con cui ti culli e ti lasci andare perdendo un po’ di te.

Sentendola parlare, oggi, con il sorriso e i suoi corsi alla facoltà di Scienze gastronomiche all'università di Legnaro, la passione per i formaggi e per la natura, l'entusiasmo e i tanti progetti, si fatica a immaginare quella che è stata. Lei lo spiega con un post sulla sua pagina facebook e con il libro che ha in mente di scrivere. «Bisogna abbattere i muri della vergogna - racconta - e se la mia storia può essere d'aiuto a qualcuno, ne sarei solo felice».

Ti ricordi il giorno in cui tutto è iniziato?

«Avevo quattordic'anni e vivevo come una qualsiasi ragazza di quell'età. Insomma, nella mia vita non c'era nulla di particolarmente drammatico: lo sport, la scuola, gli amici, la cotta per un ragazzo».

Eppure qualcosa ti cresceva dentro...

«Era un senso di inadeguatezza, un disagio trasformatosi presto in disprezzo per il mio corpo. Non è stato il disprezzo per l'aspetto fisico a generare il disagio ma il contrario. Questo la gente non lo capiva. Mi ripeteva, a mo’ di consolazione, che non ero grassa, non coglieva il cuore del problema. Semplicemente non accettavo certi aspetti della mia vita e finivo così per non accettare la mia fisicità».

Quindi la dieta trovata sul giornale, i chili persi e poi, cos'è successo?

«Credo a causa della stanchezza mentale causata dalla dieta, ho perso il controllo. L'abbuffata e poi il vomito sono presto diventati una valvola di sfogo e un modo per evadere dal quotidiano».

Come ne sei uscita?

«La situazione è andata avanti per quattro anni, ero sfinita, la bulimia ti consuma dentro. Poi un giorno una professoressa si è accorta di qualcosa che non andava e mi ha parlato; io mi sono aggrappata a lei raccontandole tutto. Lei e il preside mi hanno convinta a rivolgermi ad un centro e sono stata aiutata da una psicologa. Oggi ne sono fuori. Qualche paranoia resta, ma mi sento quasi un'altra persona».

Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 16:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA