Denis rischia di morire per la suina:
«Vivo per miracolo grazie al veleno»

Mercoledì 11 Marzo 2015 di Martina Gris
Denis Secco
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FONZASO (BELLUNO) - Strappato alla morte grazie ad una terapia innovativa che utilizza il curaro. Denis Secco, 67 anni, mastro casaro titolare dell'azienda «La Speloncia» di Fonzaso che produce formaggi tipici venduti anche a Feltre, ha visto la morte in faccia a causa dell'influenza suina.



Solo la professionalità dei medici dell'Usl 2 di Feltre ha permesso a Secco, a due mesi dal ricovero, di poter raccontare la sua battaglia contro il virus.



Secco, quando ha iniziato a capire che non si trattava di una semplice influenza?

«Ero in vacanza a Misurina a fine dicembre. Ho iniziato ad avere difficoltà respiratorie e sono tornato a Feltre. Il primo gennaio sono andato in Pronto soccorso, mi sentivo proprio mancare il respiro, e mi hanno ricoverato in Rianimazione. La diagnosi è stata terribile: polmonite bilaterale da virus AH1N1. Volevano trasportarmi a Padova per il trattamento Ecmo, che permette la respirazione extracorporea, ma sono stato giudicato intrasportabile a causa delle gravi condizioni. Così i medici dell'ospedale di Feltre hanno affrontato la malattia e hanno compiuto un vero e proprio miracolo».



Quali cure le hanno somministrato?

«Nel reparto di Rianimazione, il primario Daniele Del Monte con la sua équipe medica ha messo in pratica una nuova tecnica di cura. Venivo paralizzato con il curaro per evitare che i muscoli bruciassero ossigeno in modo da alzare la saturazione dello stesso nel sangue. Dopo pochi giorni, ho iniziato a riprendermi, seguìto con grande professionalità e pazienza da medici e infermieri che ringrazio tutti. Poi i medici di Pneumologia e Otorinolaringoiatria e lo stesso Giovanni Maria Pittoni, direttore sanitario dell'Usl 2, hanno preso a cuore la mia situazione, portandomi dopo due mesi alle dimissioni».



Come ha vissuto quei drammatici momenti?

«È stata dura, ma nei lunghi giorni immobile nel letto, tenuto vivo dalle apparecchiature mediche, pensavo che sarei tornato alla vita con intenti nuovi, pensando più alla tranquillità e alla famiglia. Le porte della Rianimazione erano aperte ai familiari, che, uno alla volta, potevano entrare a darmi forza. È uno dei pochi ospedali in cui è possibile».



Ora come si sente?

«Meglio, ma il percorso è ancora molto lungo. Se avessi fatto il vaccino antinfluenzale non avrei avuto problemi così gravi».
Ultimo aggiornamento: 12 Marzo, 07:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA