Camorra: 13 anni dopo l'omicidio del boss Patrizio Reale arriva la svolta.
L'uomo è stato trasferito nel Carcere di Civitavecchia. Ad essere raggiunti dalla misura cautelare anche altre quattro persone, tutte napoletane, gravemente indiziate del reato di concorso in omicidio, aggravato anche dal metodo mafioso e dall'agevolazione dell'organizzazione di appartenenza: Armando De Maio (31 anni), Luigi D'Amico (53), Gennaro D'Amico (47) e Salvatore D'Amico (48). Per lo stesso reato è stata eseguita un'ulteriore ordinanza emessa dal gip presso il Tribunale per i minorenni di Napoli nei confronti di un ulteriore indagato all'epoca dei fatti minorenne. L'omicidio di Patrizio Reale avvenne l'11 ottobre del 2009 nel quartiere San Giovanni a Teduccio e le indagini sono state portate avanti dalla Squadra Mobile di Napoli. Reale (imparentato con il boss Ciro Rinaldi detto My way), secondo gli investigatori era il capo dell'omonimo clan attivo nella zona del rione Pazzigno. La morte di Reale si inquadrerebbe, secondo gli investigatori, nello scontro tra organizzazioni camorristiche per il controllo degli affari illeciti nel popoloso quartiere della periferia orientale.
In particolare, i D'Amico, storici alleati della cosca Mazzarella, dopo la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco diedero il via ad una violenta rappresaglia nei confronti dei sodalizi rivali dei Reale e dei Rinaldi. Uno scontro feroce che raggiunse l'apice proprio con l'uccisione di Patrizio Reale, detto Patriziotto. Un agguato studiato nei minimi particolari dai Gennarella, questo il soprannome dei D'Amico negli ambienti malavitosi, tant'è che i sicari riuscirono a introdursi nel cortile di pertinenza dell'abitazione dove Reale si trovava in compagnia del pregiudicato Giovanni Nocerino, ferito a un braccio. Il boss fu raggiunto da diversi proiettili, uno dei quali lo colpì alla testa. Soccorso, morì il giorno successivo. Ciriello non fu esecutore materiale dell'omicidio ma secondo gli investigatori partecipò alla sua organizzazione.