Putin, chi sono i partigiani russi che (ora) spaventano lo zar: il leader Ponomarev e la regia di Kiev nell'incursione a Belgorod

La legione è stata formata con militari precedentemente appartenenti a un'unità dell'esercito russo (oltre 100 persone), che si è unita volontariamente alla parte ucraina

Martedì 23 Maggio 2023 di Mario Landi
I Legionari de «Libertà alla Russia» combattono per l'Ucraina: chi è il loro leader Ponomarev e perché è composta da disertori russi

Il Cremlino aumenta il numero dei suoi nemici. Tra questi spicca la figura di Ilya Ponomarev, leader dei suoi legionari di «Libertà per la Russia». La legione è stata formata con militari precedentemente appartenenti a un'unità dell'esercito russo (oltre 100 persone), che si è unita volontariamente alla parte ucraina. Il 27 febbraio 2022, secondo il comandante dell'unità, con l'aiuto del Servizio di sicurezza dell'Ucraina, sono passati al fronte ucraino per «proteggere gli ucraini dai veri fascisti e liberare la Russia».

Chi è Ilya Ponomarev

Da spina nel fianco di Vladimir Putin a «terrorista da sterminare»: Ilya Ponomarev non smette di far infuriare il Cremlino, anzi con i suoi legionari di Libertà per la Russia fa segnare una svolta nel conflitto ucraino.

Il 47enne Ponomarev, con un passato da dirigente nel gigante petrolifero Yukos finito nella blacklist del capo, disturba i sonni dello zar perlomeno dal 2012. All'epoca, deputato della Duma, divenne tra i più influenti leader delle proteste di piazza dopo la vittoria alle presidenziali proprio di Putin, con accuse di brogli e irregolarità. In quei mesi fece sua una celebre frase di Alexey Navalny bollando Russia Unita come un partito di «ladri e truffatori» in un discorso parlamentare.

 

L'anno dopo è l'unico deputato a non votare la legge contro l'omosessualità, mentre nel 2014 lancia il guanto di sfida e addirittura vota contro l'annessione della Crimea, anche in questo caso unico nell'arco parlamentare. Sull'onda del furore dei fedelissimi dello zar, e delle prime - classiche - inchieste per corruzione e congelamento fondi, Ponomarev si trasferisce a Kiev nel 2016, dopo un lungo soggiorno in California. Dal 2017 è sotto scorta a seguito dell'assassinio a Kiev di un altro ex deputato russo, Denis Voronenkov, colpito a morte poco prima di incontrare proprio Ponomarev. Con la guerra in Ucraina sposa da subito la linea dell'interventismo, facendo appello al sabotaggio delle infrastrutture militari russe, spingendosi fino a far intravedere la mano dei partigiani russi nell'autobomba che ha ucciso Darya Dugina, la figlia di Alexander Dugin, uno degli stretti alleati politici del presidente, vero obiettivo dell'attentato. 

Poi la nascita della Legione Libertà per la Russia, di cui si definisce rappresentante politico, i sabotaggi e oggi addirittura l'incursione in territorio russo. «Navalny, Volkov, Ponomarev e gli altri cloni di Khodorkhovsky si sono trasformati in normali terroristi e assassini. Non si negozia con i terroristi. Vanno sterminati come cani rabbiosi», aveva già tuonato l'ex presidente russo Dmitry Medvedev dopo l'attentato di San Pietroburgo, lo scorso aprile. 

Basta dittatura

I partigiani russi di «Freedom of Russia» e il Corpo dei volontari russi hanno annunciato oggi in diversi messaggi su Telegram, anche con video, di aver lanciato dei raid al confine tra Russia e Ucraina e di aver messo le loro bandiere nelle località di Bezlyudovka, Churovichi e Lyubimovka, nelle regioni russe di Belgorod, Bryansk e Kursk. E hanno lanciato un appello: «Cittadini della Russia, siamo russi come voi. L'unica differenza è che non vogliamo più giustificare le azioni dei criminali al potere e vogliamo che la dittatura del Cremlino finisca.

Le prime bandiere di una Russia libera all'alba sulle città liberate, scrivono. l Corpo dei volontari russi e della Legione della libertà della Russia, che sostengono di avere messo a segno diversi raid sul territorio della Federazione Russa, chiedono nel loro appello alla popolazione delle regioni di confine con l'Ucraina di «restare a casa, non opporre resistenza e non avere paura».

«Non siamo vostri nemici», scrivono su Telegram, «a differenza degli zombie di Putin, noi non tocchiamo i civili e non li usiamo per i nostri scopi. La libertà è vicina. Vi daremo altri dettagli a breve». Sulla rete intanto sono comparsi video con militari, carri armati e anche un elicottero, sebbene non ci siano conferme ufficiali né da parte ucraina né da parte russa. 

Il triplo attacco a Belgorod

Le forze di sicurezza russe si sono scontrate con tutta probabilità con gruppi di partigiani in almeno tre località della regione russa di Belgorod, vicino al confine con l'Ucraina, tra venerdì scorso e ieri: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento quotidiano di intelligence. L'identità dei partigiani non è stata confermata, ricorda il rapporto pubblicato su Twitter, ma i gruppi anti-regime russi ne hanno rivendicato la responsabilità. L'incidente più grave è avvenuto vicino a Grayvoran, commentano gli esperti di Londra, sottolineando che oltre agli scontri a fuoco con armi di piccolo calibro si è registrato un aumento degli attacchi con droni. Le autorità hanno evacuato diversi villaggi e hanno dispiegato ulteriori forze di sicurezza nell'area. Mosca sta affrontando così una minaccia sempre più grave alla sicurezza nelle sue regioni di confine, con perdite di aerei da combattimento, attacchi con ordigni esplosivi improvvisati alle linee ferroviarie e azioni partigiane dirette, prosegue il rapporto osservando che quasi certamente la Russia userà questi incidenti per sostenere la narrazione ufficiale secondo cui è la vittima della guerra.

Ultimo aggiornamento: 24 Maggio, 11:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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