Premio Pulitzer, l'inchiesta dei 4 giornalisti dell'Ap porta alla liberazione di centinaia di schiavi in Indonesia

Dopo quattro mesi di investigazioni quattro giornalisti della Associated Press hanno portato alla luce, provato e denunciato con una inchiesta che gli è valsa il premio Pulitzer quest'anno, un gigantesco traffico di schiavi, provenienti dal Myanmar, Cambogia e Laos, e impiegati in Indonesia alla raccolta e pulizia di crostacei, gamberetti e pesci. Una volta pulito sulle navi, l'alimento veniva stoccato, refrigerato e pronto per essere impiegato nell'industria alimentare. Un gigantesco business con una manodopera a costo zero. L'inchiesta non solo ha portato alla liberazione di centinaia di poveri pescatori, costretti con la forza a lavorare in condizioni bestiali, ma ha costretto alcune multinazionali, tra cui la Nestlè a confermare che tra le loro materie prime utilizzate per la preparazione di cibo in scatola per gatti o cani, ci sono proprio le partite di pesce pulito dagli schiavi.

I trafficanti di schiavi nel sud est asiatico sono tantissimi e tendono ad aumentare di numero per via della richiesta crescente di pesce da introdurre nella catena alimentare americana ed europea. Il racket provvede a fornire all'equipaggio delle navi con nomi cambiati e una diversa bandiera per evadere alle autorità. Numerose agenzia internazionali, tra cui l'Interpol, le Nazioni Unite e il dipartimento della difesa americano, hanno fatto sapere di non avere l'autorità per intervenire e fermare il fenomeno dei pescatori-schiavi. Diversi schiavi hanno confermato ai giornalisti della Ap che a causa dei massacranti turni di lavoro e per le violenze subite, molti uomini non ce l'hanno fatta e sono morti. I loro corpi sono stati buttati in mare. Il business del pesce è enorme. Si calcola che solo in Thailandia 7 milioni di dollari l'anno alimentino l'industria del pesce esportato.