LA GIORNATA

Israele, Netanyahu posticipa la riforma della Giustizia: «Non possiamo avere una guerra civile»

Gli aggiornamenti dopo la decisione del premier di licenziare il ministro della Difesa, contrario al provvedimento

Lunedì 27 Marzo 2023

Casa Bianca accoglie con favore rinvio riforma Giustizia

Gli Stati Uniti hanno accolto con favore la decisione del primo ministro Benjamin Netanyahu di rinviare la contestata riforma della giustizia.

Lo ha dichiarato l'addetta stampa della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, aggiungendo che Washington sollecita un compromesso tra le parti.

Benny Gantz su riforma della Giustizia: «Meglio tardi che mai»

«Meglio tardi che mai». Così l'ex ministro israeliano della Difesa Benny Gantz, ora leader del partito centrista di opposizione Unità Nazionale, ha commentato l'annuncio del premier israeliano Benjamin Netanyahu sulla riforma della giustizia.

L'opposizione accetta il dialogo con Netanyahu

«Mi presenterò al dialogo, nella residenza del capo dello Stato Isaac Herzog, con cuore aperto e anima sincera»: lo ha affermato Benny Gantz, leader del partito centrista Mahane Mamlachtì, accogliendo così l'appello lanciato in precedenza dal premier Benyamin Netanyahu. «Dobbiamo opporci ad una guerra civile», ha aggiunto, «dire no alla violenza e sì ad accordi e dialogo. Sosterrò ogni iniziativa giusta di dialogo, ma non faremo compromessi sui principi della democrazia». Anche Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Aitd, ha detto di essere disposto ad intavolare un dialogo sotto l'egida di Herzog

Netanyahu: alleati condividono rinvio, riforma prima o poi passerà

«La maggior parte» degli alleati del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu condivide la sua decisione di rinviare la riforma della giustizia, tanto contestata. Lo ha detto lo stesso Netanyahu aggiungendo che, in un modo o nell'altro, alla fine la riforma della giustizia passerà.

Netanyahu: non possiamo avere una guerra civile

«Non sono pronto a spaccare a metà la Nazione». Lo ha dichiarato in un discorso al Paese il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, riferendosi alle tensioni per la riforma della giustizia. «Ora sto dicendo che non possiamo avere una guerra civile. Siamo sulla strada verso scontri pericolosi nella società israeliana, verso una crisi», ha sottolineato il premier in diretta tv.

Netanyahu posticipa la riforma della Giustizia

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha deciso di sospendere la seconda e terza lettura alla Knesset della riforma della giustizia e dare «tempo» per un esame allargato nella prossima sessione parlamentare per «raggiungere un'intesa». Lo ha detto in un discorso alla nazione.

Casa Bianca: preoccupati da sviluppi, trovare compromesso su Giustizia

«Siamo stati molto chiari con i leader israeliani in privato, oltre che pubblicamente, riguardo alle nostre preoccupazioni per gli sviluppi nelle ultime 48 ore». Lo ha dichiarato in conferenza stampa il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, commentando le tensioni nello Stato ebraico per la riforma sulla giustizia. «Ancora una volta - ha aggiunto - esortiamo fortemente i leader israeliani a scendere a compromessi».

Israele, media: Netanyahu parlerà al Paese intorno alle 19

Si rivolgerà direttamente al Paese in diretta tv intorno alle 19 (le 20 in Israele) il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. Lo ha fatto sapere l'ufficio del premier. Da stamane è atteso l'annuncio di Netanyahu sul congelamento della contestata riforma della giustizia, ma il timore di un crollo della coalizione di governo ha consigliato al capo del governo di rinviarlo più volte.

Isarele: partito Ben-Gvir accetta rinvio riforma giustizia

Sembra sbloccarsi lo stallo politico in Israele intorno alla contestatissima riforma della giustizia promossa dal premier Benjamin Netanyahu. Secondo quanto riportano i media locali, il partito di estrema destra Otzma Yehudit ha annunciato in una nota che il suo leader, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben-Gvir, ha accettato il congelamento dell'iter legislativo della riforma fino alla prossima sessione della Knesset, prevista all'inizio di maggio. In cambio, sostiene il partito, Netanyahu ha promesso formalmente che il governo approverà nella sua prossima riunione la creazione di una 'Guardia Nazionalè che agirà sotto il controllo di Ben-Gvir. Oggi il leader di Otzma Yehudit, una fazione del partito di estrema destra Sionismo Religioso, aveva minacciato di far cadere il governo se il premier avesse sospeso l'approvazione della contestata riforma sulla scia delle imponenti manifestazioni di piazza

Smotrich: non rinunciamo alla riforma giudiziaria

Bezalel Smotrich, ministro delle Finanze e leader di Sionismo religioso, non intende rinunciare alla riforma giudiziaria. «Non dobbiamo fermare per alcun motivo la riforma. Siamo la maggioranza - ha affermato su Twitter -, non dobbiamo arrenderci alla violenza, all'anarchia, agli scioperi selvaggi, alla disobbedienza. Ci troviamo tutti alle 18 alla Knesset. Non consentiremo che ci rubino i nostri voti e il nostro Stato». Anche Ben Gvir ha annunciato di partecipare alla manifestazione.

Chiudono le ambasciate nel mondo, anche a Roma

Il sindacato nazionale Histadrut ha dato indicazione a tutti i dipendenti del governo di scioperare, comprese tutte le missioni diplomatiche israeliane nel mondo. Lo scrive il Times of Israel. Un portavoce dell'ambasciata israeliana negli Stati Uniti conferma che la sede è stata chiusa fino a nuovo avviso. E anche l'ambasciata israeliana a Roma annuncia su Twitter che da oggi è chiusa e non saranno forniti i servizi consolari.

Ambasciate chiuse per sciopero, anche in Italia

Anche le ambasciate israeliane nel mondo, compresa quella in Italia, partecipano allo sciopero generale contro la riforma della giustizia. «L'Histadrùt, il maggiore sindacato israeliano, ha dato indicazione di scioperare a tutti i dipendenti governativi, incluse le missioni diplomatiche israeliane nel mondo. L'Ambasciata d'Israele rimarrà chiusa da oggi fino a nuovo avviso e non saranno forniti servizi consolari», scrive su Twitter l'ambasciata israeliana a Roma. Simili messaggi sono stati diffusi da altre ambasciate. Un portavoce dell'ambasciata negli Stati Uniti ha confermato la chiusura, scrive Times of Israel.

Due manifestanti entrano alla Knesset

Due manifestanti antiriforma sono riusciti ad entrare alla Knesset ed hanno contestato il ministro dell'educazione Yoav Kish gridandogli di dimettersi. Lo riportano i media secondo cui i due sono stati poi allontanati dalla sicurezza del luogo. Davanti il Parlamento si sta svolgendo la manifestazione di protesta indetta dalle organizzazioni anti riforma.

Netanyahu ai manifestanti: «Siate responsabili, niente violenze»

«Siamo fratelli». Lo ha twittato il premier Benyamin Netanyahu invitando i manifestanti - di destra e di sinistra - a «mostrare responsabilità e a non agire violentemente». L'appello del premier arriva in vista delle manifestazioni di stasera, convocate a Gerusalemme dai fronti opposti, dai favorevoli e dai contrari alla riforma della giustizia.

 

Sostenitori della riforma manifestano stasera a Gerusalemme

Diversi deputati del governo israeliano, scrive Times of Israel, stanno esortando i loro sostenitori a manifestare in favore della contestata riforma giudiziaria. «Non ci ruberanno le elezioni» è lo slogan che viene condiviso, in vista dell'appuntamento che è stato fissato per le 18 a Gerusalemme, fra Sacher Park e la Corte suprema, vicino alla Knesset, il parlamento israeliano. Anche il gruppo di estrema destra La Familia ha annunciato che sarà a Gerusalemme, annullando sua una manifestazione che era prevista invece a Tel Aviv. La polizia ha intanto riferito che rafforzerà la sua presenza nell'area.

Rivolte nel Paese: ElAl Airlines sospende i voli da Tel Aviv

La compagnia di bandiera israeliana ElAl ha annunciato la sospensione dei voli da Tel Aviv per le proteste a livello nazionale contro la riforma del sistema legale del governo di Benjamin Netanyahu.

«Gentili clienti, a seguito delle notizie dei media di uno sciopero generale nell'economia, i voli da Tel Aviv sono stati sospesi. Si consiglia di seguire le notizie dei media. Se ci sono cambiamenti nell'orario di partenza del volo, vi informeremo in un messaggio separato», dice il messaggio. compagnie aeree.

 

Media: Ben Gvir pronto a lasciare con blocco legge

Se la legge di riforma giudiziaria sarà fermata, il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir si dimetterà dal suo incarico pur continuando ad appoggiare dall'esterno la maggioranza. È quanto - secondo i media - avrebbe detto in queste ore al premier Benyamin Netanyahu intenzionato, in base a molte fonti, a fermare il provvedimento di fronte alla estesa protesta in corso nel Paese. Intanto il presidente della Commissione Costituzione della Knesset Simchà Rothman (Sionismo Religioso) - uno degli architetti della contestata riforma - ha invitato i sostenitori della destra a manifestare a supporto della legge contro la sua sospensione. «Non ci ruberanno le nostre elezioni», ha scritto su Twitter e citato dai media invitando la base a manifestare fuori della Knesset a Gerusalemme e a non «mollare sulla scelta del popolo».

 

Ministro della Giustizia: rispetterò la decisione di Netanyahu sulla mia riforma

Il ministro israeliano della Giustizia, Yariv Levin, ha detto che «rispetterà» le decisioni del primo ministro Benyamin Netanyahu sulla riforma giudiziaria, ma ha messo in guardia che il suo congelamento potrebbe mettere a rischio la tenuta del governo. Lo riferisce Times of Israel. È stato Levin a mettere a punto la contestata riforma che divide Israele. Le sue parole arrivano mentre continua a ritardare l'attesa dichiarazione di Netanyahu che potrebbe annunciare il rinvio della riforma. Levin però avverte che lo stop al progetto «potrebbe portare immediatamente alla caduta del governo e al collasso del Likud», il partito di Netanyahu. «Dobbiamo fare ogni sforzo per stabilizzare il governo e la coalizione», ha aggiunto. Diversi esponenti del Likud hanno già detto che appoggeranno Netanyahu se rinvierà la legge e altrettanto hanno fatto altri due partiti della coalizione, le formazioni ultraortodosse Shas e Giudaismo unito nella Torah. La fazione Otzma Yehudit del controverso ministro per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir, parte dell'alleanza di estrema destra Sionismo Religioso, è la più decisa nel premere per portare avanti la riforma.

Dall'aeroporto agli ospedali, Paese in sciopero

Si allarga la protesta popolare contro la riforma giudiziaria voluta dal governo Netanyahu innescata ieri dal licenziamento del ministro della difesa Yoav Gallant. All'aeroporto Ben Gurion sono bloccati tutti i decolli, su iniziativa del sindacato dei suoi dipendenti. Alla protesta si è unita la compagnia El Al. Bloccato da uno sciopero a sorpresa anche il porto commerciale di Ashdod, nel sud di Israele. In mattinata uno sciopero improvviso è stato proclamato anche negli ospedali. Le università hanno annunciato il blocco ad oltranza delle lezioni in quanto, hanno affermato «non ci può essere vita accademica dove non c'è più democrazia». Chiusi anche numerosi centri commerciali, ed agitazioni fra i dipendenti del ministero della giustizia. Secondo i media è possibile inoltre una chiusura delle filiali delle banche, anche se essa richiede una autorizzazione particolare. I trasporti pubblici sono stati autorizzati a continuare a fornire i loro servizi. Ciò anche, è stato spiegato, per consentire ai dimostranti di raggiungere Gerusalemme per partecipare ad una grande manifestazione di fronte al parlamento.

Netanyahu ritarda discorso alla nazione

Il premier Benyamin Netanyahu ha rinviato l'atteso discorso alla nazione che avrebbe dovuto fare alle 10.30. Lo riferiscono i media secondo cui il premier è impegnato in colloqui con i leader dei partiti della coalizione di destra. Nel discorso - secondo fonti citate dai media - il premier potrebbe annunciare lo stop alla riforma giudiziaria.

Bloccati decolli da aeroporto Tel Aviv

Il leader del sindacato dei dipendenti degli aeroporti israeliani Pinchas Idan ha annunciato l'arresto immediato di tutti i decolli dall'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Si tratta, ha spiegato, di una protesta nei confronti della grande riforma giudiziaria avviata dal governo Netanyahu e contro il licenziamento del ministro della difesa Yoav Gallant. Poco prima il leader della centrale sindacale Arnon Bar David aveva preannunciato uno sciopero generale in tutto il Paese se Netanyahu oggi non formerà quella riforma.

 

Ben Gvir minaccia caduta del governo se arriva stop a riforma

Itamar Ben Gvir, leader del partito di estrema destra Potenza ebraica e ministro per la sicurezza nazionale, ha minacciato Benyamin Netanyahu che farà cadere subito il governo se il premier decidesse di fermare la riforma giudiziaria. Lo riferiscono i media. Ben Gvir, hanno aggiunto i media, ha affermato che il significato di un arresto della riforma sarebbe «una resa di fronte alle violenze nelle strade». Senza il partito di Ben Gvir Netanyahu perderebbe la maggioranza alla Knesset.

 

 

Sindacato spinge per sciopero generale

L'Histadrut, il potente sindacato israeliano, ha annunciato che si va verso un sciopero generale contro la riforma giudiziaria. Lo ha detto il segretario Arnon Bar-David in una conferenza stampa chiedendo al premier di bloccare l'iter parlamentare della riforma prima «che sia troppo tardi». «Sono momenti storici e i lavoratori e gli imprenditori - ha detto - sono spalla a spalla per salvere Israele. Dobbiamo fermare la rivoluzione giudiziaria e la follia».

Il presidente Herzog chiede a governo stop a riforma

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha esortato il governo a fermare la riforma della giustizia al centro di numerose proteste, il giorno dopo che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha licenziato il ministro della Difesa per essersi opposto alla sua iniziativa, scatenando imponenti proteste di piazza. «Per il bene dell'unità del popolo di Israele, per il bene della responsabilità, vi invito a fermare immediatamente il processo legislativo», ha detto Herzog su Twitter. «Abbiamo visto scene molto difficili stasera», ha aggiunto. «Mi rivolgo al Primo Ministro, ai membri del governo… Gli occhi di tutto il popolo di Israele sono su di voi. Gli occhi di tutto il popolo ebraico sono su di te. Gli occhi di tutto il mondo sono puntati su di te. Torna in te adesso! Questo non è un momento politico, questo è un momento in cui mostrare leadership e responsabilità». Il monito del capo dello Stato - che dovrebbe stare al di sopra della politica e la cui funzione è in gran parte cerimoniale - ha fatto seguito a una drammatica notte di proteste, quando decine di migliaia di israeliani sono scesi in piazza dopo che Netanyahu ha licenziato il ministro della difesa del paese. Yoav Gallant aveva invitato il primo ministro a ritirare le proposte che hanno diviso il Paese, portato a proteste di massa e suscitato un crescente malcontento all'interno dei militari. La decisione di Netanyahu di ieri ha sottolineato la sua determinazione a proseguire con la riforma e sollevato preoccupazioni tra gli alleati di Israele. I manifestanti hanno bloccato l'arteria principale di Tel Aviv fino a tarda sera, trasformando l'autostrada di Ayalon in un mare di bandiere israeliane bianche e blu e accendendo un grande falò in mezzo alla strada. Proteste hanno avuto luogo a Beersheba, Haifa e Gerusalemme, dove migliaia di persone si sono radunate davanti alla residenza privata di Netanyahu. La polizia si è scontrata con i manifestanti e ha spruzzato sulla folla un cannone ad acqua. In migliaia hanno poi marciato dalla residenza alla Knesset, il parlamento israeliano.

La notte di proteste

Dopo il licenziamento da parte del premier Benyamin Netanyahu del ministro della Difesa Yoav Gallant, i leader delle proteste anti riforma hanno indetto da subito una manifestazione a Tel Aviv di fronte al ministero della Difesa. Altri manifestanti - secondo i media - hanno detto che andranno a dimostrare in segno di solidarietà sotto la casa dell'ex ministro. Il leader dell'opposizione Yair Lapid ha attaccato la decisione di Netanyahu, sostenendo che «il premier può licenziare il ministro, ma non può licenziare la realtà del popolo di Israele che sta resistendo alla follia della maggioranza».

Manifestazioni nella notte anche a Gerusalemme davanti alla residenza del premier israeliano Benyamin Netanyahu contro il licenziamento del ministro della Difesa Yoav Gallant. Lo stesso - secondo i media - sta avvenendo a Beersheva e ad Haifa.

Usa: profondamente preoccupati, serve compromesso

«Siamo profondamente preoccupati per gli sviluppi in corso in Israele, compreso il potenziale impatto sulla capacità di reazione militare sollevato dal ministro della difesa Yoav Gallant, che sottolinea ulteriormente l'urgente necessità di un compromesso». Lo ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale Usa John Kirby commentando il licenziamento da parte del premier Netanyahu del ministro, "reo" di aver chiesto di congelare la riforma giudiziaria che sta spaccando Israele. 

«Come il presidente ha recentemente discusso con Netanyahu direttamente, i valori democratici sono sempre stati, e devono rimanere, un segno distintivo delle relazioni Usa-Israele», ha aggiunto il portavoce. «Le società democratiche - ha proseguito - sono rafforzate da controlli ed equilibri autentici e i cambiamenti fondamentali dovrebbero essere perseguiti con la più ampia base possibile di sostegno popolare. Continuiamo a sollecitare con forza i leader israeliani a trovare un compromesso il prima possibile basato su un ampio sostegno popolare».

Indetta protesta di massa davanti la Knesset a Gerusalemme

I leader delle proteste anti riforma giudiziaria hanno indetto una manifestazione di massa alle 14 (ora locale) davanti la Knesset a Gerusalemme. «Non consentiremo alcun compromesso - hanno sostenuto - che danneggi l'Indipendenza della Corte Suprema». Gli stessi hanno chiesto che il ministro Gallant, licenziato dal premier Benyamin Netanyahu, sia riportato alla responsabilità della difesa. Oggi il governo ha convocato una Commissione che intende modificare il meccanismo di nomina dei giudici della Corte assicurando alla maggioranza politica la preminenza nella scelta.

 

 

Netanyahu verso stop alla riforma

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu parlerà oggi alla nazione e, secondo i media che citano fonti vicino al primo ministro, potrebbe annunciare la sospensione della riforma giudiziaria. La decisione è arrivata dopo la nottata di forti proteste in tutto il Paese a causa del licenziamento del ministro della difesa Yoav Gallant, reo di aver chiesto il fermo della riforma. Anche il presidente Herzog questa mattina ha chiesto al premier lo stop dell'iter legislativo della riforma. Secondo alcune fonti, il discorso di Netanyahu è atteso attorno alle 10:30 ora locale (le 9:30 in Italia).

 

Proteste e rivolta in Israele dopo la decisione del premier Benyamin Netanyahu di licenziare il ministro della Difesa Yoav Galant (contrario alla riforma sulla Giustizia). Da quel momento sono cominciate manifestazioni in diverse aree del Paese: scontri da Tel Aviv a Gerusalemme, anche nei pressi della residenza del premier.

In piazza ci sono centinaia di migliaia di persone e Netanyahu starebbe valutando di ritirare la riforma. Le prime reazioni dagli Usa. Il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby commenta: «Siamo profondamente preoccupati, urge un compromesso».

Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 08:40 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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