Israele, Netanyahu licenzia il ministro dissidente. Proteste e scontri. Gli Usa: «Preoccupati»

Netanyahu difende la "sua" riforma della giustizia

Lunedì 27 Marzo 2023 di Raffaele Genah
Israele, Netanyahu licenza il ministro dissidente. Proteste e scontri. Gli Usa: «Preoccupati»

TEL AVIV Una dichiarazione di una riga che produce l'effetto di un tizzone ardente gettato in un sylos di benzina. Il premier Netanyahu non arretra, ma alza il tiro per difendere la "sua" riforma della giustizia. E appena rientrato in patria da Londra dove era in visita ufficiale ha convocato nel suo ufficio, e licenziato su due piedi, il ministro della Difesa Yoav Gallant che aveva chiesto di congelare la riforma che sta spaccando il Paese.
Non è difficile immaginare i toni del ruvido faccia a faccia tra il premier e il suo ministro della Difesa, verso il quale Netanyahu ha detto di non avere più fiducia accusandolo di aver agito alle spalle del governo, tra l'altro- ha aggiunto- in un momento in cui lo stesso Netanyahu era fuori del Paese.

In realtà la volontà di Gallant era nota e circolava da giorni negli ambienti politici e sui giornali. Evidentemente il responsabile della Difesa ha ritenuto la misura colma e ha esternato il suo pensiero al termine dello Shabbat quando per la dodicesima settimana consecutiva iniziavano nel paese i raduni di protesta.

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«La sicurezza dello stato di Israele è sempre stata e sarà la prima missione della mia vita» ha replicato seccamente l'ormai ex ministro.
La notizia ha fatto il giro del Paese in pochi istanti e altrettanto velocemente migliaia di persone si sono riversate nelle strade a Tel Aviv, ma anche in decine di altre città a cominciare da Gerusalemme, dove i manifestanti si sono radunati sotto la residenza del Primo Ministro e nel resto del Paese-da nord a sud -, da Haifa e Beersheva , nel Negev.
Le proteste non calano né come numero di partecipanti e nemmeno come diffusione. Per domani è prevista una conferenza stampa del potente sindacato dell'Histadrut che dovrebbe annunciare uno sciopero generale. E intanto si fermano le università contro il processo di riforma che- dice una nota firmata da rettori e presidi di prestigiosi atenei- «mina le fondamenta della democrazia». Sciopero della fame annunciato da diversi sindaci tra cui quelli di Herzelya e Kfar Saba. E in serata da New York con un tweet arriva l'annuncio delle dimissioni del Console Generale di Israele Asaf Zamir e la «profonda preoccupazione» manifestata dal portavoce del consiglio di sicurezza nazionale del governo statunitense: «Serve un compromesso».

 

Ultimo aggiornamento: 08:49 © RIPRODUZIONE RISERVATA