Il mondo rischia la guerra globale? Dal Medio Oriente alla tensione (crescente) Cina-Taiwan, cosa sta accadendo

Effetto a catena, crisi economiche e deterrente nuclare: il ruolo delle grandi potenze e dei loro alleati

Mercoledì 1 Novembre 2023 di Paolo Ricci Bitti
Il mondo rischia la guerra globale? Dal Medio Oriente alla tensione (crescente) Cina-Taiwan, cosa sta accadendo

Guerra globale, se non la si vuole chiamare, come fa Papa Francesco, «terza guerra mondiale combattuta a pezzi» perché Stati Uniti, Russia e Cina sono comunque coinvolti in una vasta parte della Terra. Guerra globale che va dalla decima guerra fra Israele e Palestina all'operazione speciale  di Putin in Ucraina che doveva durare due settimane.

Invece l'invasione dei tank con la Zeta bianca dipinta sulle corazzature ha appena girato la boa dei 20 mesi con la prospettiva - minima - di approdare alla prossima primavera senza che l'inverno, storico alleato di Mosca, dia slancio alle truppe russe.

 

Da conflitto a bassa intensità, in verità non sempre bassa, la crisi fra Russia e Ucraina è diventata una guerra vera e propria scalando il vertice dei 170 conflitti di varia intensità che incendiano il mondo e che sono stati di nuovo censiti nel 2023 dall'Uppsala Conflict Data Program (Ucdp) che in questi giorni sta aggiornamendo mappe e tabelle con la tragedia in corso tra Israele e Striscia di Gaza

Conflitti che riguardano il continente europeo colpito, oltre che dalla guerra in Ucraina, da tensioni, rappresaglie e sconfinamenti tra Azerbaigian e la repubblica separatista del Nagorno-Karabakh, senza dimenticare la situazione in bilico fra Kosovo, Serbia e Albania, così vicina riguarda l'Italia.

I protagonisti

Da una parte all'altra del globo si intrecciano gli interessi e le influenze di Stati Uniti, Russia e Cina, mentre altre potenze come India, Giappone e Corea del Sud guardano senza pause i movimenti delle pedine sulla plancia del Risiko mondiale. L'Unione europea? Un'unione che, in questi scenari, non fa ancora la forza. Si stava meglio quando si stava peggio, ovvero nei decenni della guerra fredda con due blocchi ben definiti nella loro contropposizione?

Lo si può pensare ma non di più, anche è vero che né Mosca né Washington hanno da tempo la capacità e la possibilità di far pesare la loro influenza come negli anni seguiti alla seconda guerra mondiale.Inoltre il deterrente nucleare si è via via esteso, oltre che a Usa (ovvero Nato con arsenali atomici anche inglesi e francesi) e Russia, a Cina, Israele, India e Pakistan dispongono del deterrente nucleare.

Stati Uniti su tre fronti (più quello interno)

Tralasciando i dossier su America centrale, America del Sud e Africa, ma non quello interno, il presidente Biden e il Pentagono devono seguire il fronte della guerra fra Ucraina e Russia, le tensioni attorno a Taiwan, in un'area che coinvolge, oltre alla Cina, anche il Giappone e le due coree, e adesso la crisi in Medio Oriente che sembrava invece promettere, fino all'assalto di Hamas a Israele il 7 ottobre, qualche raggio di sole grazie agli accordi di Abramo fra Usa, Israele ed Emirati Arabi che invece sono fumo negli occhi per Hamas e i suoi sostenitori dato che la questione palestinese non è stata tenuta in considerazione.

Il presidente Usa ha appena ottenuto altro 100 miliardi di dollari da spendere in armi per Ucraina (il 90%) e Israele, ma d'ora in poi farà sempre più fatica ad affrontare il fronte dei Repubblicani.

Russia: Putin punta sul disimpegno americano in Ucraina

Incassato il tiepido sostegno della Cina per l'operazione speciali in Ucraina, Putin dal 7 ottobre respira con più facilità quando guarda agli scarsi successi se non alle sconfitte delle sue truppe che avrebbero dovuto conquistare Kiev nel marzo 2022. Il sostegno di Mosca all'Iran che sostiene Hamas è solido e così ora il Cremlino si attende meno attenzione degli Stati Uniti e quindi della Nato per l'aiuto a Zelensky che infatti da due settimane si dà da fare per non perdere l'attenzione degli alleati. Benefici per la Russia anche sul fronte del Pacifico: nessuna ingerenza nei confronti di Pechino che vuole annettere Taiwan e silenzio nei confronti dei test missilistici con cui il leader nordcoreano Kim Jong-un tiene alta la tensione con Giappone e Corea del Sud, storici alleati degli Stati Uniti che di tanto in tanto devono mostrare i muscoli in queste acque manovrando con squadre navali e portaerei nucleari che però ora servono anche nel Mediterraneo e nel Golfo Persico. Armi? Si sospetta che la Corea del Nord ne abbia inviate alla Russia per sostenere le offensive in Ucraina.   

Cina, l'annessione di Taiwan è più vicina

Più aumentano le tensioni in Ucraina e in Medio Oriente, più sarà facile per Pechino proseguire la campagna di annessione di Taiwan come fanno capire i toni particolarmente duri delle ultime dichiarazioni: «L'indipendenza di Taipei significa la guerra nello Stretto di Taiwan». È la posizione della Cina riferita da Zhu Fenglian, portavoce dell'Ufficio per gli affari di Taiwan del governo centrale, auspicando che «i compatrioti dell'isola apprezzino la pace e si oppongano all'indipendenza di Taiwan, lavorando coi compatrioti sulla terraferma per promuovere il ritorno delle relazioni sulla via dello sviluppo pacifico». E con gli Stati Uniti meno presenti nel Pacifico occidentale è anche più facile per Pechino rafforzare l'alleanza economica con Brasile, Russia, India e Sudafrica (Brics). Storicamente in Medio Oriente la Cina non ha una presenza consistente, ma intanto il ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto a Israele che «ogni Paese ha il diritto all'autodifesa, ma dovrebbe rispettare il diritto internazionale umanitario e proteggere i civili». 

Europa, la paura del terrorismo e della crisa energetica

Oltre alla paura di attacchi da parte di torroristi jihadisti, vedi i due svedesi trucidati a Bruxelles, in Europa sale la preoccupazione anche per la questione dei rifornimenti energetici: messa una toppa al blocco causato dalla guerra fra Russia e Ucraina, ora la crisi mediorientale fa temere contraccolpi nei paesi fornitori di gas come l'Algeria. Con le crisi umanitarie già in atto in Africa e Medio Oriente che potrebbero accentuarsi alimentando le partenze di migranti verso l'Europa.   

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