Escalation Israele-Iran, le minacce incrociate, Tel Aviv: «Pronti a colpire anche Teheran». Scudo difensivo Usa

Raid sugli aeroporti della Siria. Gli Stati Uniti schierano i Patriot

Domenica 22 Ottobre 2023 di Claudia Guasco
Escalation Israele-Iran, le minacce incrociate, Tel Aviv: «Pronti a colpire anche Teheran». Scudo difensivo Usa

L’ombra dell’Iran dilaga, minacciosa, sul Mediterraneo. Teheran appoggia la battaglia di Hamas, con cui condivide l’obiettivo della lotta contro Israele, e fornisce armi e denaro a Hezbollah che oggi, secondo gli analisti militari di Washington, è «il soggetto non statale più pesantemente armato al mondo». Una posizione dominante nel conflitto dall’alto della quale lancia un avvertimento a Gerusalemme e Usa: «La regione sarà fuori controllo se non si pone fine al genocidio nella Striscia», è l’ultimatum del ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian. «Metto in guardia gli Stati Uniti e il loro rappresentante, cioè Israele, che se non fermano immediatamente il crimine contro l’umanità a Gaza tutto è possibile in qualsiasi momento».

I fronti

Solo una settimana fa Teheran sceglieva formule meno d’impatto, assicurando di non volere un’escalation del conflitto ma di essere costretta a intervenire se i bombardamenti contro la Striscia non fossero cessati.

Ora passa direttamente alle minacce, che includono gli Stati Uniti, e Gerusalemme risponde con toni altrettanto duri. «Il piano dell’Iran è di attaccare Israele su tutti fronti. Se realizziamo che vogliono colpirci noi attaccheremo la testa del serpente, l’Iran», assicura il ministro dell’Economia israeliano Nir Barkat. Il primo ministro Benjamin Netanyahu promette «conseguenze distruttive per gli Hezbollah e per il Libano» qualora la milizia filo iraniana, che dal ‘92 elegge i suoi rappresentanti al parlamento di Beirut e ha raccolto il 19% dei voti nelle elezioni di un anno fa, scatenasse uno scontro totale verso Israele. Se lo facessero, garantisce il premier, «proverebbero poi nostalgia per la guerra del 2006, li colpiremmo con una potenza che nemmeno si immaginano, con conseguenze distruttive».

 

Un proclama accompagnato da azioni sul campo. Ieri le forze israeliane hanno bombardato il Sud del Libano, denunciando la presenza di una «cellula terroristica» che pianificava attacchi con missili da crociera anti carro contro il villaggio di Avvim e denunciando l’intenzione di Hezbollah «di trascinare il Libano in guerra». Dall’inizio del conflitto con Hamas, Hezbollah ogni giorno bersaglia con i suoi missili il Nord di Israele e adesso su questo secondo fronte lo scontro è salito di livello: Gerusalemme evacuerà altre 14 comunità dell’area, mentre migliaia di libanesi hanno lasciato le regioni di confine spostandosi a Tiro. L’esercito di Gerusalemme annuncia inoltre di avere eliminato una «cellula terroristica di Hamas e della jihad islamica» che preparava un’imminente aggressione contro i civili in un centro di comando allestito «in un tunnel ricavato sotto alla moschea al-Ansar di Jenin», in Cisgiordania, e l’aeronautica ha bombardato gli aeroporti siriani di Damasco e Aleppo, da dove secondo lo Shin Bet l’Iran invierebbe armi ai gruppi che sostiene nella regione.

Il Pentagono

Uno scenario seguito dagli Usa con preoccupazione crescente. Il segretario di Stato americano Antony Blinken sottolinea che Washington, per effetto del coinvolgimento dell’Iran, vede il rischio di un’escalation nella guerra in Medio Oriente e il presidente Joe Biden - che ieri ha avuto un colloquio telefonico con Papa Francesco per «individuare percorsi di pace» - continua a premere su Netanyahu affinché ritardi l’invasione via terra di Gaza, operazione aggressiva che spingerebbe Hezbollah a entrare con tutte le sue forze nel conflitto. Ma il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant non prospetta altra via che non sia la distruzione: «Ci vorrà un mese, ce ne vorranno due o tre, ma alla fine non ci sarà più Hamas. Prima che il nemico incontri le forze di terra, incontrerà l’aviazione». La tensione sempre maggiore fomentata dall’Iran ha indotto il Pentagono a dispiegare i suoi sistemi di difesa «in tutto» il Medio Oriente, schierando anche diverse batterie di missili terra-aria Patriot. «Abbiamo il diritto di difenderci e non esiteremo a intraprendere azioni appropriate», ribadisce il segretario alla Difesa americano Lloyd Austin. «Se qualche gruppo o Paese sta cercando di ampliare questo conflitto e trarre vantaggio il nostro consiglio è: non fatelo».

Ultimo aggiornamento: 24 Ottobre, 09:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA