Guerra Israele-Hamas, l’Occidente (e l’Italia) al vertice con Al Sisi: obiettivo de-escalation

Al Cairo il primo summit per la pace. Presenti almeno 15 leader mondiali

Sabato 21 Ottobre 2023 di Francesco Malfetano, nostro inviato
Guerra Israele-Hamas, l’Occidente (e l’Italia) al vertice con Al Sisi: obiettivo de-escalation

IL CAIRO - In Egitto, oggi, si guarda anche agli assenti.

Attorno al tavolo di pace convocato dal presidente Abdel Fattah Al Sisi con l’obiettivo di evitare un’escalation regionale, non siederanno infatti alcune delle potenze che quell’escalation potrebbero concretamente causarla.

All’hotel St Regis del Cairo, o meglio della nuova capitale amministrativa che sta sorgendo nel deserto a est della città, non ci saranno infatti né il leader israeliano Benjamin Netanyahu, né i vertici di Libano e Iran. Come spiegano fonti diplomatiche nostrane «sarebbe deleterio metterli oggi a confronto, è prestissimo» per poter ragionare su un vero percorso di pace. 

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I PARTECIPANTI
Realisticamente l’obiettivo è, mantenendo un equilibrio difficilissimo tra le posizioni di Israele e Palestina, stabilire un canale di dialogo tra le potenze europee, mediorientali, nordafricane e del Golfo. Unendole in questa fase attorno alla necessità di far rimandare ulteriormente ad Israele l’inizio dell’attacco terrestre e, soprattutto, di un’immediata iniziativa umanitaria per i cittadini della Striscia di Gaza. Fattore, quest’ultimo, non così scontato. Sia per Al Sisi che per la Giordania infatti, quella dei profughi palestinesi che potrebbero riversarsi nei territori confinanti è un’eventualità che non può neppure essere presa in considerazione. Una complessità peraltro dimostrata dal valico egiziane di Rafah che, chiuso da almeno dieci giorni, sarebbe dovuto essere riaperto ieri ma, secondo il portavoce del capo umanitario delle Nazioni Unite, alla fine non se n’è fatto nulla, lasciando i convogli con gli aiuti umanitari parcheggiati nei campi base dell’Onu.

 


L’elenco dei partecipanti d’altro canto, è altrettanto significativo. Innanzitutto perché è stata confermata la presenza del presidente palestinese Mahmoud Abbas. Ma al Cairo ci saranno anche il re giordano Abdullah, del re del Bahrein Hamad bin Isa Al Khalifa, del principe ereditariodel Kuwait Sheikh Meshal al-Ahmad al-Sabah e rappresentanti di Turchia, Algeria, Marocco, Iraq, Qatar e Mauritania (oltre a Zhan Jun, l’inviato cinese per il Medio Oriente). Per quanto riguarda l’Europa invece - tra i principali fautori del ruolo di cui Al Sisi si sta facendo carico - ci sono non solo il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il capo della politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, ma anche il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres e alcuni leader e diversi ministri.

 
L’ITALIA
Tra loro la premier Giorgia Meloni che, complice l’assenza di Emmanuel Macron e Olaf Scholz che hanno preferito lasciar partecipare i rispettivi ministri degli Esteri, proverà a marcare il ruolo da mediatore che l’Italia prova a recitare ormai da giorni (possibile anche una visita a Tel Aviv). Non solo. Data la presunta assenza anche degli Stati Uniti (invito mai confermato, ma ai vertici del nostro esecutivo non si esclude affatto possano alla fine prendere parte al confronto), il ruolo nostrano - coadiuvato dai primi ministri di Spagna, Grecia, Cipro e dai ministri degli Esteri anche di Giappone e Regno Unito - è evitare che possa essere messa infine nero su bianco una dichiarazione troppo sbilanciata nei confronti delle ragioni palestinesi. «Un errore» che dopo le enormi tensioni derivate dall’attacco all’ospedale di Gaza, rischierebbe di trascinare l’intero Medio Oriente in un conflitto che avrebbe rigurgiti in tutto il mondo. Un clima confermato anche da alcuni alti funzionari Ue che, sottolineano, come non sia affatto scontato si possa arrivare ad una dichiarazione congiunta, a causa delle «differenze» che permangono tra i Paesi presenti.


Del resto una marcata vicinanza alla Palestina è emersa oggi proprio in Egitto. Qui infatti, dove abitualmente i cortei spontanei non sono proprio la norma, decine migliaia di persone sono scese in piazza a sostegno degli abitanti della Striscia di Gaza. Armati di bandiere palestinesi e intonando cori contro Israele la folla si è radunata anche nei prezzi di piazza Tahrir, nel cuore del Cairo, simbolo delle proteste del 2011 che hanno portato alla fine dell’era Mubarak.
 

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