Il viaggio era organizzato nei minimi dettagli: partenza da Ceuta, l’enclave spagnola in Nord Africa, trasferimento a Melilla, frontiera per il Marocco, un volo low cost per la Turchia e poi finalmente l’Iraq.
Quella di Aisha (nome di fantasia), però, quattordicenne di Ceuta, non è una vacanza, ma una trasferta di una piccola militante islamista, con un sogno: prendere parte al jihad.
In qualche giorno gli operatori del centro dei minori della capitale riescono a ricostruire la sua storia e la modalità dell’arruolamento. Nata in una famiglia umile e molto numerosa (8 maschi e 4 femmine), Aisha è sempre stata una bambina tranquilla, ottima studentessa e figlia modello, mentre qualche guaio lo ha passato il padre per furti e detenzione di droga. La assoluta normalità della giovanissima si rompe due mesi fa quando qualcuno, ancora non si sa bene chi, la indottrina e in pochi giorni la convince a partire per la guerra. Non attraverso internet, visto che a casa non c’è nemmeno un computer: il contatto arriva via smartphone: whattsapp, Facebook, Instagram e Twitter.
«Ha subito un lavaggio del cervello», raccontano a Madrid e infatti prima ancora di toglierle il velo (non può essere un obbligo), la strategia è quella di disconnetterla dai social network che hanno rischiato di ucciderla e che magari un giorno tornerà a usare per scambiarsi le foto con gli amici. Aisha è la prima adolescente reclutata dal terribile esercito di Al Baghdadi. O almeno, la prima a essere stata scoperta.