Mille miliardi di imposte da recuperare: incassato solo il 13,3% in 20 anni

Martedì 25 Agosto 2020
Mille miliardi di imposte da recuperare: incassato solo il 13,3% in 20 anni
Rateizzazioni e sanatorie. Avvisi, solleciti, ganasce fiscali e pignoramenti. Il recupero delle imposte evase - per dolo, errore o necessità - non porta frutti: negli ultimi venti anni, tra il 2000 e il 2019, sono stati affidati oltre mille miliardi di euro di imposte da recuperare ma alla fine solo il 13,3% risulta incassato. A fare i conti, utilizzando i dati forniti dall'Agenzia Entrate-Riscossione, è la Corte dei Conti che, pur registrando i miglioramenti degli ultimi cinque anni, fa parlare i dati dai quali emerge, ad esempio, che le cartelle superiori ai 100mila euro hanno una percentuale di incasso reale che si ferma a quota 2,7%. «Si deduce - scrive la Corte dei Conti - che nei confronti dei più importanti contribuenti, in quanto intestatari di cartelle di importo elevato, si riscuotono mediamente 2.700 euro per ogni 100mila iscritti a ruolo». E, a scartabellare le diverse tabelle pubblicate dalla Corte dei Conti, emerge che il 'magazzinò di imposte ancora da incassare, alla fine del 2019, ammontava a 954 miliardi, dei quali - in uno slalom tra imprese fallite, contribuenti deceduti e nullatenenti - solo 79,6 miliardi effettivamente recuperabili.

La foto di un fisco che fa fatica a recuperare il terreno perduto arriva proprio mentre si inizia a discutere di riforma, con il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, che propone di riscrivere le regole per «sfrondare» una giungla normativa: «Innanzitutto bisogna fare cinque testi unici per riunire organicamente una materia immensa, di cui nemmeno gli esperti conoscono i confini. Non si conosce neppure con esattezza il numero delle leggi in materia fiscale attualmente in vigore: dovrebbero essere circa ottocento». Difficile parlare ora di riduzione del prelievo, anche se nel progetto sul tavolo del ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, l'idea di un meccanismo progressivo alla tedesca potrebbe favorire i redditi medi. I dati sulla riscossione raccontano una sconsolante vecchia storia. Il recupero delle imposte di chi viene pizzicato dal fisco è spesso difficilissimo.

Il tasso di riscossione, ad esempio, appare più elevato in anni lontani perché ora è possibile rateizzare: così il tasso al 28% sul 2000 ma crolla al 4,97% e all'1,88% nel 2018 e nel 2019. Se si guarda l'ultimi quinquennio, poi, si scoprono miglioramenti, seppure modesti: la quota riscossa passa dal 10,8% del 2010-14, al 12,5% del 2015-19. E non per tutti è uguale: sale dal 7,7 al 9% per i ruoli fiscali, dal 21,9 al 25,5% per quelli dell'Inps, e rimane al 30,5% per i tributi di comuni e regioni. Il recupero limitato di imposte e contributi ha però alimentato un enorme magazzino di tributi e contributi da recuperare, che nemmeno le molte sanatorie che si sono susseguite in questi anni sono riuscite a svuotare.

E non sono serviti nemmeno i 5,7 milioni di avvisi di intimazione, gli 1,8 milioni di solleciti, i 429mila pignoramenti e i 270mila fermi amministrativi (le Ganasce Fiscali) che nel 2019 sono cresciuti tre volte in più dell'anno precedente.
Lo zoccolo duro dello stock di imposte da riscuotere ancora lo scorso 31 dicembre arrivava a 954 miliardi ed era rappresentato da tributi e contributi dovuti da soggetti falliti (153 miliardi), contribuenti deceduti e ditte cessati (118,9 miliardi), nullatenenti (109 miliardi) ed evasori renitenti che già sono incappati negli strumenti coattivi ma che continuano ad alimentare il proprio debito fiscale, tanto da farlo lievitare a 410 miliardi di euro. Alla fine, in quella che appare una corsa ad ostacoli, i tributi che si pensa possano essere effettivamente recuperati scendono vertiginosamente a 79,6 miliardi. 
Ultimo aggiornamento: 21:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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