Borse giù, affonda Piazza Affari: -5%. Raffica di sospensioni, crollano ancora le banche

Giovedì 21 Gennaio 2016 di Flavio Pompetti
Borse giù, affonda Piazza Affari: -5%. Raffica di sospensioni, crollano ancora le banche

NEW YORK - Indici a picco ieri su tutti i mercati, in una giornata nella quale la frenesia delle vendite ha preso forza mentre l'ago della Borsa si spostava da est a ovest, contagiando l'uno dopo l'altro tutti i maggiori listini. In Europa e in Italia le banche sono entrate nel mirino degli speculatori, e a Piazza Affari l'attacco fa arretrare del 7% l'intero comparto, mentre il Montepaschi perde il 22%. Alla domanda se le banche italiane siano davvero sotto attacco, Antonio Patuelli, intervistato durante la trasmissione Virus in onda questa sera su Rai Due, risponde così: «Penso proprio di sì, non ci sono situazioni recenti che spieghino questa forte volatilità sui mercati, alimentata da plotoni di corvi che chiaramente stanno attuando una manovra al ribasso». Sulla scena internazionale si teme inoltre che alcune delle valute ancorate al dollaro come quella di Hong Kong e il ryial saudita siano al limite della tenuta, e prossime a rotture dalle conseguenze imprevedibili.

Le perdite erano ancora contenute alla chiusura di Shanghai ieri mattina (-0,1%) nonostante la conferma del giorno precedente di un'economia cinese in rallentamento e i moniti contenuti nel rapporto dell'Fmi sull'andamento di quella globale. Il primo scivolone è stato quello di Tokio, dove il Nikkei ha ceduto il 3,7% sulla scia del prezzo del petrolio che era tornato a fluttuare in basso. Prima della fine della giornata la caduta di quasi il 7% del valore dell'oro nero sotto la soglia dei 27 dollari a barile ha trascinato tutti i listini europei verso un precipizio nel quale sono stati sacrificati 233 miliardi di valore. In testa Milano, affossata (-4,8%) dall'attacco contro i titoli bancari, seguita dalla perdita del 3,4% a Parigi, del 3,4% a Londra e del 2,8% a Francoforte. Tutte le maggiori banche del mondo sono sotto pressione al momento per la porzione di credito che hanno concesso a chi investe nel campo dell'energia. Un'esposizione che per gli istituti americani ha un valore medio dal 3 al 5% dei portafogli. Si teme che una fetta ancora imprecisata di questi crediti possa divenire a breve non riscuotibile e debba essere iscritta tra le perdite. L'incognita maggiore è poi la destinazione delle migliaia di miliardi di liquidità che le diverse banche centrali hanno dispensato negli ultimi anni nel tentativo di rilanciare le rispettive economie. Il rischio è che le bolle che hanno spinto la ripresa negli ultimi anni siano ancora nascoste e che possano arrivare alla ribalta scoppiando.

IL CONTAGIO
Ma oltre a questi sospetti e all'evidente contagio delle vendite, molti degli analisti convenuti a Davos per l'annuale appuntamento del World Economic Forum invitano alla calma, e cercano di far presente che il rallentamento cinese non è un crollo, e che la stessa Fmi vede segni di solidità in Europa e negli Usa. Il capo economista del Fondo Monetario Maurice Obstfeld ha detto che «c'è in giro un'eccessiva reazione all'andamento dei prezzi del petrolio». Le trattative sui contratti del petrolio in scadenza ieri a New York hanno affossato il costo del greggio a 26,55 dollari per barile, con una perdita del 30% dall'inizio dell'anno.
L'indice S&P 500 si è mosso di concerto bruciando in tre settimane 2.000 miliardi di capitalizzazione, poco meno del valore annuale del Pil italiano.

Alla chiusura il Dow Jones perdeva l'1,5% e il Nasdaq appena lo 0,1%. Un volume doppio della media di scambi con 3 miliardi di azioni che hanno cambiato mano fa augurare che l'assestamento si stia avviando al capolinea, e che la calma possa tornare presto a dominare il mercato.

Ultimo aggiornamento: 09:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA