Finanziamenti in forse a una manager che si occupa di trasporti: «Mi hanno detto che non è un lavoro per donne»

Sabato 1 Maggio 2021 di Vanna Ugolini
Finanziamenti in forse a una manager che si occupa di trasporti: «Mi hanno detto che non è un lavoro per donne»

Titolare di una ditta di trasporti a Terni dal 2014 e anche legale rappresentante. Il padre, il fratello, la cognata e ora il marito che per il momento, con la pandemia, ha dovuto sospendere il lavoro che stava facendo, che sono suoi dipendenti. Più altri otto, tutti uomini. «Non frustrati», ci tiene a precisare lei. Lei, G.F. 36 anni, aspetta anche un bambino. E' al terzo mese. Una vita normale. Fino a quando non decide di ampliare l'attività e di chiedere un finanziamento per un leasing di 84mila euro. «Mi serve una motrice per un mezzo».
La vita normale non è normale per chi muove le leve della finanza. «Il broker a cui mi sono rivolta mi ha chiesto tutti i documenti che servono per ottenere il finanziamento, in primo luogo il bilancio. Poi ha cominciato a tentennare e ho capito che c'era qualcosa che non andava». Infatti di lì a poco il broker le chiede una relazione. «Con un po' di imbarazzo mi dice che la banca ha chiesto una relazione perchè chi mi deve dare il finanziamento non riesce a capire come mai una donna gestisca un'azienda di trasporti. Mi hanno chiesto se ho una laurea, come mai ho preso questa decisione, come sono arrivata a gestire un'azienda che dispone di dieci furgoni quando mio padre era un meccanico e aveva solo un furgone. Io - aggiunge - gli ho detto di guardare al bilancio. Il bilancio non mente e ho aggiunto che ho una laurea in sociologia con una specializzazione in gestione e organizzazione delle risorse umane e che questo è molto utile per lavorare in azienda. Non so se l'ho convinto. Lui ha spiegato che però i finanziamenti alle donne in questo settori vengono considerati con un livello di rischio più alto». In attesa di sapere se il suo progetto verrà finanziato G. F. ha incassato anche le scuse, paradossali del broker. «Mi ha detto che lui sta dalla mia parte perchè ha capito che le donne sono più forti». In che senso? «Perchè sono state meno colpite dal covid». Eh. «Sono rimasta senza parole, anche se non era la prima volta che ho dovuto far capire che questa è una situazione normale. Anche quando mi rivolsi qualche tempo fa a una banca sollevarono in parte questo tipo di problemi».
Pensa che, alla fine, il finanziamento arriverà? «Penso di sì, i bilanci sono chiari. Penso anche se non mi arrivasse perchè sono una donna ci sarebbero gli estremi per una denuncia. Sarebbe una discriminazione».
E poi spiega: «Il mio lavoro mi piace tantissimo perchè bisogna risolvere i problemi in tempi molto veloci e credo di essere capace di farlo, si parla con persone di tutta Italia ed un mestiere diverso ogni giorno.

Terni un po' mi preclude nello sviluppo, perchè non trovo spazi adatti alla mia attività ma mi sto muovendo, ho aderito anche ai nuovi bandi del comune e spero di potermi ingrandire». Nel frattempo fra sei mesi sarà mamma. Non le chiediamo come pensa di conciliare lavoro e maternità per due motivi: il primo è che agli uomini non viene mai chiesto, perchè dovremmo chiederlo a una manager così in gamba? Il secondo è ancora più semplice: perchè siamo sicuri che ce la farà benissimo.

Ultimo aggiornamento: 19:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA