Sanremo vola con Elio-chierichetto e il duetto Carlà-Littizzetto

Giovedì 14 Febbraio 2013 di Marco Molendini
Fazio con Bar Refaeli
SANREMO - Il Festival vola. Come direbbe Pippo Baudo Sanremo Sanremo: mette a sedere (ovviamente davanti alla tv) un paese intero . Roba da non crederci: un italiano su due incantato dalle sirene canore e dal girotondo delle polemiche. Il 48,20 per cento di share, quattordici milioni di spettatori fino alle 11, poi oltre otto milioni. Un plebiscito durante la scorribanda di Maurizio Crozza con contestazione: il 59 per cento e 17 milioni di picco (quando si è infilato il parrucchino di Bersani). Potenza del comico, potenza della politica grande rimestatrice d’attenzione.



Il Festival brinda e sorride. Non c’è più nessun complesso, neppure verso il Sanremo targato Morandi (più o meno sulla stessa linea di ascolti: l’anno scorso aveva fatto nella prima serata il 49,60 di share). Nel calderone il direttore di Raiuno Giancarlo Leone ci mette anche (e per la rete più anziana è un clamoroso successo) l’improvviso ringiovanimento della platea (età media 52,4 anni rispetto ai 60,4 abituali: roba che neppure il Gerovital di una volta).



Il più è fatto: Fazio e il suo terzo Festival l’hanno sfangata (e Fabio già diventa boccone prelibato da arruolare nella rete maggiore). Nell’euforia del successo la seconda serata fila via più sciolta, leggera, spensierata. Effetto rassicurazione causa Auditel e assenza di tensione politica. Ma il sorriso torna a dominare e ad accompagnare la seconda razione di canzoni. Fazio rispolvera perfino l’antico mestiere di imitatore (divertente il duetto Quark con Neri Marcorè nei panni di Alberto Angela e Fabio in quelli di papà Piero).



LE DONNE

C’è anche la stangona israeliana Bar Rafaeli, procace batterista e pretesto per una lunga sequenza di battute con Lucianina Littizzetto (anche lei decisamente più sciolta rispetto alla prima sera). E c’è madame Sarkozy, Carla Bruni tornata cantante. Anche ieri c’è stato chi ha protestato per la sua presenza scrivendo ai vertici Rai (Giorgia Meloni), rinfacciandole nuovamente di aver protetto a suo tempo il terrorista Cesare Battisti, esule in Francia. Ma lei è venuta con la chitarra e la sua vocina adolescenziale per far ascoltare il suo primo disco post-Eliseo.



Non cambierà il corso della musica, forse venderà un po’ di copie, in cambio esibendo grande sciccheria ha elargito un commento definitivo sul suo matrimonio («esperienza eccezionale e unica»), si è concessa alle battute impertinenti di Luciana («siamo gemelle diverse. Lei è nata gnocca, è nata ricca, ha detto: mi fidanzo con un francese e ha sposato Sarkozy, ha preso la chitarra e ha venduto milioni di dischi. Ha più culo che anima») poi l’ha accompagnata alla chitarra, mentre lei la sbeffeggiava con La chanson de Carlà Brun: «Lei beve l’armagnac leggendosi Balzac, io bevo grignolin leggendo Topolin».



LA GARA

Ma la notte serve anche la seconda razione dei brani dei cosidetti big e la prima della categoria giovani. E il piatto servito è più robusto che nella sera del debutto. C'è la bella prova della neobionda Malika Ayane, voce di velluto, due pezzi adulti e scorrevoli (con Neri Marcorè nei panni di Alberto Angela a sancire che a salvarsi è la sua seconda canzone, E se poi).



Ci sono gli esilaranti Elio e le storie tese che, vestiti da chierichetti, con la ballata Dannati forever alludono beffardi (insistendo sul verso «pa, pa-pa, pa-pa pazzesco») alle dimissioni pontificie. A passare, però, è La canzone mononota, bizzarro gioco che ha la missione di destrutturare i barocchismi musicali festivalieri. Per esempio quello dei Modà, scesi in campo con decise ambizioni e due pezzi da televoto: e, fra i due, viene premiata la più sanremese, Se si potesse morire. Anche Simone Cristicchi, accompagnato dal suo sorriso e dal solito cespuglio di capelli, è spiritoso e leggero con l’ironica La prima volta che sono morto, il brano scelto dal voto.



Gli Almamegretta sono duri e corrosivi, Onda che vai è un gran bel brano e Raiz lo smeriglia con la sua voce roca. Max Gazzè, lunare e leggero, va avanti con lo ska Sotto casa. Infine Annalisa con Scintille (bocciata la retorica Non so ballare) dimostra che ha deciso di sfuggire alle regole vocali dei talent. E i giovani? Renzo Rubino canta l’amore gay per la prima volta in modo esplicito e passa al secondo turno assieme alla rockband dei Blastema. Il Cile era il più conosciuto ed è andato a casa, come Irene Ghiotto, una ragazza piena di talento. Ma tutta la categoria è solida, la decisione di mettere in gara artisti con esperienza dà i suoi risultati, peccato poi confinarli in fondo come se fossero quel che resta del Festival.
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