Robin Williams ci ha lasciato: mille volti, una mimica unica

Mercoledì 13 Agosto 2014 di Gloria Satta
Robin Williams ci ha lasciato: mille volti, una mimica unica
Ci ha fatto ridere e piangere, ha detto Obama. Terry Gilliam, che l’aveva diretto in due film (Le avventure del barone di Mnchausene La leggenda del re pescatore) l’ha definito “un dono degli dei”. Versatile, trasformista, grande improvvisatore, istrionico ma sempre convincente, con la sua mimica fuori del comune che lo faceva passare in un baleno dalla risata alla malinconia Robin Williams ha incantato generazioni di spettatori. Non era un attore, ma un fuoco d’artificio.






Non si limitava a recitare: comico irresistibile o clown triste, metteva il corpo e l’anima al servizio dei suoi personaggi. E tutti sono rimasti scolpiti nell’immaginario collettivo: l’irriverente dj di guerra di Good Morning Vietnam (1987), il professore idealista diL’attimo fuggente (1989), il neurologo di Risvegli (1990), il Peter Pan di Hook (1991), il papà divorziato che si traveste da tata in Mrs. Doubtfire(1993), il gay di Piume di struzzo (remake del Vizietto, 1996), lo psicologo di Will Hunting genio ribelle (il film che nel 1997 gli fa vincere l’unico Oscar su quattro nomination), il medico pagliaccioPatch Adams (1998), lo scrittore psicopatico di Insomnia (2002). Uno, nessuno, centomila.



Sullo schermo Williams sorprendeva per la sua capacità di assumere tante maschere diverse e nella vita ha combattuto con i demoni (alcol, droga, depressione) che l’hanno fatto uscire di scena ad appena 63 anni. «Puoi essere la persona più brillante del mondo ma resti arrabbiato e incapace di gestire la tua vita», ammise in un’intervista tv tre anni fa. Il talento e l’umanità profonda dell’attore non smetteranno di farci compagnia. Prossimamente lo vedremo in quattro film: Boulevard in cui interpreta un omosessuale, Una notte al museo 3 (è Roosvelt), The Angriest Man in Brooklyn (fa il malato di cancro), la commedia Merry Friggin’ Christmas.



ALIENO

Nato a Chicago da un’ex modella e un dirigente della Ford, Robin s’innamora presto del teatro, si perfeziona alla prestigiosa Julliard School ma esplode grazie a una sit-com nata da una costola di Happy Days: Mork & Mindy in cui interpreta un alieno che sbarca in America da un’astronave a forma di uovo. I suoi comportamenti bizzarri e il tormentone «Na-no Na-no», tra il 1968 e il 1972 fanno della serie un cult da 60 milioni di spettatori a puntata.



Il cinema non se lo lascia sfuggire e da Popeye (il film di Altman del 1977 in cui fa Braccio di Ferro) in poi la carriera di Williams è in crescendo. Nell’Attimo fuggente di Weir è il professore John Keating che esorta i suoi allievi ad essere se stessi. «Dobbiamo guardare il mondo da un’angolazione diversa», dice in piedi sulla cattedra, «combattete per trovare la vostra voce». Quando viene cacciato, i ragazzi salgono sui banchi declamando i versi di Whitman («Oh capitano, mio capitano») mentre anche lo spettatore più cinico si commuove.



IL PRIVATO

Ai trionfi cinematografici si accompagna una vita familiare instabile. Dalla prima moglie Valerie, Williams ha il figlio Zachary. Ma s’innamora della bambinaia Marsha, nel 1989 la sposa e mette al mondo altri due eredi. Nuovo divorzio e nel 2011 impalma la graphic designer Susan Schneider. Generoso e sensibile, l’attore donò milioni di dollari all’amico Christopher Reeves quadriplegico, intratteneva gratis i soldati americani in Iraq e Afghanistan, aiutava i senzatetto.



Era tornato in tv l’anno scorso nella serie I pazzi, cancellata però dopo la prima stagione. Un fallimento pesante per Robin, in crisi finanziaria. Mentre il mondo lo piange, a noi piace ricordare le parole che ci disse qualche tempo fa a Roma: «Non giro film per guadagnare soldi, ma solo se ho qualcosa di buono da trasmettere».

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