Ricky Tognazzi e Simona Izzo, la nuova fiction: «Con Gabriel Garko per sfidare i colossi dello streaming»

Parlano i registi di "Se potessi dirti addio", che riporta l'attore in tv dopo 6 anni di assenza

Venerdì 28 Luglio 2023 di Gloria Satta
Ricky Tognazzi e Simona Izzo: «Con Gabriel Garko per sfidare i colossi dello streaming»

Hanno riportato sul set Gabriel Garko, dopo 6 anni di assenza, nella fiction Se potessi dirti addio in onda su Canale 5 dopo l'estate. E ora si preparano a raccontare per il cinema la storia di Francesca Morvillo, la moglie di Giuseppe Falcone uccisa con lui nel 1992 nella strage di Capaci. Simona Izzo e Ricky Tognazzi, cioè i Tognizzo, inseparabili da quasi un quarantennio, continuano a scrivere e dirigere insieme serie e film, a confrontarsi, litigare, fare pace per poi scodellare il frutto della loro creatività rigorosamente congiunta.

PASSIONE

«In questo periodo il settore audiovisivo è in piena attività e si apre un set dietro l'altro», osserva Simona, 70 anni, «e anche se le piattaforme privilegiano i registi giovani applicando una sorta di razzismo anagrafico verso di noi che siamo più maturi, per fortuna il lavoro non ci manca». Discriminazione a causa dell'età? Ribatte Ricky, 68: «Non so se si possa parlare di razzismo, di sicuro la pandemia ha cambiato le regole della narrazione. E di fronte alla smisurata offerta digitale, il pubblico ha perso l'abitudine di andare al cinema. Ma noi continuiamo a lavorare con la passione di sempre, puntando sulle belle storie». Una di queste, secondo i due registi, è proprio Se potessi dirti addio (dalla hit di Mina Se telefonando) che mischia amore e thriller. La serie racconta un «incontro fatale»: quello tra Garko, un uomo che ha perso la memoria, e una neuropischiatra vedova interpretata da Anna Safroncik che lo aiuta a recuperare i ricordi e al tempo stesso indaga con lui sulla misteriosa morte del marito. «Due bellissimi personaggi», anticipano i Tognizzo, «ma ora siamo pronti a tornare al cinema con il film su Francesca Morvillo: noi continuiamo a credere nella magia del grande schermo».

L'ISPIRAZIONE

Titolo previsto: Francesca e Giovanni- abbiamo fatto tutto, anche essere felici. La sceneggiatura, firmata dalla coppia con Claudio Bonivento, Felice Cavallaro e Shaula Di Pietro, prende spunto da Francesca: storia di un amore in tempo di guerra (Solferino), il libro che nel 2022 lo stesso Cavallaro ha dedicato a Morvillo. «Faremo rivivere quella grande storia d'amore a due voci privilegiando il punto di vista di lei», anticipa Simona, «vogliamo raccontarla come protagonista anche nel suo lavoro: è stata giudice del Tribunale dei minori e una delle prime donne italiane magistrato, ha appoggiato in tutti i modi Falcone fino a seguirlo nei suoi incarichi.

LA FONTE

Il film è un progetto meraviglioso e, studiando a fondo documenti e testimonianze, mi sono resa conto di quanto sia stato cruciale il ruolo di Francesca. E quanto il suo amore per il marito si sia rivelato oblativo, cioè offerto senza aspettarsi una contropartita». Aggiunge: «Io non posso fare a meno di parlare d'amore, la fonte più importante di qualunque drammaturgia. Oggi la prospettiva è cambiata e soprattutto i giovani non accettano il sacrificio. Ma nella coppia c'è anche la rinuncia, altrimenti non regge». Vale anche per i Tognizzo? «Certo, noi ci appoggiamo in tutto ma litighiamo spesso. E siamo ancora qua», sorride Tognazzi, «non esiste amore senza sofferenza. Ognuno di noi mantiene la sua specificità, ad unirci è la voglia di raccontare delle storie. E ovviamente la passione. Siamo due magneti che non possono staccarsi». In quest'estate bollente anche a causa degli scioperi di autori ed attori americani, Simona e Ricky appoggiano l'agitazione che rischia di mettere in ginocchio l'industria.

EMOZIONI

«L'intelligenza artificiale spaventa tutti», spiegano, «ha già investito il doppiaggio dove le voci degli attori vengono riprodotte elettronicamente. Ma gli algoritmi», precisa Izzo, «non emozionano, ci sarà sempre bisogno dell'inventiva umana. Ad esempio, quando mi venne chiesto di tradurre in italiano Shining, il titolo del film di Kubrick, mi lambiccai il cervello e alla fine inventai la parola "luccicanza" per associazione con la parannanza che avevo visto in cucina da mia madre. Nessun computer sarebbe arrivato a tanto».
 

Ultimo aggiornamento: 07:51 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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