A quarant'anni dalla sua morte, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella celebra Eugenio Montale. «Quarant'anni or sono moriva Eugenio Montale, la cui poesia ha impresso un segno importante nella cultura italiana ed europea, testimoniato anche dal Premio Nobel perla letteratura conferitogli nel 1975. La Repubblica lo ricorda come una personalità di grande rilievo, capace di dare lustro al Paese con le sue parole scolpite, che mettevano in luce il travaglio e la disillusione dell'uomo moderno» dice Mattarella. «Poeta, scrittore, giornalista, Montale -sottolinea il presidente della Repubblica- ha avuto la sorte di attraversare il Novecento nei suoi drammi e nelle faticose conquiste di libertà e giustizia.
Sottoscrisse nel '25 il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Giovanni Amendola e Benedetto Croce, quindi contribuì al CLN fiorentino partecipando al Comitato perla cultura e per l'arte. Onorò per quasi un quindicennio l'incarico di senatore a vita, a cui fu nominato dal presidente Saragat. Respingeva la superficialità e il conformismo». «Credeva nella ragione e nella tolleranza. La sua inclinazione alla solitudine -spiega- rimandava a quel primato della coscienza, che desiderava affermare contro miti e furori ideologici. Giovanni Spadolini concluse la commemorazione in Senato di Eugenio Montale con una citazione, che assume ancora il senso di un lascito culturale: «La mia poesia non può essere intesa come messaggio, ma come un invito alla speranza».