Max Giusti: «In tv regna molta ipocrisia. Sanremo? Farlo dopo Amadeus sarebbe una follia»

Giovedì 11 Aprile 2024 di Ilaria Ravarino
Max Giusti: «In tv regna molta ipocrisia. Sanremo? Farlo dopo Amadeus sarebbe una follia»

Bollicine, leggere e inarrestabili, come quelle di una bottiglia di spumante appena stappata. È da questa metafora che prende il nome lo spettacolo di Max Giusti, da stasera al Sistina con un one man show decisamente "frizzante", frutto di quattro anni di lavoro, con cui il conduttore e attore torna a teatro dopo aver concluso con successo (share dell'ultima puntata: 7,69%) l'ottava stagione di Boss in incognito su Rai2.


Il titolo, "Bollicine", è suo?
«Idea di Piparo (direttore artistico del Sistina, ndr).

Ha capito che a 55 anni dovevo stapparmi».


In che senso?
«Avevo bisogno di togliermi il freno a mano, quella patina di carineria, rispetto ed educazione. Non sarò maleducato in scena, ma più diretto del solito. Non vi aspettate un approccio alla Rai1».


Su quali temi entrerà a gamba tesa?
«Per esempio, uomini e donne. Dico alle donne: dateci una mano. Il patriarcato per fortuna è finito, cambiare è giusto, ci stiamo impegnando. Ma facciamolo insieme. Quando sento una che dice, "i primi tempi al lavoro non mi stavano a sentire perché ero una donna", mi viene da rispondere: "Non è che a un uomo gli dicono: dicci fratello, vieni, insegnaci a lavorare, osanna".


I comici sostengono che oggi non si possa più dire niente: è d'accordo?
«No. Lo dice chi non ha voglia di impegnarsi. Si può far ridere senza offendere».


"Boss in incognito": ancora una stagione o lascia?
«Col cavolo. Siamo nell'epoca della tv di Amadeus, e Amadeus ci insegna che non si lascia niente. Io c'ho pure poco, non mollo certo il Boss: è stato il programma col più alto ascolto del lunedì di Rai2. Era caduto nel dimenticatoio. Io gli ho dato una bella riverniciata».


Ha condotto "Affari tuoi" per anni. Che ne pensa dei numeri di Amadeus?
«Amadeus è in una forma straordinaria. L'unico paragone possibile è con Pippo Baudo e le sue annate, quando era il custode delle chiavi della tv. Se lo merita e sono contento che sia capitato a uno come lui: Carlo Conti, lui, io, siamo i mediani della tv. In onda tutti i giorni, una cosa bella ma iper-logorante».


"Fake show" in autunno è stato un flop: cosa non ha funzionato?
«Era un programma sperimentale con tanti piccoli difetti. Aveva trovato la sua strada dalla seconda puntata, ma si è scontrato con Imma Tataranni. Forse, se fosse andato in primavera, sarebbe stato più protetto. Ma sono contento di come l'ho portata a casa».


Cioè?
«Pochi giorni fa mi sono incontrato con l'azienda. Stiamo lavorando per il 2025. Mi è stato riconosciuto l'impegno».


C'è un posto libero, a Sanremo.
«Ma figuriamoci. Io quelli che si candidano non li capisco».


Stefano De Martino dice che per Sanremo vuole aspettare di avere i capelli bianchi. E lei?
«Ma lo dice perché non l'hanno chiamato: a Stè, ma che stai a dì (ride, ndr). Fare oggi Sanremo dopo Amadeus è una follia, molto rischioso. Chi ci va deve essere uno che ha già fatto un percorso che lo renda credibile per affrontare una macchina simile».


La rivedremo come attore al cinema?
«A settembre arriverà su Rai1 il mio nuovo film, Dicono di te. L'ho scritto con Giuliano Rinaldi e Igor Artibani, regia di Umberto Carteni. È una storia ambientata nel mondo della tv, un Boris della generalista».


Quanto sarà cattivo?
«Un po'. Si parlerà di stereotipi e di ipocrisia: è la storia di un autore tv, che interpreto io, che ha una vita felicissima finché non incontra suo cugino, Paolo Calabresi, che lo convince di avere il potere di sapere ciò che la gente dice di lui alle sue spalle. C'è Pupo che interpreta se stesso, Platinette che fa l'autore e Gabriele Corsi, nel ruolo di un conduttore tv. Ne imita uno vero, ma non dirò mai chi è. E poi c'è la canzone, Dicono di me, che ci ha dato Cesare Cremonini».


Cosa scopriremo della tv?
«Che è un mondo in cui regna una grandissima ipocrisia».


È sicuro che avesse bisogno di "stapparsi"?
«Non sono stato eccessivamente cattivo. Non so se si arrabbierà qualcuno: bisogna vedere quanto il mondo della tv avrà voglia di mettersi in discussione. Diciamo che non mi aspetto di essere invitato a parlarne al salotto di Bruno Vespa».


`Teatro Sistina, Via Sistina, 129. Da oggi, gio-ve ore 20.30, domenica ore 16

Ultimo aggiornamento: 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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