Da Treviso a Las Vegas:
storia di un professionista del poker

Venerdì 21 Maggio 2010 di Stefano Petrelli
Luca Pagano, giocatore professionista di poker
ROMA (21 maggio) - La fortuna un fattore determinante per qualsiasi gioco, anche per il calcio, dove gli allenatori delle scuole giovanili passano anni e anni a insegnarti come stoppare un pallone e dove crossare la palla. Non bisogna mai perdere di vista il fatto che il poker comunque un gioco dove le carte hanno un ruolo determinante per l’esito della partita, ma questo non vuol dire che la fortuna deve influenzare il nostro stile». Non sono le parole di un giocatore sfortunato che sta tentando una giustificazione a posteriori della sua ultima sconfitta. Questa frase è di Luca Pagano, uno che del poker ha fatto il proprio mestiere, ed è contenuta nel libro “Dal Texas Hold’em a Las Vegas”, scritto a sei mani con i giornalisti Paolo Franci e Claudio Zecchin (Gremese editore, 15 euro).



Pagano ci racconta il poker partendo dalla sua esperienza, senza la pretesa di scrivere un manuale, ma cercando di estrapolare dalla sua esperienza di giocatore professionista qualche buon consiglio per gli appassionati e, perchè no, anche per chi voglia tentare la via di “mestierante del tavolo verde”. «La mia più grande qualità non è quella di giocare più o meno bene una partita, ma è quella di considerare il poker un gioco di abilità, che necessita di tempo, energie e risorse. Il giocatore di poker è vincente quando sa di avere un vantaggio sui suoi avversari. Se l’aspetto fortuna incide per l’80 per cento sulla sorte della partita, allora ho un 20 per cento di vantaggio». È da questo assunto che parte il viaggio attraverso il poker, e da questa convinzione si può capire perché Pagano arrivi ad affermare di odiare il gioco d’azzardo, che non c’entra con il poker dei professionisti: «Gioco d’azzardo vuol dire rovinarsi, il Texas Hold’em, quando è vissuto in modo sano, è tutta un’altra storia, non può non essere considerato un gioco di abilità» . D’altra parte, la sua storia, come emerge dal libro, è un mix di calcoli fatti a mente lucida, di studio, e di pratica.



Pagano considera il poker come “un’attività commerciale”, per questo motivo a ventuno anni si trasferisce negli Stati Uniti. Prima in California e poi a Las Vegas, per leggere quei manuali sul poker che in Italia all’epoca erano impossibili da trovare e, soprattutto, per mettersi alla prova prima in sale gioco di quart’ordine e poi nei Casinò più prestigiosi, dove conosce, studia e si confronta con veri mostri sacri del Texas Hold’em, da Doyle Brunson a Joe Hachem, passando per Luske e tutti gli altri.



A partire dalla sua esperienza Luca Pagano mette a confronto il suo stile di gioco con quello di altri campioni, senza fare gerarchie o preferenze, ma sottolineando che lo stile è qualcosa di personale, che viene da dentro e che non va snaturato. Il giocatore professionista, analizzando la situazione, deve però essere in grado di trovare, volta per volta, il modo di far andare per il verso giusto la partita, sfruttando le caratteristiche del proprio modo di interpretare il poker. Ma un approccio lucido e uno stile adatto alle vostre caratteristiche non sono tutto. Ecco perché viene dedicato molto spazio anche alla psicologia, ai “tells”, i gesti dell’avversario, da interpretare, che possono aiutare a capire se chi vi sta di fronte sta bluffando oppure ha in mano un punto più alto del vostro. Perché non conta sapere che con quattro quinti di scala in mano avete solo il 16 per cento di possibilità di chiudere la combinazione al “river”, e non conta nemmeno che il vostro gioco sia aperto o chiuso, se non avete prestato attenzione al vostro avversario e non sapete se il suo rilancio è un tentativo di coprire un bluff oppure è il segno che si sente sicuro di quello che ha in mano.



Lasciando l’aspetto tattico e psicologico del Texas Hold’em c’è un’altra caratteristica fondamentale da cui non può prescindere il giocatore professionista: la fiducia nei propri mezzi. Probabilmente è proprio per raccontare quanto questo fattore conti che Pagano non scrive un manuale ma un libro in cui racconta la sua esperienza. Non può esserci infatti nessun manuale del poker capace di insegnare come resistere alla tentazione di mollare tutto dopo 12 mesi senza risultati o dopo un periodo in cui la fortuna sembra avervi voltato le spalle.
Ultimo aggiornamento: 17 Giugno, 21:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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