«Dal giorno dell'incidente non sono più riuscito a tornare su quella via di Casal Palocco.
«Vado spesso a fare la spesa lì. Ma dopo l'incidente non sono più andato. Mi sono commosso ieri nel tornarci pensando che il piccolo che ha perso la vita è poco più piccolo di mio figlio». Alex Britti lo racconta al Messaggero dal giardino della sua nuova abitazione a Casal Palocco, dove si è trasferito da appena due mesi. A determinare l'incidente mortale su via di Macchia Saponara, secondo l'ipotesi più accreditata, sarebbe stata proprio una challenge intrapresa dagli youtuber a bordo della Lamborghini. Quella di guidare per 50 ore di fila senza scendere dall'auto.
Le sfide social sono davvero un novità?
«No, le sfide tra giovanissimi sono sempre esistite. Quando ero giovane io i ragazzi si davano appuntamento sull'Olimpica per fare le gare con la moto. Era un appuntamento non scritto, ogni sabato sera. Si impennava con le moto e ci venivano da tutta Roma e non solo. Probabilmente quelle sfide nascevano dal bisogno di ragazzini di fare gli stupidi».
Come sarebbero oggi quelle challenge?
«Oggi sarebbero riprese da una diretta social. Nei limiti purtroppo tutti da giovani abbiamo fatto cose stupide. Sfido chi dice di non aver mai fatto sfide da ragazzino. Con i social e la viralità queste sfide sono diventate più pericolose».
Non deve esser stato facile tornare sul luogo dell'incidente
«Non lo è stato. Passando ieri lì per la prima volta dall'incidente mi sono commosso e ho aperto il finestrino. Quest'uomo sullo scooter ridendo e scherzando mi si è avvicinato e mi ha chiesto un selfie. Mi è dispiaciuto ma ho fatto finta di nulla. Dopo si è fermato più avanti a una rotonda e a quel punto mi sono prestato. Loro nella macchina a fare una sfida erano ragazzini. Ma l'uomo che mi ha chiesto un selfie davanti ai peluche era un adulto. I social sono anche questo».