Rapina alla gioielleria, il vigilante: «Mi hanno puntato due volte la pistola in faccia»

Mercoledì 3 Ottobre 2018 di Gianluca Lettieri
Rapina alla gioielleria, il vigilante: «Mi hanno puntato due volte la pistola in faccia»
«Uno dei rapinatori mi ha puntato la pistola in faccia due volte. Era a un paio di metri da me, diceva che dovevo stare fermo». Maurizio Lacchè, 56 anni, vigilante del centro commerciale Centauro di Chieti, ripercorrere le fasi dell’assalto alla gioielleria Sarni messo a segno due sera fa da un banda pugliese fuggita con un bottino da 500 mila euro in diamanti, oro e altre pietre preziose. «La mia mansione è quella di addetto al portierato: non sono una guardia giurata e non faccio servizio armato», è la premessa di Maurizio.

L’inferno si è scatenato poco dopo le 19: «Ho sentito dei rumori fortissimi e sono andato subito a vedere quello che era successo nella gioielleria. Ho provato ad entrare: pensavo che i rapinatori fossero solo due, per intenderci quelli che stavano rompendo le vetrine per portare via i gioielli. E invece un terzo uomo mi ha sbarrato la strada, puntandomi la pistola in faccia. L’arma era vera, ne sono sicuro». Sono stati attimi di grande tensione: «Ho fatto un passo indietro e sono restato al telefono con la polizia. No, non ho avuto paura. Avrei voluto chiudere le porte del centro commerciale per bloccarli, ma sarebbe stato inutile e pericoloso: le porte le avrebbero buttate giù in poco tempo e sarebbe stato un rischio per la gente che si trovava nei negozi».

Le immagini delle telecamere e il video girato da una cliente sono stati utili per ricostruire il raid, durato 110 secondi. «A un certo punto mi sono messo vicino a un cartellone pubblicitario della libreria: avrei voluto tirarlo addosso all’ultimo bandito per fermarlo. Ma, non appena è uscito dalla gioielleria, quel rapinatore mi ha puntato di nuovo la pistola contro. E non ho potuto fare nulla». Un dettaglio non è sfuggito a Maurizio: «Il bandito armato era italiano: è stato l’unico che ho sentito parlare durante la rapina». Le indagini dei poliziotti della Squadra mobile di Chieti puntano alla pista della malavita pugliese. I tre banditi, più il “palo” rimasto all’esterno del centro commerciale, hanno utilizzato per il colpo una Ford Kuga nera rubata lo scorso maggio a Foggia. L’auto è stata poi abbandonata e incendiata a qualche chilometro di distanza, in zona Villa Obletter. Quando gli investigatori sono arrivati sul posto, hanno trovato le lamiere ormai riconoscibili ma anche cinque, sei gioielli a terra. I rapinatori, infatti, hanno perso una minuscola parte dell’enorme refurtiva trasportata sull’auto “pulita” utilizzata poi per darsi definitivamente alla fuga. Sulla Ford Kuga, alla quale gli investigatori sono risaliti attraverso il numero di telaio, i banditi avevano messo la targa clonata a un ignaro automobilista pescarese. Di certo si è trattato di un colpo pianificato nei minimi dettagli. I malviventi hanno puntato subito alle vetrine che contenevano la merce più preziosa: diamanti, oro ma anche smeraldi, rubini, zaffiri, acquemarine. Ora la Polizia indaga per trovare analogie con altre rapine. Una su tutte: quella del 26 marzo scorso ai danni di Sarni Ori all’interno del centro commerciale Lanciano. Non è da escludere che a colpire sia stata la stessa banda del Centauro.
© RIPRODUZIONE RISERVATA