Belluno. Incidenti con cervi e cinghiali, dito puntato sulla riduzione dei pascoli. Confagricoltura: «Inutili i sovrappassi»

Il presidente di Confagricoltura punta il dito sulla miopia della politica italiana, che non ha posto le condizioni per la salvaguardia di agricoltori e allevatori

Mercoledì 25 Ottobre 2023 di Federica Fant
Un cervo investito

BELLUNO - Cervi, sovrappassi inutili: il problema sarebbe causato dalla perdita dei pascoli, spiega Confagricoltura. «Realizzare i sovrappassi per i cervi non risolve i problemi causati dalla fauna selvatica, che derivano invece dalla consistente perdita di pascoli negli ultimi cinquant’anni», afferma il presidente provinciale Diego Donazzolo intervenendo sul tema della proliferazione degli ungulati e degli incidenti stradali causati ogni anno dagli attraversamenti degli animali, come quello costato la vita la settimana scorsa ad un giovane camionista.

I sovrappassi, peraltro molto costosi, secondo Donazzolo non sono la soluzione. 

La riduzione dei pascoli

«La mancanza di sicurezza stradale è conseguenza di una proliferazione eccessiva della fauna selvatica – spiega -, diventata troppo numerosa a causa dell’avanzamento del bosco, che ha fatto sparire tutti quei prati che fino a qualche decennio fa erano curati da agricoltori e allevatori. Nei boschi gli animali selvatici non sopravvivono, e perciò scendono nel fondovalle dove ci sono i pochi prati rimasti. Ovviamente anche la presenza crescente del lupo gioca la sua parte, spingendo le mandrie di cervi ad avvicinarsi agli insediamenti umani, dove le doppiette non sono ammesse».
«È questo il motivo per cui oggi ci troviamo invasi da questi ungulati - prosegue -. Una situazione paradossale, alla quale siamo arrivati grazie a chi ha pensato di trasformare la provincia di Belluno in un grande parco naturale, in cui gli animali selvatici scorrazzano liberi nei paesi. Anziché pensare di fare sottopassi e sovrappassi, bisogna riprendere in mano la gestione del territorio, facendo in modo che i prati da 600 a 1.000 metri tornino ad essere prati, l’habitat ideale per la sopravvivenza della selvaggina». 

Le politiche

Il presidente di Confagricoltura punta il dito sulla miopia della politica italiana, che non ha posto le condizioni per la salvaguardia di agricoltori e allevatori. «Si sono tolte risorse anziché aggiungerne – sottolinea -, non comprendendo che servono politiche ad hoc per le aree di montagna e per la loro tutela. Fino a qualche decennio fa erano allevatori e agricoltori che si occupavano di sfalciare i prati e curare i boschi, ma non essendoci più redditività hanno abbandonato le attività e le generazioni successive che hanno ereditato i terreni hanno cambiato strada. I giovani hanno perso, così, la cultura della gestione del territorio e della dedizione alle attività rurali. Così il bosco ha preso il sopravvento sulle nostre montagne. Il timore è che quei pochi imprenditori rimasti a fare attività agricola soccombano a causa dell’assenza di normative ad hoc e di mancanza di redditività. Ma attenzione: se spariranno gli allevamenti in quota, la fauna selvatica scenderà sempre di più a valle e i problemi aumenteranno».

Ultimo aggiornamento: 07:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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