Peste suina africana: a rischio i prosciutti del Fvg. E ora la Regione chiede aiuto all'Esercito per abbattere i cinghiali e fermare il virus

Mercoledì 27 Marzo 2024 di Marco Agrusti
Abbattimento dei cinghiali in Fvg - Foto di Marco da Pixabay

Formalmente, il provvedimento sarà giustificato dall'innalzamento dell'allerta per la diffusione della peste suina africana, virus che se si diffonde tra i capi allevati (magari usando come vettore un animale selvatico) rischia di mandare all'aria il comparto del prosciutto. E in Friuli Venezia Giulia su questo non si scherza.

Nei fatti, però, la misura sarà una prima, vera risposta all'urlo lanciato dagli agricoltori, impotenti di fronte alla furia distruttrice dei cinghiali.


La Regione, infatti, è pronta addirittura a schierare l'Esercito per abbattere gli animali che devastano i campi e i raccolti. Sarà una misura estrema, che si attiverà soltanto se non saranno raggiunte le quote di controllo della fauna. Ma tant'è: gli uomini in divisa di un reparto specializzato potranno entrare in azione e "finire il lavoro".


IL PROVVEDIMENTO


Al lavoro c'è la Direzione centrale Salute del Friuli Venezia Giulia. Ma la misura di prossima introduzione interessa da vicino anche l'assessorato alle risorse agroalimentari, forestali e ittiche, retto da Stefano Zannier. Comparto salute perché si parte dalla minaccia della peste suina africana. Settore economico perché l'impatto dei cinghiali spesso per gli agricoltori è un importante segno meno a diversi zeri. Il provvedimento si comporrà di due branche: la prima squisitamente economica, la seconda più incisiva. E si parte da quest'ultima. Ogni anno saranno fissati degli obiettivi legati all'abbattimento di un certo numero di cinghiali in una determinata area geografica del Friuli Venezia Giulia. Se non sarà raggiunta questa quota (i numeri devono ancora essere definiti nel dettaglio dagli uffici e dalla Forestale) e se non basterà l'impegno dei cacciatori accreditati dalla Regione, potrà entrare in azione perfino l'Esercito.


Nel dettaglio, «un'unità specializzata e formata appositamente per questo scopo». E i militari in quel caso potranno agire anche di notte, utilizzando ad esempio i visori notturni che sono vietati ai comuni cacciatori nella maggior parte delle riserve. «Una misura d'emergenza», fanno sapere dalla Regione. Ma una garanzia in più che sta al posto di questa rassicurazione: abbatteremo i cinghiali a qualunque costo.


L'INCENTIVO


La prima parte del provvedimento, invece, punta alla realizzazione di un sistema di incentivi finalizzato a rendere conveniente l'abbattimento di un cinghiale. Nel dettaglio, la norma prevederà lo stanziamento di risorse economiche regionali per ogni capo prelevato. In sostanza, l'ente presieduto da Massimiliano Fedriga pagherà i cacciatori per catturare e abbattere quanti più cinghiali. Ancora da definire la "griglia" dei rimborsi.


LA SITUAZIONE


Pochi giorni fa, il presidente della Coldiretti di Pordenone, Matteo Zolin, si è presentato con una delegazione di agricoltori di fronte al prefetto Natalino Domenico Manno. Tra i tanti punti all'ordine del giorno, quello sul quale hanno battuto di più gli agricoltori è stato proprio quello legato ai danni provocati dai cinghiali. E quella che si avvicina è la stagione peggiore. L'area maggiormente interessata dal fenomeno in Friuli Venezia Giulia è quella corrispondente alla fascia pedemontana delle province di Udine e Pordenone. «I cinghiali - spiega il presidente della Coldiretti locale - scendono dalle zone di montagna e collina per andare a cercare i terreni sui quali iniziano a crescere le piante. E quando passano, non lasciano nulla, distruggono tutto».


Sullo sfondo si torna poi alla preoccupazione che ha spinto la Regione a muoversi coinvolgendo anche l'esercito, cioè la minaccia della peste suina. In Friuli Venezia Giulia fino ad ora sono stati rilevati tre casi positivi al virus. Si è trattato però sempre di partite di carne contaminate provenienti dall'Estremo Oriente e non di capi di bestiame malati. Basta però che un cinghiale consumi un alimento infetto - magari smaltito in modo non corretto - per poter innescare un focolaio difficile da contenere e potenzialmente in grado di lambire anche gli allevamenti.

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