«Qui rischiamo di chiudere tutti». È sconsolato Giulio Terri, presidente di Anva Confesercenti (Associazione nazionale venditori ambulanti), davanti alla crescita senza sosta dei prezzi del carburante.
Carburante oltre i 2 euro anche nella Tuscia, terra delle low cost. «Il peggio deve ancora arrivare»
«La pandemia, le restrizioni e i lunghi mesi senza poter lavorare avevano già aperto delle crepe e causato una riduzione delle imprese sul territorio vicino al 20 per cento, pensavamo di aver finito invece ora quest'altra calamità: il caro benzina è il colpo di grazia aggiunge Terri - e la cosa peggiore poi è che nessuno è in grado di dare certezze su quello che succederà da qui a qualche giorno. Lo stiamo vedendo con i prezzi ai distributori che aumentano nel giro di poche ore. Un'azienda non è in grado di sopravvivere se non può programmare».
Gli effetti immediati del caro benzina sono stalli vuoti e mercati che si svuotano: «Molti commercianti stanno già ridisegnando la mappa settimanale. Di media un ambulante si sposta cinque volte a settimana: con la benzina oltre i due euro si iniziano a fare delle scelte e tagliare i mercati meno convenienti». Decisioni neppure facile da prendere perché, aggiunge Terri, «gli incassi sono crollati e le piazze che si salvano molto poche. Spesso quelle migliori valgono 100 euro al giorno». E le previsioni per i prossimi mesi non sono confortanti: «Caro energia e aumenti dei prezzi non fanno distinzioni ma travolgono tutti. Per far quadrare i bilanci le famiglie tagliano dove si può e il commercio non alimentare è la prima vittima».
La richiesta degli ambulanti per salvare il settore, tra i più colpiti insieme a quello dell'accoglienza dalle varie ondate pandemiche, passa da nuovi sostegni e sgravi fiscali a cominciare delle proroghe all'esenzione della tassa per l'occupazione del suolo pubblico e «dalla possibilità di lavorare» spiega Terri che punta il dito sull'annullamento della fiera dell'Annunziata, del 25 marzo.
«La comunicazione c'è stata data qualche giorno fa e si fatica a capire la ragione conclude Terri - visto che a febbraio a Terni, quindi una città poco distante da Viterbo, la fiera di San Valentino si è svolta senza problemi: strade chiuse e controlli della polizia municipale su mascherine e distanziamento tra gli stalli, non capisco perché a Viterbo non si possa fare».