Gli spari della motovedetta libica contro la Mare Jonio, la nave della Ong Mediterranea Saving dei veneti Beppe Caccia e Luca Casarini

Venerdì 5 Aprile 2024 di Alda Vanzan
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VENEZIA - Giovedì 4 aprile, ore 16.45. Acque internazionali, tra le coste maltesi e quelle libiche, all'altezza di Tripoli. È qui che si trova un barcone, a bordo 47 migranti: chiedono aiuto, hanno il motore in avaria. Due gommoni con gli uomini della Mare Jonio, che ha ricevuto la segnalazione da Alarm Phone, si avvicinano per distribuire i giubbetti e procedere con il salvataggio. Ma arriva una motovedetta della Guardia Costiera della Libia. Che fa quello che nessuno si aspetta: spara. Colpi di kalashnikov in aria, poi in acqua, verso i soccorritori e i migranti. Dalla Mare Jonio la scena viene immortalata: una, due, decine di foto che testimoniano il panico, migranti che si buttano in mare per paura di essere colpiti, altri che dalla motovedetta sembrano essere spinti in acqua proprio dai libici. È il terrore. Quando i libici se ne vanno, alla fine vengono recuperati 58 uomini. E attraverso X/Twitter viene diffusa la notizia dell'attacco: "Una motovedetta della cosiddetta guardia costiera libica è intervenuta violentemente pochi minuti fa proprio mentre la #MareJonio stava soccorrendo un'imbarcazione in pericolo in acque internazionali".
«Non era mai successo prima, mai prima d'ora ci avevano sparato addosso», dice il responsabile delle operazioni a terra della Mare Jonio, Beppe Caccia.

A raccontare i minuti concitati del soccorso in acque internazionali di quei 47 naufraghi, poi divenuti 58 con quelli buttati giù dalla motovedetta dei libici, è Denny Castiglione, un piccolo imprenditore nel settore delle telecomunicazioni di Mogliano Veneto (Treviso), che della "nave dei veneti" di Mediterranea Saving Humans è capomissione.


IL RACCONTO
«Ci eravamo recati su un target su segnalazione di Alarm Phone, l'imbarcazione aveva il motore in avaria - dice Castiglione - e mentre stavamo distribuendo i giubbotti di salvataggio, dopo aver informato il Centro di coordinamento del soccorso marittimo italiano, è arrivata, con fare molto minaccioso e a velocità sostenuta, una motovedetta della cosiddetta Guardia costiera libica. Al suo arrivo moltissime persone, in forte agitazione, si sono lanciate in acqua, mentre altre di un precedente soccorso dalla motovedetta libica venivano frustate sulla prua dell'imbarcazione e altre ancora dal terrore o si lanciavano in acqua o venivano buttate dalla Guardia costiera libica. Mentre stavamo soccorrendo le persone in acqua, più di 50, la motovedetta ha iniziato a sparare prima in aria e poi addosso ai nostri gommoni di salvataggio, sfiorandoli più volte». Sono complessivamente 58 i migranti tratti in salvo: 47 si trovavano a bordo del barcone in avaria, le altre 11 sono quelli finite in acqua dalla motovedetta libica. «Non abbiamo ancora idea se ci siano dispersi - dice il capomissione di Mare Jonio -. L'operazione è stata molto complessa e messa ancor di più a repentaglio da questo scellerato intervento della Guardia costiera libica».
Ora i 58 si trovano a bordo della Mare Jonio. Nessuno è stato colpito dagli spari. «La nostra nave sta già facendo rotta su un'altra imbarcazione in difficoltà - raccontava, ieri sera, Beppe Caccia -. Chiediamo un porto sicuro dove portare i naufraghi».
Lo scorso autunno la Mare Jonio ha subito un fermo amministrativo di venti giorni in base al decreto Piantedosi per non aver collaborato con le autorità libiche chiedendo loro l'assegnazione del porto. Lo scorso marzo ha ricominciato l'attività, soccorrendo 172 persone. Mercoledì sera è ripartita da Siracusa e nel primo pomeriggio di ieri, mentre si trovava a sud di Malta, ha ricevuto la segnalazione della barca in difficoltà.


LE REAZIONI
«I ministri Piantedosi, Tajani e Crosetto fermino i libici - la reazione di Nicola Fratoianni dell'Alleanza Verdi Sinistra -. Vengano in Parlamento a spiegare quanto accaduto e la smettano di regalare motovedette con cui sparano addosso alle persone». L'eurodeputato Pd Pietro Bartolo chiede che il caso «sia discusso con urgenza in Parlamento».

Ultimo aggiornamento: 16:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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